La Carta vista dai detenuti «Salva chi cade»
Gli incontri di Giurisprudenza con i detenuti sulla Carta. Casonato: una differente idea del diritto
La Costituzione vista come la Salerno-Reggio Calabria. O come una palude. Ma anche un diritto che salva chi cade. Sono queste le immagini attraverso cui i detenuti del carcere di Spini interpretano la Carta. «Ci misuriamo con una diversa idea del diritto» spiega Carlo Casonato, responsabile del progetto.
TRENTO La Costituzione? Come la Salerno-Reggio Calabria, una promessa tradita. O una palude, il contrario di una roccia solida su cui fare affidamento. Oppure, all’opposto, la rete che sta sotto il trapezista: è il diritto che salva chi cade. Sono le immagini attraverso cui i detenuti della casa circondariale di Spini di Gardolo interpretano la Carta della Repubblica italiana, nel corso promosso dal dipartimento universitario di giurisprudenza di Trento e dall’associazione Apas.
Il ciclo di 15 incontri — dal 6 marzo al 22 maggio — coinvolge una quindicina di reclusi nel carcere del capoluogo. Sono loro l’insolito uditorio dei docenti di giurisprudenza, che partecipano all’iniziativa realizzata assieme agli operatori e volontari dell’Associazione provinciale di aiuto sociale per detenuti. L’obiettivo è costruire, tramite l’insegnamento del diritto, consapevolezza e integrazione, rendendo concreto lo scopo rieducativo della pena a sua volta previsto dall’articolo 27 della Carta. «Lavoriamo sulla Costituzione — spiega Carlo Casonato, responsabile del progetto — per aumentare la consapevolezza dei detenuti, alla loro uscita. Cerchiamo di instaurare un dialogo a più voci centrato su alcuni principi costituzionali che possono concretamente servire da strumenti di emancipazione e integrazione nella vita fuori e dentro il carcere». Un’elaborazione interessante è emersa da una delle richieste fatte agli «allievi»: ai detenuti è stato chiesto di rappresentare in un’immagine cosa secondo loro è la Costituzione italiana. «Sono venute fuori immagini particolari, diverse da quelle che danno gli studenti — continua il docente di diritto costituzionale —. Nel complesso, un’idea negativa, dovuta al fatto che i carcerati vedono il diritto come l’elemento che li ha resi prigionieri. Ma ci sono anche immagini positive». Nell’elenco di visioni, l’autostrada Salerno-Reggio Calabria, come esempio di incompiutezza e promessa tradita, la palude, la rete che invece salva.
Nel corso è stato trattato anche il caso di cronaca di dj Fabo, che si è recato in Svizzera per il suicidio assistito. «Sono rimasti molto colpiti dalla sua figura — prosegue il giurista —. La loro idea è stata subito quella di permettergli la libertà. Soffrendo la prigione materiale, si sono immedesimati in lui che invece soffriva la prigione del corpo minato dall’incidente». La visione dei detenuti è interessante per gli stessi docenti, che possono cambiare radicalmente prospettiva rispetto a quella delle normali lezioni nelle aule universitarie. «I carcerati — conclude — hanno avuto esperienze più tristi e tragiche. Noi docenti prendiamo coscienza della realtà dura del carcere e ci misuriamo con una diversa idea del diritto».
Il progetto Quindici lezioni a Spini. I carcerati sono rimasti colpiti dalla storia del dj Fabo