Corriere del Trentino

PENSIONATI, GLOBALIZZA­ZIONE E VOGLIA DI ANDARE ALL’ESTERO

- Il caso di Luca Malossini Angelo Valli

Mi chiedo per chi possa risultare ancora attrattivo il nostro Paese se, oltre ai giovani plurilaure­ati che decidono di tentare fortuna all’estero, sempre più pensionati scelgono di trascorrer­e gli ultimi anni della propria vita fuori dall’Italia, in posti dove la vita costa meno e si riesce tranquilla­mente ad arrivare alla fine del mese anche con poche centinaia di euro sul conto. Se perfino per chi ha lavorato 30 o 40 anni della propria vita e potrebbe finalmente godersi un po’ di pace, l’Italia non è più adeguata, mi domando allora cosa siamo in grado di offrire. Perché un pensionato — magari con figli o nipoti e delle amicizie — deve sentirsi costretto a trasferirs­i in Romania o in Bulgaria per essere tranquillo di riuscire a sbarcare il lunario in modo dignitoso? Alla fine di tutto, chi è che potrebbe essere ancora davvero interessat­o e motivato a restare qui? Possibile che i Paesi dell’Est Europa possano risultare davvero molto più attrattivi dell’Italia? Posso capire un giovane che, magari, ambisce a trasferirs­i negli Stati Uniti o in un luogo della Scandinavi­a, anche perché magari privo di affetti o legami stabili che lo vincolino all’Italia. Mi chiedo se invece sia normale che una coppia di nonni scelga di passare il resto della propria vita in un paesino della Repubblica Ceca. n tempi di globalizza­zione non c’è da stupirsi più di tanto se sempre più persone guardano all’estero come possibile approdo. Santo Domingo, Thailandia, Madagascar, Marocco, Canarie, Brasile: vacanze sempre più lunghe che a volte durano tutto il resto della vita. Perlopiù sono pensionati in fuga dalla crisi, dal caro vita, dal freddo dell’inverno. Giusto? Sbagliato? Ognuno analizza le cose dal suo punto di vista. A volte, lo ammetto, ti verrebbe voglia di cambiare aria. Ma non è tutto oro quel che luccica. Ci sono persone, e non parlo dei giovani, che hanno provato a trasferirs­i all’estero ma poi si sono scontrate con realtà troppo diverse e impattanti e hanno optato per il rientro. Apprendo da lei che ci sarebbero pensionati desiderosi di trascorrer­e il resto della loro vita in Romania o Bulgaria. Tutto è possibile, ma ho sempre pensato — e rimango fedele alla mia visione anche se potrebbe apparire banale — che il miglior posto per un tranquillo riposo senza stress fosse rappresent­ato dai panorami prettament­e esotici.

Se invece facciamo un ragionamen­to imprendito­riale il discorso cambia. Un mio amico imprendito­re ha investito proprio in Romania (non è certo il solo). Quando mi comunicò la notizia avevo molte perplessit­à. Ho dovuto ricredermi guardando i fatti concreti: per aprire l’attività si è registrato come azienda a responsabi­lità limitata versando circa 300 euro (il capitale sociale minimo per una Srl è di 50 euro). Dopo circa 30 giorni dalla scrittura privata presso la locale Camera di commercio, la ditta ha potuto iniziare a funzionare. Insomma, la dinamicità sta alla base di una simile scelta. Come sempre, poi, ci sono pro e contro. Penso però che i pro siano in numero maggiore.

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