Un milione e 200.000 euro in fumo Gli investimenti falliti e le piccole bugie
L’ex pilota aveva chiesto 100 euro al papà per la benzina. I retroscena dell’inchiesta
TRENTO Piccole bugie, frasi dette a metà per mascherare quel castello di carta che si stava sgretolando poco a poco. Un tentativo disperato di porre rimedio al dissesto finanziario che avrebbe fagocitato la sua famiglia. Aveva mostrato alla moglie Sara una schermata al computer su un investimento che gli avrebbe fruttato 15 milioni di dollari. «Il patrimonio di famiglia è al sicuro» aveva garantito, spiegando che la mancanza di liquidità era legata a una temporanea difficoltà di sblocco dei capitali.
Ma non era vero. Un’altra bugia, forse, o una mezza verità. La realtà sarebbe stata ben diversa, grossi investimenti andati male avrebbero segnato il destino finanziario della famiglia Sorrentino, ma solo Gabriele lo sapeva. Lei si fidava. Era lui a fare i conti, il «mago» dei numeri e lei credeva in lui. Ma Gabriele aveva perso tutto, tanto che un paio di giorni fa aveva chiesto al papà Alberto 100 euro per pagare la benzina dell’auto. Non aveva più un centesimo ed era strozzato dai debiti con la Castello Sgr per gli affitti non pagati, poi c’erano le bollette, gli elettrodomestici, pare anche questi presi a rate e poi i soldi investiti, quasi un milione e 200.000 euro, di fatto il valore del fantastico duplex delle Albere, finiti in fumo. Dati che gli inquirenti stanno verificando e sui cui stanno cercando di fare luce.
È il triste quadro che affiora dalle indagini della squadra mobile di Trento, coordinata dal pm Pasquale Profiti e dal vicequestore Salvatore Ascione, sul duplice delitto di lunedì nel quartiere delle Albere. Gli investigatori stanno analizzando tutta la documentazione cartacea e informatica e i due conti correnti intestati a Gabriele Sorrentino, l’ex maresciallo dei carabinieri che ha ucciso a martellate i suoi due bimbi Alberto e Marco e poi si è suicidato, per ricostruire la situazione finanziaria dell’uomo e gli investimenti fatti nel suo lavoro come operatore finanziario online. Gabriele era entrato nel mondo del trading online sui mercati finanziari quando era ancora un carabiniere. Sembra che i primi investimenti gli fossero andati molto bene tanto da convincerlo a lasciare l’Arma dei carabinieri e il suo lavoro al nucleo elicotteri. Si era congedato nel 2014, da allora sarebbe diventato a tutti gli effetti un operatore finanziario, anche se non era iscritto all’albo.
Da qui aveva iniziato la sua avventura finanziaria, nel 2015 aveva venduto la casa di Mezzocorona per circa 490.000 euro che aveva investito online, poi ci sarebbero stati altri 300.000 euro, pare avuti dalla famiglia della moglie, che Gabriele aveva investito nuovamente in operazioni forse troppo rischiose. Le prime difficoltà, poi il crollo, tanto che avrebbe iniziato a coinvolgere amici e conoscenti. Pare avesse una ventina di clienti, perlopiù persone che conosceva, che avrebbe affidato i loro risparmi a Gabriele con la promessa di guadagni superiori al 3%. Si parla di una cifra attorno ai 400.000 euro. Soldi che avrebbero dovuto fruttare ma le leggi del mercato sono durissime e l’ex maresciallo sarebbe rimasto imbrigliato in quel «gioco» più grande di lui, spinto forse da quel sogno di una vita di lusso, troppo sopra le righe rispetto alle sue reali possibilità, che avrebbe segnato per sempre il suo destino.
Le cifre in ballo sono importanti e ora la Procura sta cercando di ricostruire l’intero quadro finanziario e le operazioni fatte negli ultimi per capire l’entità dello scoperto. Al momento gli investigatori della squadra mobile, che dovranno cercare di tracciare il quadro della situazione, hanno acquisito solo la documentazione parziale. Ma c’è di più. Oltre agli investimenti andati male, c’era l’affitto troppo oneroso: Sorrentino pagava ogni mese 5-6.000 euro di affitto, mille euro per l’appartamento dove viveva il papà Alberto e gli altri per il suo appartamento al terzo piano, al civico 17 di una delle palazzine centrali del quartiere. Poi c’era la macchina, il suo costoso suv della Volvo e la Volvo della moglie, e sembra che stesse valutando l’acquisto di una nuova macchina del valore di circa 70.000 euro. Tra i documenti in casa la polizia ha infatti trovato anche depliant dell’auto che forse l’ex maresciallo intendeva acquistare. Negli ultimi tempi i clienti sembra avessero capito che qualcosa non andava tanto che qualcuno avrebbe protestato, poi c’era la moglie Sara. Lei sapeva che da qualche tempo l’affitto non veniva pagato, erano arrivati alcuni documenti a casa, ma il marito si giustificava con i problemi di malfunzionamento della casa. E lei ci aveva creduto, tanto che era convinta di fare il rogito della casa lunedì. Invece l’impero di Sorrentino era crollato. Gabriele si è sentito forse pressato, poi c’era quell’appuntamento dal notaio alle 12 che non poteva rinviare. Avrebbero scoperto tutti la verità, lui sperava forse di avere più tempo, invece la situazione è precipitata e lui ha perso la testa. La disperazione, il martello, poi il suicidio.
Le indagini Documenti al setaccio La carta mostrata a Sara e il finto guadagno di 15 milioni di dollari