Co-manager, strumento amico delle donne
Chiusole: «In Europa si fanno figli dove il mercato del lavoro aiuta»
TRENTO L’istituto trentino della co-manager compie i suoi primi dieci anni ed è tempo di bilanci: 80 i progetti attivati fino a oggi, 132 le co-manager iscritte.
Un traguardo importante, specie per uno strumento che cerca di risolvere una delle questioni più annose nel sistema imprenditoriale italiano: l’accesso alle donne. Come noto, infatti, conciliare impresa e libera professione con la maternità è cosa dura, tanto che molte sono costrette a scegliere tra famiglia e lavoro. «Ricorderò sempre la titolare di una copisteria che mi ha detto che era costretta ad allattare nel retrobottega. È questa l’unica soluzione possibile? Sono convinta di no» commenta la giornalista Linda Pisani che al tema ha dedicato il libro CoEconomy. Nuovi paradigmi per mamme imprenditrici, raccontando le storie di quattordici donne che grazie all’istituto della co-manager sono riuscite a portare avanti la loro attività, senza rinunciare al desiderio di maternità.
Lo strumento messo a punto dalla Provincia con Agenzia della famiglia e Agenzia del lavoro, consente all’imprenditrice o alla libera professionista di scegliere all’interno di un albo una figura professionale (uomo o donna) cui far gestire l’attività anche fino al dodicesimo anno di vita del bambino. Il progetto stabilisce anche l’inquadramento contrattuale della co-manager, che potrà lavorare in part time o in full time, e la sua retribuzione. Il tutto, con un contributo da 20mila euro messo a disposizione ogni anno da Agenzia del lavoro. «Insomma, se prima la neo mamma doveva cercare una baby-sitter, ora cerca una comanager e così facendo valorizza il suo diritto alla maternità» spiega Pisani. «Abbiamo la consapevolezza del fatto che stiamo percorrendo una strada nuova perché fino a poco tempo fa quando e se si parlava di conciliazione vita-lavoro lo si faceva solo con riferimento alle lavoratrici dipendenti, ma è un percorso che abbiamo intrapreso nella convinzione che la genitorialità non deve diventare un’esperienza traumatica sul piano lavorativo anche per le donne che svolgono un lavoro autonomo o imprenditoriale» rileva l’assessora provinciale alle pari opportunità, Sara Ferrari. Inoltre, come sottolineato da Antonella Chiusole, dirigente generale di Agenzia del lavoro, lo strumento della co-manager aiuta a ridurre il gap occupazionale fra uomini e donne, portando a condizioni di maggiore benessere e ad un aumento della natalità. Esiste, infatti, «una correlazione diretta in Europa
fra lavoro e tasso di fertilità: le donne fanno figli laddove c’è un mercato del lavoro che sostiene l’occupazione». Certo, il percorso presuppone che si instauri un rapporto di fiducia reciproca, supportato dalle competenze della co-manager affinate e certificate con un apposito percorso. La Provincia, grazie alla collaborazione con la Fondazione Demarchi ha ottenuto il riconoscimento europeo della qualifica di co-manager. Ieri sono stati consegnati i primi 10 certificati specifici per questa figura, con l’obiettivo di fare sempre di più.