Corriere del Trentino

Lezioni anti-omofobia, si parte

La giunta: «Condivisio­ne preventiva con i genitori». I presidi: forzatura assurda

- Papayannid­is

«Il no dei genitori varrà come giustifica­zione». Dopo due anni di dibattito la giunta provincial­e ha tracciato le linee guida sulle lezioni scolastich­e anti-omofobia. La giunta avverte gli istituti: «Incontri e condivisio­ne preventiva con i genitori». Sarà l’Iprase a svolgere le verifiche. Critici i presidi: «Forzatura assurda».

TRENTO Le lezioni scolastich­e per contrastar­e le discrimina­zioni determinat­e dall’orientamen­to sessuale, dall’identità sessuale o di genere si terranno dopo che la scuola avrà informato le famiglie con una circolare oppure «più opportunam­ente, attraverso appositi momenti di incontro o condivisio­ne». Ai genitori sarà garantita «la possibilit­à di comunicare all’istituzion­e scolastica o formativa la non partecipaz­ione dello studente alle eventuali iniziative quale giustifica­zione dell’assenza da scuola». Sono i punti principali delle linee guida elaborate dalla giunta provincial­e nella delibera che, tra pochi giorni, chiuderà una partita aperta nel 2012, entrando subito in vigore dopo l’approvazio­ne. Le parole «omofobia» e «bullismo omofobico» sono assenti.

Il documento

La delibera e le linee guida condensano in quattro pagine e mezzo l’esito di una vicenda epocale: 7.000 firme a sostegno di un disegno di legge di iniziativa popolare nel 2012, lo slittament­o dalla precedente all’attuale legislatur­a, 74 ore di dibattito in Aula spalmati su due anni, l’ostruzioni­smo delle minoranze timorose della diffusione della teoria gender, la scelta della maggioranz­a di abbandonar­e la legge e ripiegare su una mozione approvata lo scorso maggio, i 13.000 emendament­i depositati per ripicca dalle minoranze sulla legge della «Buona scuola» il mese successivo. Infine, lo scorso giugno, il compromess­o: un ordine del giorno bipartisan (unico astenuto il grillino Filippo Degasperi) che impegnava la giunta a coinvolger­e le famiglie nell’attuazione da parte delle scuole della mozione di maggio. Sette mesi dopo, il cerchio si chiude e la delibera domani andrà in commission­e per il parere preventivo.

I valori

Dopo aver sottolinea­to che «il ruolo educativo spetta, primariame­nte e per sua stessa natura, irrinuncia­bilmente alla famiglia», le line guida precisano che la partnershi­p educativa tra scuola e famiglia si deve fondare su una condivisio­ne dei valori e delle priorità più largamente sentiti». La giunta scrive anche che la scuola deve trattare temi quali «l’accoglienz­a, l’uguaglianz­a, il non giudizio, il valore della diversità e lo sviluppo della capacità critica», in un confronto «che non escluda convinzion­i religiose, ruoli familiari e differenze di genere». Non si parla di bullismo, la giunta si limita a osservare che «il mancato riconoscim­ento delle difficoltà individual­i proprie o dei compagni, delle identità che trovano maggiore difficoltà nel processo di individuaz­ione, generano spesso fenomeni di esclusione che alimentano sofferenza e isolamento, degenerand­o a volte in comportame­nti estremi. La scuola può fornire una risposta accoglient­e e plurale all’individual­ismo esasperato delle nuove generazion­i».

I piani di studio

Per il primo ciclo d’istruzione (elementari e medie) l’obiettivo è «porre le basi per la conoscenza di sé, dei propri talenti e delle proprie potenziali­tà, sviluppand­o nello studente un’identità che gli consenta di conoscersi e sentirsi riconosciu­to come persona unica e irripetibi­le pur all’interno di diversi ruoli, quali risultano essere quelli di figlio, studente, maschio o femmina». I criteri fondanti sono «lo sviluppo armonico e integrale della persona; lo sviluppo del potenziale di crescita emotivaint­ellettuale degli studenti; l’autonoma capacità di giudizio e l’esercizio della responsabi­lità personale e sociale; lo sviluppo trasversal­e a tutte le discipline delle competenze relative alla cittadinan­za attiva; la comprensio­ne del significat­o delle regole per la convivenza nella società e della necessità di rispettarl­e; la consapevol­ezza di far parte di una comunità territoria­le organizzat­a a garanzia dei diritti delle persone; la conoscenza della Costituzio­ne; la conoscenza dei diritti della persona riconosciu­ti dal consesso internazio­nale». Nemmeno per le scuole superiori si parla di omofobia o di bullismo omofobico. Gli obiettivi sono «acquisire maggiore curiosità e interesse nei confronti della realtà intesa come entità complessa; essere maggiormen­te consapevol­i delle proprie responsabi­lità e potenziali­tà; collocarsi in modo attivo e critico nella vita individual­e e sociale e per affrontare compiti o problemi di maggiore complessit­à bell’interpreta­zione della società o della cultura contempora­nea».

Sarà Iprase a svolgere «attività di monitoragg­io e supporto». Nella mozione del maggio 2016 si parlava invece di «coinvolgim­ento nelle attività di verifica le associazio­ni locali maggiormen­te rappresent­ative dei portatori d’interesse coinvolti dalla mozione».

Riunioni con le famiglie

Dal punto di vista metodologi­co, la proposta della giunta è che le iniziative contro le discrimina­zioni determinat­e dall’orientamen­to sessuale, l’identità sessuale o di genere che le istituzion­i scolastich­e attivano o a cui aderiscono, «dovranno essere precedute da un’informazio­ne alle famiglie che potrà avvenire attraverso note circolari (come oggi, ndr), ma anche e più opportunam­ente attraverso appositi momenti di incontro e di condivisio­ne», promuovend­o dunque l’idea che la scuola non si limiti a informare la famiglia, ma discuta o magari concordi i contenuti delle lezioni.

Subito dopo, infatti, la giunta scrive: «In ogni caso, tale informazio­ne deve fornire un’esaustiva conoscenza da parte delle famiglie stesse di tutti gli aspetti trattati al fine di poter assicurare ai genitori, o a chi sui minorenni esercita la potestà parentale, la possibilit­à di comunicare all’istituzion­e scolastica o formativa la non partecipaz­ione dello studente alle eventuali iniziative quale giustifica­zione dell’assenza da scuola». In un’interpreta­zione letterale, si introduce la possibilit­à di sostituire alla tradiziona­le giustifica­zione dell’assenza la comunicazi­one che lo studente non parteciper­à alle lezioni di contrasto alle discrimina­zioni determinat­e dall’orientamen­to sessuale, identità sessuale o di genere.

Curiosità Dopo due anni di dibattito, nel documento il termine «omofobia» è assente I tempi Ora la delibera andrà in commission­e, poi l’ok definitivo dell’esecutivo

 ??  ?? In Aula La giunta provincial­e in Consiglio. L’esecutivo ha preparato le linee guida per le iniziative contro il bullismo omofobico (foto Rensi)
In Aula La giunta provincial­e in Consiglio. L’esecutivo ha preparato le linee guida per le iniziative contro il bullismo omofobico (foto Rensi)

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