Corriere del Trentino

Sant’Orsola record: 23 milioni per i soci

Piccoli frutti, la cooperativ­a chiude un bilancio positivo. Adesso il centro logistico

- Di Enrico Orfano

Bilancio 2016 con un aumento del valore della produzione che sfiora i 6 milioni di euro quello della cooperativ­a Sant’Orsola. Il conferimen­to da parte dei soci cresce del 14% e il liquidato a loro destinato del 20%, raggiungen­do i 23,2 milioni. Un andamento positivo indicato anche dall’utile che sfiora il milione, e crea le basi per realizzare il nuovo centro logistico e portare nel 2022 il fatturato sopra i 75 milioni.

TRENTO La cooperativ­a Sant’Orsola chiude il bilancio 2016 con ricavi per quasi 57 milioni, in crescita di circa 6 milioni. Il conferimen­to da parte dei soci cresce del 14% e il liquidato a loro destinato addirittur­a del 20%, raggiungen­do la cifra record di 23,2 milioni di euro. Un andamento positivo — indicato anche dall’utile che sfiora il milione di euro —, che crea le basi per la realizzazi­one del nuovo centro logistico, strumento fondamenta­le per portare, nel 2022, il fatturato sopra i 75 milioni. Ieri l’approvazio­ne in assemblea.

Nel 2016 sono state conferite 5.231 tonnellate di frutta fresca, con una crescita di quasi 660 tonnellate rispetto al 2015. Guardando alle produzioni più importanti, nel dettaglio le fragole (2.000 tonnellate) crescono del 27%; i lamponi (1000 tonnellate) crescono del 42%; le more (444 tonnellate) calano del 7%; il mirtillo gigante è stabile (537 tonnellate); i ribes (277 tonnellate) crescono del 21%; ha la peggio il settore delle ciliegie, che perde il 13% attestando­si a 757 tonnellate di produzione. Sul calo delle ciliegie ha pesato l’attacco della drosophila, come ha spiegato il direttore Matteo Bortolini: «A fine giugno ci aspettavam­o un picco di produzione, ma poco dopo l’attacco della drosophila è esploso in modo incontroll­abile. Abbiamo distribuit­o a tutti i soci le reti e abbiamo salvato il salvabile. Ora stiamo lavorando con la Fondazione Mach per mettere a punto nuovi sistemi di lotta contro questo problema, sperimenta­ndo l’uso di trappole sul territorio e insetti antagonist­i». Le 116 tonnellate perse hanno diverse declinazio­ni: alcuni coltivator­i hanno perso solo parte del raccolto, mentre altri hanno chiuso a zero. «Ci vuole la volontà dell’azienda agricola di organizzar­e la produzione — riprende il direttore —. Noi diamo i mezzi ai soci che vogliono impegnarsi. Per affrontare i problemi devono seguire le nostre indicazion­i». D’altronde quello della produzione di piccoli frutti sta diventando sempre di più un lavoro profession­ale e a tempo pieno, complice anche la crisi economica che spinge verso l’agricoltur­a. Allo stato attuale i soci sono 880, «di cui 81 nuovi», che salgono a 920 se si calcolano i soggetti conferenti provenient­i da altre Op. Il 30% di loro è a tempo pieno.

Nella sua relazione, il presidente Silvio Bertoldi ha ricordato: «Il traguardo che ci siamo posti è ambizioso: assicurare la fornitura di piccoli frutti di origine italiana 12 mesi all’anno, con prodotto dei soci. Ciò si realizza con la costruzion­e di nuovi impianti produttivi e l’utilizzo di nuove varietà». Il salto di qualità, verso la realizzazi­one del «Villaggio dei piccoli frutti» — non della «cittadella», dato il nome sarebbe altrimenti troppo simile alla «Cittadella del vino» di Mezzacoron­a, il cui storico amministra­tore delegato, Fabio Rizzoli, è in realtà lo stratega anche dello sviluppo di Sant’Orsola — è il progetto su cui si basa tutto il futuro della cooperativ­a.

Bortolini fa luce sulla tempistica: «La deroga urbanistic­a per realizzare il “Villaggio” di Cirè pare abbia il consenso unanime del Comune di Pergine. Poi servirà un passaggio in Provinca di Trento e un altro ritorno in Comune. Il tutto dovrebbe verificars­i in aprile. Dopodiché apriremo la gara d’appalto e a giugno dovranno arrivare le ruspe per iniziare i lavori. È un termine perentorio — sottolinea il direttore —, l’aumento dell’attività della cooperativ­a ci impone una forte accelerazi­one. Il nuovo stabilimen­to dovrà essere operativo per la fine del 2018, in modo che l’anno 2019 inizi con la nuova piattaform­a».

La base d’asta sarà intorno ai 30 milioni, sui quali ci si aspetta un finanziame­nto provincial­e intorno agli 8 milioni di euro. Il piano traguarda al 2022 con un conferimen­to di prodotto pari a 90.000 quintali, un fatturato destinato a salire sopra i 75 milioni e una liquidazio­ne complessiv­a ai soci intorno ai 49 milioni di euro. Con ciò ci saranno forse altri 300 addetti in tutta la filiera. Solo nella cooperativ­a i dipendenti ora sono 178, di cui 48 a tempo indetermin­ato.

Futuro biologico? «Il 100% della nostra produzione è integrata — chiude il direttore — e il residuo è zero».

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Roccabruna Marco Bertuzzi, Matteo Bortolini, Silvio Bertoldi, Severino Perenzoni e Lorenzo Giacomelli

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