«Va riconosciuto uno status specifico»
Calzolaio: «Tuteliamo le persone costrette ad andarsene»
TRENTO Valerio Calzolaio, esperto di fenomeni migratori e autore dei libri «Ecoprofughi. Migrazioni forzate di ieri, di oggi, di domani» e «Libertà di migrare. Perché ci spostiamo da sempre ed è bene così», sottolinea la necessità di «introdurre lo status di rifugiato climatico» e di «garantire il “diritto di restare” a chi invece è costretto a migrare». Calzolaio è intervenuto a Trento in occasione della prima lezione del corso «Migrante a chi?» al Centro per la formazione alla solidarietà internazionale.
Professor Calzolaio, da sempre l’uomo migra per ragioni ambientali.
«È vero, la specie umana è sempre stata costretta a migrare in altri luoghi rispetto a quelli di origine a causa dei cambiamenti ambientali e climatici. Basti pensare che solo 20.000 anni fa il Trentino era coperto di ghiaccio. L’uomo di spostava per far fronte ai cambiamenti della terra».
Come si è evoluto il fenomeno nel tempo?
«In passato la mutazione del clima e dell’ambiente era frutto del modo di essere del nostro pianeta. Oggi la principale novità è che i cambiamenti climatici non sono più legati solo a esso ma generati anche dall’uomo, per la precisione dal modo in cui alcuni Paesi del mondo hanno vissuto a partire dal Novecento».
Chi ne subisce le maggiori conseguenze?
«I più colpiti purtroppo sono proprio coloro che non hanno contribuito a creare tale situazione. Chi è costretto a fuggire subisce le conseguenze del modo di vivere tenuto fino al 1990 dai Paesi europei e occidentali in generale. Oggi i migranti cosiddetti ambientali sono di più di coloro che scappano da guerre e persecuzioni».
Come possiamo quindi affrontare il fenomeno?
«Attualmente il migrante può accedere allo status di rifugiato politico ma non di rifugiato climatico. Ritengo quindi necessario, come sottolineato da Papa Francesco nella sua enciclica Laudato si’, il riconoscimento di tale condizione a coloro che sono costretti a fuggire dal loro Paese a causa di cambiamenti climatici. Allo stesso tempo sarebbe opportuno garantire a tutti il “diritto di restare”, perché come sappiamo la maggioranza dei migranti non se ne va per scelta ma perché costretta».
Quali sono invece gli effetti sui Paesi di arrivo?
«Le migrazioni in generale, non solo quelle climatiche, generano conseguenze sul Paese di partenza, di transito e di arrivo. Credo che i migranti vadano guardati con un sorriso e come un arricchimento per la nostra storia, la nostra cucina e la nostra cultura. Facciamoci contaminare e noi contaminiamo loro».