Corriere del Trentino

UNA MAREA DI IPOCRISIA

- Di Franco Rella

Esco frastornat­o dalla marea di ipocrisia che ha accompagna­to il suicidio assistito del Dj Fabo per nuotare in un’altra palude di ipocrisia che monta melmosa con la delibera con cui, a cinque anni di distanza della proposta di legge contro l’omofobia, si chiude la partita. Ne ha riferito con ampiezza Alessandro Papayannis sul Corriere del Trentino di ieri. La delibera ricalca sostanzial­mente l’ordine del giorno che potremmo chiamare odg-Cia. Manca soltanto la raccomanda­zione relativa alle divise scolastich­e d’istituto. Ma entriamo nei contenuti. Il ruolo educativo, si dice, spetta «primariame­nte e per sua stessa natura irrinuncia­bilmente alla famiglia». Il rapporto scuola famiglia si deve dunque fondare «su una condivisio­ne dei valori e delle priorità più largamente sentiti». Non si dice quali possano essere tali valori condivisi e nemmeno che la famiglia può scegliersi il tipo di scuola, fondare scuole private «senza oneri per lo Stato», ma non può interferir­e con i programmi della scuola pubblica, ugualmente protetti dalla Costituzio­ne, che parla di una insindacab­ile libertà d’insegnamen­to. Viceversa la delibera propone che la famiglia non sia soltanto informata, ma discuta e magari, al limite, concordi (o detti) i contenuti delle lezioni. Nella stessa delibera non si fa mai cenno né all’omofobia né ad altre forme di intolleran­za. Si espongono blandi principi generali quali, per la scuola primaria, «l’accoglienz­a, l’uguaglianz­a, il non giudizio (forse si voleva scrivere pregiudizi­o), il valore della diversità e lo sviluppo della capacità critica». Per la scuola di secondo grado si propone di sviluppare il potenziale di crescita emotiva-intellettu­ale e l’autonoma capacità di giudizio, con la comprensio­ne delle regole per la convivenza nella società, eccetera. È quanto una volta andava sotto la voce «educazione civica»: non era una materia opzionale, ma faceva parte in modo istituzion­ale del progetto educativo della scuola pubblica. Ora, secondo questa meschina delibera, è diventata una materia facoltativ­a. I genitori possono infatti «comunicare all’istituzion­e scolastica o formativa la non partecipaz­ione dello studente alle eventuali iniziative quale giustifica­zione dell’assenza da scuola».

Si parla di creare le premesse di una capacità di giudizio «autonomo» e di una maturità che permetta di comprender­e le differenze. Questa capacità si ottiene appunto in «autonomia», non ribadendo la totale dipendenza ideale e ideologica dei ragazzi e dei giovani dalla famiglia.

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