Profughi, arrivano altri alloggi
L’attentato non ferma l’accoglienza. La Spada: val di Fassa, apriranno tre strutture
L’attentato alla struttura di Roncone non ferma la macchina dell’accoglienza in Trentino. Lo assicura il coordinatore del Cinformi Pierluigi La Spada, che annuncia l’apertura «a brevissimo» di tre nuovi appartamenti in val di Fassa. «Poi ne apriremo altri in val di Sole e nelle Giudicarie» prosegue La Spada. Intanto, sull’accaduto la Procura ha aperto un’inchiesta per danneggiamento a carico di ignoti. Proseguono anche gli accertamenti dei carabinieri e dei vigili del fuoco per stabilire la dinamica dell’accaduto e l’origine del rogo. Sono attesi i risultati delle analisi chimiche disposte sui resti della porta e dello zerbino. Una condanna netta al gesto arriva dal vescovo Lauro Tisi. «È un gesto inqualificabile. Ma non rappresenta il sentire di una comunità. Si tratta di persone isolate». sottolinea.
TRENTO La notte di paura vissuta giovedì a Roncone, dove la porta della struttura della residenza che ospita 12 profughi è andata in fiamme (sarebbe probabile un’origine dolosa del rogo), non ferma la macchina dell’accoglienza in Trentino. A dirlo è il coordinatore del Cinformi Pierluigi La Spada che annuncia l’apertura «a brevissimo» di tre nuovi appartamenti in val di Fassa.
Sull’accaduto la Procura ha aperto un’inchiesta per danneggiamenti a carico di ignoti. Proseguono in queste ore gli accertamenti condotti dai carabinieri e dai vigili del fuoco per stabilire quale possa essere la dinamica dell’accaduto. Attesi sono i risultati delle analisi chimiche disposte sui resti della porta e dello zerbino. Intanto l’accoglienza non si ferma. Né prevede al momento ulteriori azioni di sorveglianza. Lo spiega La Spada che, a chi gli chieda se verranno adottate misure straordinarie, dice: «Le strutture sono tantissime e quelle grandi sono già sorvegliate 24 ore al giorno. Da 12 persone è solo quella di Roncone, le altre sono più piccole. Non c’è motivo di allarme e comunque basta la legge. Chi fa queste cose non sa a cosa va incontro. C’è poi un controllo sociale perché parliamo di un contesto piccolo. Non abbiamo preoccupazioni pro futuro, né pensato a maggiori provvedimenti per la sicurezza».
«I Comuni che non hanno accolto sino ad oggi i profughi aprano le porte delle loro comunità. Questa è la risposta concretamente solidale agli atti di intimidazione ed agli egoismi» dichiara a commento dell’accaduto il vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi. Pian piano, conferma La Spada, l’accoglienza coinvolge tutto il territorio trentino. L’individuazione di appartamenti per i profughi continua: «A brevissimo in val di Fassa apriremo tre appartamenti, di cui uno a Soraga (il luogo dove si era verificato uno degli altri precedenti incendi, assieme a Lavarone, ndr). Poi ne apriremo altri in val di Sole e nelle Giudicarie. Abbiamo al momento visionato una ventina di appartamenti, si sta trattando con diverse proprietà. Parliamo di un’accoglienza per quattro o cinque persone a casa, per un totale di 80-100 persone». Al momento i profughi presenti sul territorio sono circa 1.500, ricorda ancora il coordinatore del Cinformi: «Le strutture disponibili sono 180. Lunedì scorso sono arrivate 25 persone. Quando accade lo sappiamo sette-otto ore prima della partenza, ma stimiamo, in base alla media degli anni scorsi, che fino a maggiogiugno arriveranno 150-200 persone. Poi, se non ci saranno interventi internazionali o politiche che rallenteranno gli arrivi, il grosso sarà da giugno a settembre. Le nostre previsioni sono di 1.200 arrivi e 700 uscite. A fine anno i profughi potrebbero essere 1.800-1.900». Dopo le cifre la procedura: «Tutte le volte che apriamo un appartamento contattiamo il sindaco e non abbiamo mai trovato ostilità. Poi concordiamo con lui un percorso di accompagnamento e informazione della popolazione prima che le persone arrivino sul territorio».
Intanto il vescovo Lauro Tisi, che già in passato aveva stigmatizzato gli attentati incendiari contro le strutture che ospitano i profughi, condanna duramente l’episodio dell’altra notte a Roncone. «È un gesto inqualificabile» esordisce. Ma precisa: «Non rappresenta il sentire di una comunità, si tratta di persone isolate». Tisi riflette poi sul tema della solidarietà e sul termine migrante che oggi, nel sentire comune, viene interpretato in modo negativo. «Non ci sono alternative a quest’accoglienza — spiega il vescovo — bisogna smettere di parlare di migranti, sono solo persone che cercano un po’ di speranza e fuggono da situazioni drammatiche».