Sant’Orsola record: 23 milioni per i soci
Piccoli frutti, la cooperativa chiude un bilancio positivo. Adesso il centro logistico
Bilancio 2016 con un aumento del valore della produzione che sfiora i 6 milioni di euro quello della cooperativa Sant’Orsola. Il conferimento da parte dei soci cresce del 14% e il liquidato a loro destinato del 20%, raggiungendo i 23,2 milioni. Un andamento positivo indicato anche dall’utile che sfiora il milione, e crea le basi per realizzare il nuovo centro logistico e portare nel 2022 il fatturato sopra i 75 milioni.
TRENTO La cooperativa Sant’Orsola chiude il bilancio 2016 con ricavi per quasi 57 milioni, in crescita di circa 6 milioni. Il conferimento da parte dei soci cresce del 14% e il liquidato a loro destinato addirittura del 20%, raggiungendo la cifra record di 23,2 milioni di euro. Un andamento positivo — indicato anche dall’utile che sfiora il milione di euro —, che crea le basi per la realizzazione del nuovo centro logistico, strumento fondamentale per portare, nel 2022, il fatturato sopra i 75 milioni. Ieri l’approvazione in assemblea.
Nel 2016 sono state conferite 5.231 tonnellate di frutta fresca, con una crescita di quasi 660 tonnellate rispetto al 2015. Guardando alle produzioni più importanti, nel dettaglio le fragole (2.000 tonnellate) crescono del 27%; i lamponi (1000 tonnellate) crescono del 42%; le more (444 tonnellate) calano del 7%; il mirtillo gigante è stabile (537 tonnellate); i ribes (277 tonnellate) crescono del 21%; ha la peggio il settore delle ciliegie, che perde il 13% attestandosi a 757 tonnellate di produzione. Sul calo delle ciliegie ha pesato l’attacco della drosophila, come ha spiegato il direttore Matteo Bortolini: «A fine giugno ci aspettavamo un picco di produzione, ma poco dopo l’attacco della drosophila è esploso in modo incontrollabile. Abbiamo distribuito a tutti i soci le reti e abbiamo salvato il salvabile. Ora stiamo lavorando con la Fondazione Mach per mettere a punto nuovi sistemi di lotta contro questo problema, sperimentando l’uso di trappole sul territorio e insetti antagonisti». Le 116 tonnellate perse hanno diverse declinazioni: alcuni coltivatori hanno perso solo parte del raccolto, mentre altri hanno chiuso a zero. «Ci vuole la volontà dell’azienda agricola di organizzare la produzione — riprende il direttore —. Noi diamo i mezzi ai soci che vogliono impegnarsi. Per affrontare i problemi devono seguire le nostre indicazioni». D’altronde quello della produzione di piccoli frutti sta diventando sempre di più un lavoro professionale e a tempo pieno, complice anche la crisi economica che spinge verso l’agricoltura. Allo stato attuale i soci sono 880, «di cui 81 nuovi», che salgono a 920 se si calcolano i soggetti conferenti provenienti da altre Op. Il 30% di loro è a tempo pieno.
Nella sua relazione, il presidente Silvio Bertoldi ha ricordato: «Il traguardo che ci siamo posti è ambizioso: assicurare la fornitura di piccoli frutti di origine italiana 12 mesi all’anno, con prodotto dei soci. Ciò si realizza con la costruzione di nuovi impianti produttivi e l’utilizzo di nuove varietà». Il salto di qualità, verso la realizzazione del «Villaggio dei piccoli frutti» — non della «cittadella», dato il nome sarebbe altrimenti troppo simile alla «Cittadella del vino» di Mezzacorona, il cui storico amministratore delegato, Fabio Rizzoli, è in realtà lo stratega anche dello sviluppo di Sant’Orsola — è il progetto su cui si basa tutto il futuro della cooperativa.
Bortolini fa luce sulla tempistica: «La deroga urbanistica per realizzare il “Villaggio” di Cirè pare abbia il consenso unanime del Comune di Pergine. Poi servirà un passaggio in Provinca di Trento e un altro ritorno in Comune. Il tutto dovrebbe verificarsi in aprile. Dopodiché apriremo la gara d’appalto e a giugno dovranno arrivare le ruspe per iniziare i lavori. È un termine perentorio — sottolinea il direttore —, l’aumento dell’attività della cooperativa ci impone una forte accelerazione. Il nuovo stabilimento dovrà essere operativo per la fine del 2018, in modo che l’anno 2019 inizi con la nuova piattaforma».
La base d’asta sarà intorno ai 30 milioni, sui quali ci si aspetta un finanziamento provinciale intorno agli 8 milioni di euro. Il piano traguarda al 2022 con un conferimento di prodotto pari a 90.000 quintali, un fatturato destinato a salire sopra i 75 milioni e una liquidazione complessiva ai soci intorno ai 49 milioni di euro. Con ciò ci saranno forse altri 300 addetti in tutta la filiera. Solo nella cooperativa i dipendenti ora sono 178, di cui 48 a tempo indeterminato.
Futuro biologico? «Il 100% della nostra produzione è integrata — chiude il direttore — e il residuo è zero».