Rossi spegne critiche e polemiche «Ho messo in sicurezza i conti»
Rossi fa un primo bilancio: «Sobrietà come metodo, senza retrocedere sul sociale» Economia, il governatore è ottimista: «Entrate maggiori, qualcosa si sta muovendo»
I conti dell’Autonomia in sicurezza, un asse forte con Bolzano che ha accettato di portare in Regione la competenza sulla giustizia, la sobrietà nella spesa, tanto da veder finalmente calare il numero dei dipendenti della Provincia. Per Ugo Rossi è già il tempo di tirare qualche bilancio. Il lavoro da fare, però, non manca. La fusione delle società dovrebbe essere prossima.
TRENTO Conti in sicurezza, rafforzamento dell’asse con Bolzano, riduzione della spesa. Il tutto senza arretrare sul fronte della coesione sociale. Sono i quattro punti che Ugo Rossi indica quando gli si chiede di fare un primo bilancio della sua presidenza. Rivolgendo lo sguardo all’ultimo anno utile prima che si avvii il confronto elettorale, il governatore assicura che la razionalizzazione delle società di sistema sarà completata entro la legislatura.
Presidente, cosa resta da fare alla sua maggioranza prima della fine del mandato?
«Restando ai temi generali, c’è da chiudere la partita di A22, quella di Mediocredito, vanno approvate la riforma della cultura, quella del welfare per gli anziani, la legge sulla semplificazione, va introdotta la doppia preferenza di genere nella legge elettorale».
Sulla doppia preferenza il consiglio è in stallo. Ricorrerete alle sedute a oltranza?
«Con la mole di emendamenti che è stata depositata, anche andando a oltranza dovremmo rimanere in aula fino alla fine della legislatura. Io imposterei la questione in maniera diversa: la doppia preferenza di genere faceva parte del programma del presidente, quello che la maggioranza dei trentini ha votato. La domanda è: che qualità della democrazia esprime chi ci impedisce di attuare il mandato popolare? Criticare, contrastare e correggere sono i fondamentali compiti dell’opposizione. Impedire l’attuazione del programma non lo è».
La riforma delle Rsa pensa possa essere approvata entro la legislatura?
«Sì, ce la faremo. È importante per il futuro di tutti. Il confronto non è mai troppo e ogni idea può essere migliorata, ma questo l’Upipa lo può fare partecipando al tavolo tecnico. Mi auguro che lo farà».
Anche Sanifonds potrà finalmente decollare?
«Abbiamo fatto nuovi incontri con Confindustria e altre associazioni. Sono certo che la competitività delle prestazioni farà il resto».
Di accorpamenti tra le società di sistema si parla ormai da moltissimo tempo, con pochissimi risultati. Il tavolo sul contratto unico è ripartito. Il 2017 sarà l’anno buono?
«Le novità arriveranno in tempi brevi. L’advisor ha già avviato le procedure per la fusione di Cassa del Trentino con Trentino Riscossioni. Si può partire anche con la fusione di Trentino Trasporti e Trentino Trasporti Esercizio. L’accorpamento tra Trentino Network e Informatica Trentina richiederà più tempo, ma l’imminente rinnovo dei vertici prevedrà un mandato in questo senso. La partita di Tecnofin è già stata definita. Si tratta di studiare la dismissione di Mediocredito».
La Cooperazione ne avrebbe bisogno in tempi piuttosto rapidi.
«Lo so, come conosco l’importanza per Cassa Centrale dello strumento. È però necessaria una gara trasparente cui possano partecipare anche altri soggetti ed è anche indispensabile salvaguardare il valore di Mediocredito, che non può essere svenduto».
La quotazione in borsa di Dolomiti Energia è ancora possibile?
«Possibile sì, quanto ai tempi non posso dare certezze. L’operazione con la veronese Agsm sembrava nuovamente realizzabile, ma ormai la si può considerare sfumata. Va invece rilanciato l’accorpamento dei soggetti produttori di Primiero, Riva del Garda e Pergine. Andranno rivisti anche i canoni».
Il punto nascita di Cavalese ha riacceso l’attenzione sul rapporto tra centro e valli. La riforma istituzionale aveva disegnato un modello. Ne serve un altro?
«Le tensioni non dipendono dalle architetture istituzionali, ma dal fatto che tutto, nei tem- pi che viviamo, è destrutturato. È il senso delle istituzioni che va recuperato. Prima parlavamo di case di riposo: il consiglio delle Autonomie che rappresenta i Comuni ha approvato la riforma, i presidenti delle Apsp, nominati dai Comuni, vi si oppongono. A questo aggiungiamo partiti che faticano a mediare sul territorio, social network che alimentano la confusione. Eppure, non mi pare che la val di Fiemme sia a rischio spopolamento e nemmeno che sia dietro ad altri territori del Trentino in quanto a benessere. In Vallarsa hanno l’ospedale di Rovereto a pochi chilometri, ma ci sono reali problemi di spopolamento. Il futuro della sanità, a Trento come altrove, precede l’accentramento degli interventi a rischio e il rafforzamento dei servizi di prossimità, in particolare per le patologie croniche. Quanto al punto nascita, noi continueremo a chiedere di poter organizzare la sicurezza in modo diverso, che contempli distanze e orografia».
In questi anni avete sempre messo la crescita in cima alla lista delle priorità. La risposta dell’economia è parsa spesso modesta.
«Le anticipazioni che abbiamo sulle entrate, in vista della manovra di assestamento, ci dicono che saranno maggiori del previsto e i dati di Olivi sulle imprese dimostrano che il territorio è nuovamente attrattivo. Qualcosa si sta muovendo in termini di ripresa».
Questa è stata la legislatura delle risorse ridotte. Dovesse fare un primo bilancio della sua presidenza, quali risultati indicherebbe?
«Principalmente tre. Il primo è aver messo in sicurezza i conti bloccando, con il patto di Roma, l’emorragia di risorse verso Roma. Il secondo è aver rafforzato l’asse con Bolzano. Non era certo scontato portare in Regione la competenza sulla giustizia. È passata l’idea che vale la pena stare insieme a Trento. Il terzo è aver ridotto la spesa. Il personale, per la prima volta nella nostra storia, è cominciato a calare, la sobrietà è diventata un metodo diffuso. Tutto questo, senza toccare le tutele sociali e rafforzando alcuni settori come la scuola. Mi piacerebbe che, in futuro, il Trentino facesse più sistema e si aprisse di più».
A Bolzano riesce meglio?
«Sì, ma sono avvantaggiati in questo. A Trento, però, abbiamo una sanità migliore e una maggiore attenzione al sociale».
Le tensioni in maggioranza non sono mancate. Sarà stato lo spettro delle elezioni anticipate, ma ultimamente pare che tutti diano per scontata la tenuta del centrosinistra autonomista nel 2018.
«Io lavorerò per questo. Si tenga presente che la conflittualità c’è stata più nelle parole che nei fatti. Alla maggioranza
Società partecipate Procederemo con gli accorpamenti entro il 2018. Per Mediocredito serve una gara aperta
non sono mai mancati i voti in aula. Un problema lo abbiamo avuto con l’assessora Donata Borgonovo Re, che lavorava molto, ma faticava a farlo in squadra. Sarà la coalizione a darsi eventuali nuovi assetti. Personalmente penso che allargare a chi dimostra di avere una presa diretta con i bisogni dei cittadini non sia sbagliato».
Si candida per altri cinque anni?
«Su questo non posso e non voglio dire niente. I partiti devono decidere cosa vogliono per il futuro del Trentino e poi ragionare di chi candidare come presidente».