Cassa, nel 2018 atteso mezzo miliardo
Patto di stabilità architrave del sistema, ma Roma potrebbe riservare sorprese
TRENTO Il 2018, per Piazza Dante, è un anno ormai carico di un’attesa millenaristica. Il passaggio dal patto di stabilità basato sul tetto di spesa a quello basato sul saldo, così come pattuito con l’accordo di Roma, potrebbe teoricamente liberare fino a 500 milioni di euro in più di «cassa»: soldi veri, spendibili, non solo stanziabili a bilancio. Le incognite, però, non paiono meno delle certezze e la manovra nazionale del prossimo autunno potrebbe riservare sorprese amare per le casse della Provincia. Considerato che il 2018 sarà anche l’anno elettorale, il quadro è completo.
Tra le altre cose, il patto di Roma sottoscritto tra il governo Renzi da un lato, Ugo Rossi e Arno Kompatscher dall’atro, prevedeva che Trento e Bolzano rinunciassero ai contenziosi costituzionali accumulatisi negli anni a causa della riserva all’Erario impropriamente calata dai diversi governi succedutisi su parte dei 9/10 di gettito fiscale delle Province (per la cifra record di tre miliardi di euro per Provincia). Una delle contropartite garantite dal governo fu lo «sblocco» del patto di stabilità nel 2018. Tradotto in parole povere, Trento e Bolzano non avrebbero più avuto un tetto alla propria spesa, avrebbero potuto spendere tutte le proprie entrate. In cifre, questo significa che se oggi Piazza Dante può spendere per spese non di parte corrente circa 1,1 miliardi l’anno, nel 2018 — spiegano dagli uffici della Provincia — potrebbe arrivare a 1,6. Mezzo miliardo di soldi «veri» in più. È per questo che l’Università, come i Comuni, vedono le proprie richieste rinviate al 2018.
I «però», tuttavia, non mancano. È vero che una parte dell’accordo di Roma è stata recepita nel titolo VI dello Statuto, ma il superamento del patto di stabilità è regolato dalla manovra finanziaria nazionale del 2016. Questo significa che la manovra finanziaria 2018 potrebbe rivedere, almeno in parte, le previsioni. Le tensioni con l’Unione europea per la spesa giudicata eccessiva sono note a tutti. Nella manovra correttiva di giugno, pare si torni ad agire solo sulle accise di benzina e tabacco, che almeno dalla guerra di Libia garantiscono gettito ai governi italiani. La manovra 2018, invece, si preannuncia «lacrime e sangue». È vero che il patto di Roma ha basi solide — la rinuncia a contenziosi che lo Stato giudicava quasi certamente persi — ma è anche vero che, di fronte all’emergenza, i patti potrebbero anche essere unilateralmente rivisti. In quel caso, dovrebbero essere rimesse in discussione partite come gli arretrati dell’Università, i soldi per gli investimenti del Comuni, gli investimenti diretti della Provincia, i contributi alle imprese, la possibilità di poter finalmente pagare per l’intero anno i fornitori senza ricorrere agli anticipi delle banche.
Di certo, invece, nel 2018 caleranno i gettiti arretrati, che spariranno definitivamente nel 2019. Calcolando che, nonostante i 215 milioni di sgravi fiscali per le imprese, il pil trentino non cresce significativamente, il quadro finanziario complessivo resta assai complesso.