Corriere del Trentino

Il dolore di mamma e nonni, la visita delle amichette

Il padre dell’omicida: «Non ho niente da dire». La famiglia è rimasta nell’appartamen­to

- Andrea Rossi Tonon

TRENTO «Non ho niente da dire». Alberto Sorrentino si allontana allargando le braccia. Un gesto che ripete un paio di volte. Ha appena accompagna­to a casa la nuora Sara Faiella insieme alla madre, sua consuocera. Cercano di sostenersi l’un l’altro per superare un altro giorno carico di dolore.

Un paio di occhiali da sole coprono gli occhi della giovane donna. Un dolore profondo e acuto affrontato con grande compostezz­a. Non vuole essere disturbata: digita un codice sul tastierino che si trova accanto alla porta in metallo che dal parcheggio del primo piano interrato conduce alle scale e all’ascensore dell’androne. La apre e vi si infila insieme alla suocera. Da lì saliranno fino al terzo piano, entrando nell’appartamen­to all’interno del quale Gabriele Sorrentino lunedì ha ucciso i suoi due figli prima di raggiunger­e l’hotel Panorama a Sardagna e gettarsi dal terrazzo che domina la vallata togliendos­i la vita.

All’interno di quello stesso appartamen­to le aspetta la terza figlia di Gabriele e Sara, rientrata ieri notte da una gita con la scuola. Nel tardo pomeriggio raggiunge il civico 17 un gruppo di ragazzine. Suonano il campanello della famiglia Sorrentino-Failla ma nessuno apre. Allora telefonano e, a quel punto, il portone di vetro si apre. Entrano e con l’ascensore raggiungon­o il terzo piano, dove vengono accolte dall’amica e sua madre.

Lasciate le due donne, Sorrentino si allontana a piedi nella penobra del labirinto di cemento che si sviluppa sotto a Le Albere, attraverso il quale raggiunger­à la rampa di scale della sua palazzina. Dentro alle quattro mura dell’appartamen­to in cui vive, da solo, dirimpetto a quello della famiglia del figlio, però è difficile rimanere. Così, di tanto in tanto, esce. Scarpe da ginnastica e un giubbottin­o smanicato. Sempre con in mano il cellulare, sul quale l’occhio gli cade di continuo. Va a comprare le sigarette, poi si siede da solo su una panchina al parco illuminato dal sole di fine marzo, non distante dall’area attrezzata con le altalene e gli scivoli in cui molti bambini giocano in compagnia dei genitori. Digita sulla tastiera del telefonino per rispondere a qualche messaggio e lì, coprendo il volto con le mani, cerca di nascondere gli occhi azzurro intenso e le lacrime. Rientrato in appartamen­to, esce solamente sul terrazzino per fumare e controllar­e se il carrozzone mediatico che da due giorni è stato allestito sotto casa sua, del figlio e della nuora è stato smantellat­o.

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Distrutto Alberto Sorrentino, padre di Gabriele e nonno dei bimbi uccisi (Rensi)
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(Foto Rensi) Sgomenta Sara Failla

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