PORTE APERTE A CARDIOLOGIA E LA PREVENZIONE NECESSARIA
Dalla stampa ho appreso che anche a Trento si terrà sabato (oggi per chi legge) la giornata delle porte aperte dedicata alle malattie cardiovascolari. Siccome il tema mi interessa, avendo coinvolto recentemente un componente della mia famiglia, seguirò in prima persona le attività previste. L’occasione di questa lettera è per ringraziare pubblicamente tutto il personale — medici e infermieri — per quanto giornalmente fanno nel campo della cardiologia ma anche in altri settori. Ritengo fondamentale l’iniziativa delle porte aperte per sensibilizzare noi cittadini sull’importanza della prevenzione che rimane la migliore cura per la nostra salute, soprattutto per un organo importante come il cuore. Concordo con chi ha detto che la vera e propria rivoluzione sanitaria è fare prevenzione in modo capillare per andare a coinvolgere più persone. Una sensibilizzazione che deve andare oltre le mura delle strutture ospedaliere. Grazie a un simile approccio, sono riuscita a evitare guai peggiori. Il mio auspicio, visto che siamo in un momento di contrazione economica, è che la Provincia non riduca i finanziamenti sotto la voce «prevenzione», sarebbe una scelta a mio avviso sbagliata. Loredana Marcolini, ROVERETO
CGentile signora Marcolini,
onsidero il fatto che anche quest’anno si riproponga la giornata delle porte aperte in riferimento a cardiologia un chiaro messaggio: sulla prevenzione non si arretra. Non avendo la sfera di cristallo per leggere il futuro, non posso dirle ovviamente cosa accadrà nei prossimi anni. Ho però conosciuto, nell’ambito di un pubblico dibattito, il primario di cardiologia dell’ospedale Santa Chiara, Roberto Bonmassari, e in quella sede ho potuto toccare con mano quanto si stia lavorando intensamente anche sul tema della prevenzione oltre che su quello della sperimentazione di nuove tecniche d’intervento. Il discorso ovviamente vale per il settore guidato dal dottor Bonmassari come per altri. Anche se complessivamente sulla prevenzione si potrebbe fare di più, a volte la volontà, che fortunatamente non manca, si scontra con ancora vaste sacche di incultura che caratterizzano il vivere quotidiano. L’impegno nel cercare di anticipare i problemi — l’esperienza vissuta da un suo familiare ne è una testimonianza — mi spinge però a essere ottimista rispetto ai prossimi investimenti. Del resto, il motto «prevenire è meglio che curare» va benissimo per le persone ma non è certo indifferente ai bilanci della sanità. Sarebbe pertanto un autogol per la politica avere il «braccino corto» al riguardo.