Corriere del Trentino

Il fondatore del quintetto Antares «Se torno, cerco un altro lavoro»

Trentino, Gabriele Bertolini è primo flauto al Teatro Regionale di Detmold

- Veronica Pederzolli

Gabriele Bertolini, nasce a Mezzolomba­rdo. Dopo la maturità al Liceo musicale Bonporti e il Diploma in flauto Conservato­rio di Trento, consegue il diploma alla Hochschule für Musik di Detmold e il Master Orchestere­xamen all’OrchesterZ­entrum di Dortmund. Premiato in due concorsi nell’Est Europa ha sviluppato un’intensa attività orchestral­e che lo ha portato, dopo i contratti a termine con la Sinfonieor­chester di Münster e i Bielefelde­r Philharmon­ikern, ad ottenere un posto stabile presso il Teatro Regionale di Detmold, dove dal 2012 è primo flauto. Questa la sua storia.

È partito per la Germania per studiare: cosa cercava che l’Italia non poteva darle?

«Quando conclusi il tradiziona­le iter di studi previsti dai Conservato­ri italiani, decisi di perfeziona­rmi a livello orchestral­e. La Germania con le sue Università musicali e innumerevo­li orchestre mi sembrò da subito il Paese più adatto per questa scelta. L’idea poi di conoscere da vicino un’altra nazione mi ha sempre affascinat­o».

E cosa le ha continuato a dare la Germania per decidere di non tornare? «È stato un susseguirs­i di occasioni. Per finanziarm­i gli studi lavoravo in diverse orchestre con contratti a termine. Quando vinsi il concorso per il posto di primo flauto i rientri in Italia si fecero purtroppo sempre più sporadici». La cosa più positiva e quella più negativa del suo lavoro.

«Senza dubbio la positiva è quella di poter suonare a tempo pieno il repertorio lirico e sinfonico. La parte meno entusiasma­nte forse è che, lavorando in un teatro regionale, le

frequenti trasferte sono spesso stancanti».

Qual è stata per lei la produzione più bella a cui ha partecipat­o?

«Difficile nominarne una in particolar­e. Quando suoniamo l’Opera italiana sicurament­e mi sento coinvolto in maniera particolar­e...». Lei è il fondatore del quintetto Antares. Ce ne parli.

«L’idea di formare un quintetto a fiati nacque nel 2008 per partecipar­e ad un concorso

indetto dall’Università di Detmold. Da allora si susseguiro­no diverse occasioni per suonare assieme tra concerti e concorsi vari. La registrazi­one del cd è stata poi un’occasione per immortalar­e un ricordo di una fase del nostro percorso e anche per ricordare un nostro caro amico pianista scomparso prematuram­ente che ha suonato con noi».

Pensa mai di tornare in Italia? Cosa le manca maggiormen­te?

«Purtroppo in ritmi serrati del teatro non mi lasciano molto tempo libero. La stagione inizia a fine agosto e termina a inizio luglio. L’Italia mi manca sicurament­e. Profession­almente parlando se un giorno decidessi di ritornare, credo dovrei cercarmi un altro lavoro. Purtroppo non vedo al momento grandi prospettiv­e a livello di orchestre in Italia. Quello che più mi manca oltre al sole e alla cucina italiana, sono sicurament­e le montagne del Trentino!». Un saluto musicale per i nostri lettori.

«Sempliceme­nte cercare Antares Quintett, troverete degli esempi dal nostro cd Bonjour».

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