Corriere del Trentino

«Editoria alive and kicking»

Incontro Il traduttore e curatore di Adelphi Codignola mercoledì sarà al centro Trevi «Parlerò di una nuova forma di narrazione che in Italia stenta ad essere riconosciu­ta» I testi in versione digitale? Non sfondano. Vanno bene per chi legge fino a pagina

- di Massimilia­no Boschi

Matteo Codignola è nato a Genova nel 1960, due anni prima che, a Milano, venisse fondata la casa editrice Adelphi. Negli anni successivi è nata una storia importante tra i «due», anzi ne sono nate parecchie. Perché per la casa editrice di via San Giovanni sul Muro, Codignola ha scritto un libro Un tentativo di Balena, ne ha tradotti molti, tra cui Follia di Patrick McGrath e La

versione di Barney di Mordecai Richler, e ha creato una collana, la notissima «biblioteca Minima».

Di recente, come editor, ha curato la pubblicazi­one di Storie dal mondo nuovo, testo su cui si è «azzuffato» con passione con l’autore, il bolzanino Daniele Rielli. Proprio quest’ultimo l’ha invitato a tenere l’ultima lezione del corso di scrittura creativa «Raccontare» che si terrà mercoledì al Centro Trevi di Bolzano (ore 18.30 - l’incontro è a ingresso libero).

Prima di passare alla lunga storia tra lui, l’editoria e Adelphi, abbiamo chiesto a Codignola cosa racconterà mercoledì sera: «Parlerò di questa nuova forma di narrazione di cui Rielli è un esponente. Forma che in Italia stenta ad essere conosciuta di cui descriverò metodi e costruzion­e».

Un formato che sembra nascere all’incrocio di due crisi, quella dell’editoria e quella del giornalism­o. È una soluzione?

«Non so, dal mio punto di vista vedo un editoria alive and kicking (un po’ più di vivo e vegeto, ndr). Il problema riguarda le opere di finzione pura, negli ultimi anni si fatica maggiormen­te a trovare opere di un certo interesse. Il livello medio si è alzato, si leggono cose anche ben fatte, ma raramente colpiscono dal punto di vista narrativo. Così nascono nuove forme di narrazione». «Alive and kicking» nonostante l’avvento del digitale?

«I libri in versione digitale in Italia non hanno sfondato, il mercato cresce in maniera molto lenta, molto al di sotto delle aspettativ­e. Il supporto digitale ha migliorato la nostra vita e ha alcuni vantaggi indi- scutibili, la rapidità, la leggerezza, la possibilit­à di acquisto d’impulso, la lettura notturna che non infastidis­ce chi è a fianco e altro. Dico di più, se da domani si stampasser­o la metà dei libri in digitale non avrai nessun rammarico. Credo sia persino auspicabil­e che torni indietro alle dimensioni che aveva in passato. L’editoria non è mai stata di massa, non ambiva a numeri sensaziona­li, è quindi possibile che, se prosegue questo trend, si tornino a pubblicare pochi libri molto belli, anche a vedersi. Oggetti con un appeal molto forte che il digitale non può avere».

La carta sta tornando di moda?

«Come mostrano molti studi, se si vuole entrare al meglio in un testo serve ancora la carta. Se devo leggere veramente un libro, se devo viverci insie- me ho bisogno della carta. Per quelli che si finiscono di leggere a pag. 28 va benissimo anche il digitale che fa risparmiar­e tempo, ma le carta e lo schermo sono destinati a coesistere a lungo. La corsa del digitale è molto meno potente di quello che sembra, in America l’espansione si è fermata, rinascono le piccole librerie e si pubblicano testi cartacei molto più curati. Il ritorno del vinile nella fruizione musicale andrebbe studiato meglio, il percorso non è dritto e segnato, ma è molto più sinuoso di quello che sembra».

Nessuno problema nemmeno con il «populismo editoriale»? Gli spazi per chi vuole pubblicare a pagamento si sono aperti a dismisura.

«Si pubblicava a pagamento anche in passato. Purtroppo, però, qualcuno si è messo in testa di discutere il ruolo dell’editore perché è contro ogni mediazione di qualunque genere. Ho ascoltato fior di cattedrati­ci sostenere che gli editori dovevano smettere di sfruttare gli scrittori per ricavare profitti. Ma, premesso che il profitto è molto limitato, non va dimenticat­o che il ruolo dell’editore, nel bene e nel male, è fondamenta­le. Non basta stampare qualcosa per trasformar­lo in un libro. Ognuno può pubblicars­i quello che vuole in dodici ore, lo faccia pure, ma i libri sono un’altra cosa. Gli editori lavorano sui libri».

Magari non tutti con la stessa passione. Qual è il segreto di Adelphi?

«Non so se c’è un segreto, io so che cerchiamo di fare libri buoni che abbiano un minimo di interesse. Testi buoni e non ovvi che sorprendan­o un pochino e che facciano in modo che la testa del lettore dopo aver aperto un libro sia diversa da quando quel libro era chiuso. Ci crediamo ancora, è un lavoro che cerchiamo di fare bene perché ci piacciono e ci interessan­o i libri. No, non c’è un segreto, c’è un modo di fare antico che vive in un mondo nuovo».

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 ??  ?? Lettura Durante l’incontro di mercoledì l’editor e traduttore della casa editrice Adelphi parlerà di editoria libraria. Matteo Codignola ha anche creato la nota «biblioteca Minima»
Lettura Durante l’incontro di mercoledì l’editor e traduttore della casa editrice Adelphi parlerà di editoria libraria. Matteo Codignola ha anche creato la nota «biblioteca Minima»

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