«Città mai nata, troppe idee calate dall’alto»
Capoluogo, l’analisi di Toffolon. Lombardo: previsioni da rivedere
«Le operazioni vanno programmate per tempo. E serve partecipazione». L’architetto Beppo Toffolon analizza la «città mai nata» e guarda avanti. Punta sulla mobilità invece Emanuele Lombardo.
TRENTO Beppo Toffolon cita subito un aforisma: «La legge fondamentale dell’urbanistica è che nulla di quello che è stato pianificato si realizza e tutto quello che si realizza non è stato pianificato». Poi sorride: il quadro emerso dall’inchiesta sulla «città mai nata» (Corriere del Trentino di domenica) sembra calzare a pennello. «Bisogna capire — prosegue l’architetto — perché questo succede». I problemi, secondo il presidente di Italia nostra, sono di due tipi: politico e tecnico. «Per quanto riguarda l’aspetto politico — è l’analisi di Toffolon — ciò che conta è come si prendono le decisioni. Quasi tutti i progetti “mai nati” sono stati calati dall’alto. Oppure è stata data una delega a un archi-star, sperando così di ridurre la conflittualità». Un «elemento di fragilità», secondo l’architetto, che preferisce parlare di «partecipazione» e «programmazione». «Le grandi operazioni — avverte Toffolon — devono essere adeguatamente programmate. E vanno coinvolti tutti i soggetti». Un esempio recente: la localizzazione del polo espositivo nell’area dell’ex Italcementi. «Non si sa — dice Toffolon — se sono state valutate altre opzioni. Progetti portati avanti in questo modo sono a rischio».
Ci sono poi i problemi tecnici. Legati alla pianificazione vera e propria. «Ci sono diverse zone da trasformare con accordi urbanistici» avverte l’architetto. Che però aggiunge: «Ormai sono difficili da portare a termine, per la crisi o per altri motivi». Toffolon avverte: «Se vogliamo che la città si trasformi, dobbiamo ragionare in modo diverso rispetto al passato. Non è più possibile, ad esempio, considerare “blocchi” di dieci ettari. È necessario invece disegnare le parti in bianco dando articolazioni, fissando alcune semplici regole e poi affidando a qualcuno la realizzazione di parti più piccole, come un isolato. Ormai nessuno può realizzare dieci ettari interi, ma qualcuno che trasformi mezzo ettaro lo si trova».
Guarda al nuovo Piano regolatore generale invece Emanuele Lombardo. «Si deve fare ordine su quello che c’è sulla carta» sottolinea il presidente della commissione urbanistica cittadina. «Lasciare delle pianificazioni ferme da trent’anni — mette in chiaro il consigliere del Pd — non ha senso. È necessario quindi avviare un’analisi approfondita per individuare le destinazioni non più attendibili ed eventualmente correggerle. Non solo private: anche le previsioni che riguardano l’ente pubblico, se non sono state concretizzate, vanno modificate». Un lavoro «di selezione», lo definisce Lombardo. Che mette sul tavolo qualche esempio: «La previsione del boulevard di Joan Busquets non ha più motivo di esistere. Oggi non ha più senso».
Il presidente della commissione urbanistica, però, va oltre. E in attesa di discutere il documento degli indirizzi del Prg con gli altri componenti dell’organismo, avanza un altro nodo strategico: «Il vero problema serio di Trento è la mobilità, i collegamenti nordsud e con la collina. Servono scelte coraggiose».