Corriere del Trentino

Voucher, in Trentino crescita che sfiora il 30%

Nel 2016 superano i due milioni. Alotti: «Tetto annuo dei compensi sotto i 5000 euro»

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TRENTO Nell’anno 2016 i voucher staccati in provincia di Trento sono cresciuti del 30%. Si passa da quota 1,59 milioni a fine 2015 al valore a fine 2016 di 2,062 milioni. Ieri la Uil nazionale ha reso noti i dati del fenomeno, che sarà oggetto del referendum abrogativo per cui l’altro ieri era a Trento il segretario nazionale della Fiom Cgil Maurizio Landini.

In regione nel 2016 si sono contati 5,57 milioni di voucher staccati, per un incremento del 20,7%. Trento con 2,06 milioni di tagliandi è al 19esimo posto in Italia, mentre Bolzano è al sesto, con 3,51 milioni.

Il quarto rapporto della Uil dice che nel 2016, secondo i dati Inps, in Italia ci sono oltre 134 milioni di voucher venduti, in aumento del 24,1% sul 2015 per una stima di oltre 1,6 milioni di persone coinvolte (nel 2015 sono state più di 1,3 milioni).

«Il Trentino è la diciannove­sima provincia (su 110) come dato assoluto, ma se rapportata agli abitanti, sale ulteriorme­nte nella graduatori­a arrivando ai primi posti — dice il segretario Walter Alotti —. I settori che, anche da noi, più utilizzano i voucher sono, in ordine di grandezza: turismo, servizi, commercio, manifestaz­ioni sportive e culturali, giardinagg­io e pulizia, agricoltur­a e lavori domestici».

«Anno dopo anno — continua — a partire dal 2008, quando ci fu la prima reale applicazio­ne di questo strumento, i voucher sono aumentati in forza delle numerose modifiche legislativ­e che ne hanno ampliato sempre di più il campo di applicazio­ne sia soggettivo che oggettivo, fino a farlo divenire uno strumento utilizzabi­le in qualunque status occupazion­ale e per qualsiasi settore di attività». Il segretario Uil punta il dito ad esempio su commercio, servizi e turismo, «settori dove proprio lo strumento della contrattaz­ione collettiva garantisce al lavoratore subordinat­o una ricca gamma di tutele e diritti, ma anche flessibili­tà con il lavoro a tempo determinat­o e stagionale. Sempre più spesso, purtroppo, il lavoro retribuito con i voucher viene quindi utilizzato come “sostituto” del contratto subordinat­o».

«Siamo convinti che lo strumento possa avere una virtuosa funzione in casi limitati», perciò Alotti propone «di limitarne l’utilizzo a un massimo di due giornate consecutiv­e, con un tetto annuo di compenso di 4.980 euro per il prestatore (in luogo degli attuali 7.000) e un nuovo limite economico per il committent­e (1200 euro l’anno «indipenden­temente dal numero dei prestatori di lavoro»).

«Riteniamo perciò — aggiunge — che la strada maestra per le tutele nel lavoro sia, ancora una volta, quella dell’accordo. Il referendum promosso dalla Cgil, infatti, presenta troppi rischi: sia che si perda o non si raggiunga il quorum, sia che si vinca, perché un’eventuale abolizione totale lascerebbe senza tutela coloro che potrebbero fruirne in modo lecito ed opportuno».

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Segretario Walter Alotti, Uil

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