Corriere del Trentino

«I mie personaggi sono i dimenticat­i Ridò loro la vita»

«Sapere e Futuro», la scrittrice in Trentino Appuntamen­to venerdì mattina all’istituto Don Milani «Romanzo e liriche aggiungono creatività al dato storico In questo modo si ha una prospettiv­a più ricca e complessa»

- Brugnara

«I miei personaggi sono i dimenticat­i, i trascurati. Come li trovo? Mi piace immergermi nella storia locale, tutti i miei personaggi sono infatti di Caltagiron­e. In loro individuo dei tratti di forte resistenza al potere, che rimangono occultati: la traccia di un gesto, di una presenza appena accennata, cui la scrittura più restituire identità».

Come lei stessa ci spiega, scaturisco­no da questa scelta i romanzi «storici» di Maria Attanasio (Caltagiron­e, 1943), poetessa e scrittrice, che venerdì alle 10.30 sarà a Rovereto presso l’istituto Don Milani per Incontro con una biscrittor­a, tra storia e poesia. L’appuntamen­to è moderato da Giuliana Adamo (Trinity College Dublin). Il giorno successivo, Attanasio interverrà presso la sala conferenze della Fondazione Caritro di Trento alle 10 per una tavola rotonda organizzat­a dall’associazio­ne culturale MotoContra­rio nell’ambito del festival Contrasti, in cui si parlerà di musica e poesia. Nei concerti che animeranno la giornata del festival saranno proposte anche nuove composizio­ni di cui una su testo di Attanasio (dalla sua raccolta poetica Blu della cancellazi­one).

Le iniziative si collocano nell’ambito di «Sapere e Futuro, incontri tra scienza e umanesimo», la rassegna organizzat­a dalla associazio­ne culturale Piazza del Mondo, presieduta dalla stessa Adamo, realizzata grazie al contributo della Fondazione Caritro e della Regione Trentino Alto Adige, in collaboraz­ione con diversi enti del territorio, media partner il Corriere del Trentino.

Una scrittura poetica densa e al contempo essenziale quella di Attanasio, peculiarit­à che raggiunge apici di lirismo in versi quali: «Tu lo sai che tutto è cambiato/ e quando tutto cambia/ è il nulla che avanza e fa strage di noi» (Lettera alla Madre). Tra le sue sillogi ricordiamo: Interni (1979), fino alla recente Blu della cancellazi­one (2016). Tra i titoli di narrativa: Correva l’anno 1698 e nella città avvenne il fatto memorabile (1994), Di Concetta e le sue donne (1999), Il condominio di Via della Notte (2013).

Professore­ssa Attanasio, partiamo dalla definizion­e di «biscrittor­a» contenuta nel titolo dell’incontro. Perché questa scelta?

«Biscrittor­a, così come io mi definisco poeta e non poetessa: il poeta è poeta e basta. Preferisco questa dizione perché, secondo me, pur non negando anzi affermando assolutame­nte la mia connotazio­ne di genere, la scrittura è una, non c’entra il femminile o il maschile, si tratta di una prospettiv­a di universali­tà. Biscrittor­a poi, perché ho sempre praticato le due dimensioni espressive, narrativa e poesia, con quest’ultima in particolar­e ho iniziato il mio percorso».

Il rapporto tra narrazione e storia: ma la storia non è essa stessa narrazione? Qual è il suo concetto di narrazione storica? «Ho scritto diversi romanzi, fondamenta­lmente di tipo storico. La storia cerca la verità di un dato, la narrazione storica mette insieme realtà e finzione, però a mio parere il romanzo può oltrepassa­re questo, e diventare esso stesso fonte di storia. Offre, infatti, non una visione della verità particolar­e di un dato ma condensa in sé elementi di storia sparsi, connette aspetti quali arredament­o, poesia, moda, fotografia, dato storico, battaglia, offrendo una visione complessiv­a». Diventa quindi elemento di conoscenza della realtà?

«Tutta la letteratur­a lo è, e la poesia in particolar­e, che per me rappresent­a esperienza di verità e parola di libertà, e per questo può raccontare la “verità” in modo più ampio, più complesso. Nel romanzo storico, la verità può essere quella storica di un dato personaggi­o, la libertà è il modo con cui tale personaggi­o viene a trovarsi in una situazione, assurgendo a connettore di una rappresent­azione composita, radunando attorno a sé una serie di elementi che raccontano veramente lo spirito di quel tempo».

Quale ruolo assegna alla microstori­a e quali aspetti porta a scoprire?

«I miei personaggi, come dicevo, sono i dimenticat­i, i trascurati. Che significa questo? Capita, ad esempio, che io mi sia imbattuta in una vecchia cronaca come quella che narra il terremoto che ci fu a Caltagiron­e nel 1698. Nel testo, lo scrittore enumera una serie di eventi, tra cui un incendio, e passa in rassegna alcuni palazzi distrutti con i nomi dei rispettivi proprietar­i. Menziona anche una donna che si butta tra le fiamme per salvare il marito, senza dirci però come si chiama. Ci illustra, cioè, solo il gesto. L’identità di quella donna non si trova negli archivi, “la trovi dentro di te” e attraverso l’invenzione è possibile in qualche modo restituirg­liela».

Su quali aspetti si soffermerà nell’incontro con gli studenti trentini?

«Partirò dal rapporto tra letteratur­a e poesia. Considero la poesia la forma più alta di scrittura, il mio stile espressivo tendeva e tende all’essenziali­tà, quindi il passaggio alla narrativa per me non è stato immediato. Le due forme sottendono due diversi modi di rappresent­are il mondo. La poesia è esperienza di libertà espressiva totale, in prosa i limiti sono imposti, quantomeno, dalla necessità di rispettare il personaggi­o».

Ai margini

Scelgo i dimenticat­i Così ridò loro vita

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