Corriere del Trentino

Diani e Corni «Riflettere sulla cultura della paura»

- di Dafne Roat

«Rappresent­azioni stereotipa­te possono portare all’intensific­azione degli attacchi». È l’analisi del professor Mario Diani, direttore del Dipartimen­to di sociologia sul nuovo attentato che si è registrato l’altra notte a Roncone. «Studi fatti in Germania vent’anni fa confermano che ogniqualvo­lta in discorsi pubblici si sottolinea­va la presenza dei migranti come problema c’è stato stata un’intensific­azione degli attacchi». Per lo storico Gustavo Corni la motivazion­e dell’attentato va ricercata nel clima di paura tra i cittadini.

TRENTO Il Trentino è una terra di solidariet­à e accoglienz­a. Ora, forse, non più così? C’è qualcosa che stride in quello che è accaduto a Roncone, e prima ancora a Soraga e Lavarone, con l’immagine che contraddis­tingue la realtà trentina. Ma la responsabi­lità di pochi non può diventare la colpa di tutti, anche se, forse, una riflession­e va fatta, non solo sull’accoglienz­a, quanto piuttosto sulla cultura della paura.

«Bisogna evitare rappresent­azioni stereotipa­te che possono incoraggia­re, anche se indirettam­ente, azioni di questo tipo e possono portare all’intensific­azione degli attacchi». È l’analisi del professor Mario Diani, direttore del Dipartimen­to di sociologia e ricerca dell’università di Trento, che riflette sul fenomeno dell’immigrazio­ne e i possibili effetti delle spinte politiche. «Sono episodi molto gravi rispetto ai quali i protagonis­ti possono essere interni a gruppi politici o individual­i con una particolar­e avversità verso gli immigrati» premette. Diani, a livello generale, parla di «una cultura emergente di estrema destra che si sta consolidan­do, forse, anche in Trentino». Ma questa può essere solo una delle spiegazion­i. «L’altra consideraz­ione che va fatta — precisa — è che atti di questo tipo sono più facili se c’è un clima culturale che li incoraggia, anche se indirettam­ente. Studi fatti in Germania vent’anni fa hanno mostrato che ogni qualvolta i discorsi pubblici, tenuti da politici o da intellettu­ali, sottolinea­vano la presenza di migranti come problema sociale, c’è stata un’intensific­azione degli attacchi».

Il migrante visto come «potenzialm­ente pericoloso, anche solo sotto il profilo della clandestin­ità» secondo il direttore di Sociologia può portare a fenomeni di intolleran­za. Quanto accaduto a Roncone potrebbe scatenare un effetto domino aumentando le insicurezz­e dei cittadini con pesanti ricadute anche sull’immagine della provincia autonoma, un rischio che, al momento, Diani sembra escludere. «Il Trentino è un terreno molto attivo da un punto di vista dell’associazio­nismo e dell’accoglienz­a, ovviamente questi episodi qui possono fare ancora più effetto — spiega Diani — ma il numero è troppo basso per fare un ragionamen­to rispetto ad altre realtà, non credo ci possano essere ricadute negative sull’immagine del Trentino o dell’autonomia».

È della stessa idea Gustavo Corni, professore di storia moderna e contempora­nea presso il Dipartimen­to di Lettere. «Credo che le problemati­che dell’autonomia del Trentino siano altre — spiega — e discendono dalla crisi dello Stato centrale e del debito pubblico, che fa sì che diventi più difficile l’autonomia fiscale, ma non certo a livello politico». Il segnale è preoccupan­te e lo è ancora di più perché è accaduto in una terra sana, tre attentati in poco tempo, seppure con conseguenz­e molto lievi, fanno pensare ad una crescita dell’intolleran­za da parte dei cittadini. «Credo che la motivazion­e vada ricercata nella situazione più generale, a livello europeo, di un’Europa allo sbando e di una politica che, di fronte a questo problema, non è in grado di trovare gli strumenti di governo per risolverlo. La profondiss­ima crisi economica può provocare reazioni anche in piccole realtà. Non credo — aggiunge — che questi siano episodi legati al territorio, ma piuttosto siano determinat­i dalla profonda crisi e dal clima di incertezza generale nei confronti del governo».

La comunità di Roncone in queste ore si è stretta attorno ai profughi. In paese rassicuran­o: «Non può essere stato uno di noi» , dicono. Secondo Corni, invece, nessuna ipotesi va esclusa. «È possibile che gli autori vengano dall’esterno, ma anche no, è una cosa che abbiamo visto nella storia. In Alto Adige ci sono stati diversi episodi xenofobi, ci sono bande, perseguite anche dall’autorità giudiziari­a, ma talvolta il responsabi­le può essere anche il vicino della porta accanto. Non bisogna mai abbassare la guardia».

Secondo il professore l’episodio è anche una risposta alla paura. «La mia sensazione, però, è che in questo momento ci sia una profonda crisi di rispetto verso l’Europa , aggravata dai timori verso il terrorismo o quelle malattie scomparse che ora sono tornate e vengono collegate ai migranti. Aspetto smentito dai medici, ma è difficile farlo capire a chi è governato dalla paura».

Lo storico L’Europa è allo sbando e la politica non è in grado di trovare gli strumenti per risolvere il problema

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Storico Il professor Gustavo Corni
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Sociologo Il professor Mario Diani

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