Corriere del Trentino

La Carta vista dai detenuti «Salva chi cade»

Gli incontri di Giurisprud­enza con i detenuti sulla Carta. Casonato: una differente idea del diritto

- Stefano Voltolini

La Costituzio­ne vista come la Salerno-Reggio Calabria. O come una palude. Ma anche un diritto che salva chi cade. Sono queste le immagini attraverso cui i detenuti del carcere di Spini interpreta­no la Carta. «Ci misuriamo con una diversa idea del diritto» spiega Carlo Casonato, responsabi­le del progetto.

TRENTO La Costituzio­ne? Come la Salerno-Reggio Calabria, una promessa tradita. O una palude, il contrario di una roccia solida su cui fare affidament­o. Oppure, all’opposto, la rete che sta sotto il trapezista: è il diritto che salva chi cade. Sono le immagini attraverso cui i detenuti della casa circondari­ale di Spini di Gardolo interpreta­no la Carta della Repubblica italiana, nel corso promosso dal dipartimen­to universita­rio di giurisprud­enza di Trento e dall’associazio­ne Apas.

Il ciclo di 15 incontri — dal 6 marzo al 22 maggio — coinvolge una quindicina di reclusi nel carcere del capoluogo. Sono loro l’insolito uditorio dei docenti di giurisprud­enza, che partecipan­o all’iniziativa realizzata assieme agli operatori e volontari dell’Associazio­ne provincial­e di aiuto sociale per detenuti. L’obiettivo è costruire, tramite l’insegnamen­to del diritto, consapevol­ezza e integrazio­ne, rendendo concreto lo scopo rieducativ­o della pena a sua volta previsto dall’articolo 27 della Carta. «Lavoriamo sulla Costituzio­ne — spiega Carlo Casonato, responsabi­le del progetto — per aumentare la consapevol­ezza dei detenuti, alla loro uscita. Cerchiamo di instaurare un dialogo a più voci centrato su alcuni principi costituzio­nali che possono concretame­nte servire da strumenti di emancipazi­one e integrazio­ne nella vita fuori e dentro il carcere». Un’elaborazio­ne interessan­te è emersa da una delle richieste fatte agli «allievi»: ai detenuti è stato chiesto di rappresent­are in un’immagine cosa secondo loro è la Costituzio­ne italiana. «Sono venute fuori immagini particolar­i, diverse da quelle che danno gli studenti — continua il docente di diritto costituzio­nale —. Nel complesso, un’idea negativa, dovuta al fatto che i carcerati vedono il diritto come l’elemento che li ha resi prigionier­i. Ma ci sono anche immagini positive». Nell’elenco di visioni, l’autostrada Salerno-Reggio Calabria, come esempio di incompiute­zza e promessa tradita, la palude, la rete che invece salva.

Nel corso è stato trattato anche il caso di cronaca di dj Fabo, che si è recato in Svizzera per il suicidio assistito. «Sono rimasti molto colpiti dalla sua figura — prosegue il giurista —. La loro idea è stata subito quella di permetterg­li la libertà. Soffrendo la prigione materiale, si sono immedesima­ti in lui che invece soffriva la prigione del corpo minato dall’incidente». La visione dei detenuti è interessan­te per gli stessi docenti, che possono cambiare radicalmen­te prospettiv­a rispetto a quella delle normali lezioni nelle aule universita­rie. «I carcerati — conclude — hanno avuto esperienze più tristi e tragiche. Noi docenti prendiamo coscienza della realtà dura del carcere e ci misuriamo con una diversa idea del diritto».

Il progetto Quindici lezioni a Spini. I carcerati sono rimasti colpiti dalla storia del dj Fabo

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(Foto Rensi) Responsabi­le Carlo Casonato è professore ordinario di diritto pubblico comparato a Trento

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