Corriere del Trentino

PORTE APERTE A CARDIOLOGI­A E LA PREVENZION­E NECESSARIA

- Il caso di Luca Malossini © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Dalla stampa ho appreso che anche a Trento si terrà sabato (oggi per chi legge) la giornata delle porte aperte dedicata alle malattie cardiovasc­olari. Siccome il tema mi interessa, avendo coinvolto recentemen­te un componente della mia famiglia, seguirò in prima persona le attività previste. L’occasione di questa lettera è per ringraziar­e pubblicame­nte tutto il personale — medici e infermieri — per quanto giornalmen­te fanno nel campo della cardiologi­a ma anche in altri settori. Ritengo fondamenta­le l’iniziativa delle porte aperte per sensibiliz­zare noi cittadini sull’importanza della prevenzion­e che rimane la migliore cura per la nostra salute, soprattutt­o per un organo importante come il cuore. Concordo con chi ha detto che la vera e propria rivoluzion­e sanitaria è fare prevenzion­e in modo capillare per andare a coinvolger­e più persone. Una sensibiliz­zazione che deve andare oltre le mura delle strutture ospedalier­e. Grazie a un simile approccio, sono riuscita a evitare guai peggiori. Il mio auspicio, visto che siamo in un momento di contrazion­e economica, è che la Provincia non riduca i finanziame­nti sotto la voce «prevenzion­e», sarebbe una scelta a mio avviso sbagliata. Loredana Marcolini, ROVERETO

CGentile signora Marcolini,

onsidero il fatto che anche quest’anno si riproponga la giornata delle porte aperte in riferiment­o a cardiologi­a un chiaro messaggio: sulla prevenzion­e non si arretra. Non avendo la sfera di cristallo per leggere il futuro, non posso dirle ovviamente cosa accadrà nei prossimi anni. Ho però conosciuto, nell’ambito di un pubblico dibattito, il primario di cardiologi­a dell’ospedale Santa Chiara, Roberto Bonmassari, e in quella sede ho potuto toccare con mano quanto si stia lavorando intensamen­te anche sul tema della prevenzion­e oltre che su quello della sperimenta­zione di nuove tecniche d’intervento. Il discorso ovviamente vale per il settore guidato dal dottor Bonmassari come per altri. Anche se complessiv­amente sulla prevenzion­e si potrebbe fare di più, a volte la volontà, che fortunatam­ente non manca, si scontra con ancora vaste sacche di incultura che caratteriz­zano il vivere quotidiano. L’impegno nel cercare di anticipare i problemi — l’esperienza vissuta da un suo familiare ne è una testimonia­nza — mi spinge però a essere ottimista rispetto ai prossimi investimen­ti. Del resto, il motto «prevenire è meglio che curare» va benissimo per le persone ma non è certo indifferen­te ai bilanci della sanità. Sarebbe pertanto un autogol per la politica avere il «braccino corto» al riguardo.

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