«Non è colpa della società, giustificazioni sbagliate»
La sociologa Saraceno: «È mancata l’assunzione di responsabilità rispetto ai propri errori»
TRENTO Alla famiglia ha dedicato studi importanti nel corso della sua carriera, ma di fronte alla tragedia che ha colpito quella di Gabriele Sorrentino, che lunedì ha ucciso i suoi due figli più piccoli prima di togliersi la vita, è senza parole: «Non ho una spiegazione sociologica» ammette Chiara Saraceno, che sociologa lo è, e di chiara fama. «L’antefatto può essere spiegabile in termini di consumismo, di eccesso di lusso, della volontà di avere di sé un’immagine più grandiosa — osserva — ma non è colpa solo della società, uccidere i figli in questo modo mi sembra al di là di ogni interpretazione razionale».
Professoressa, se la sente di fare una riflessione sul contesto sociale intorno a quanto accaduto?
«Onestamente quello che mi sconvolge maggiormente è l’incapacità totale di distinguere sé dagli altri che ha portato a un’uccisione così terribile. Non so dare una spiegazione sociologica a questo».
La necessità di affermare un proprio ruolo sociale importante non crede abbia avuto un peso?
«L’antefatto può essere decifrabile in termini di consumismo, eccesso di lusso, della volontà di avere un’immagine di sé più grandiosa: un individuo può perdere il senso del limite e delle proprie possibilità, non accettare i propri limiti, oggettivi o soggettivi, perché vuole dimostrare di essere chi non è, anche alla propria moglie, ai figli o ai vicini e non riesce a fermarsi. Di per sé sarebbe una storia drammatica, ma riconoscibile: in questo caso mi sembra ci sia un passo ulteriore».
Non è colpa solo della società, dunque?
«No, certo. Tante persone guadagnano poco eppure non fanno debiti o non fanno finta di guadagnare tantissimo. Si tratta di un individuo fragile, che magari ha intrapreso strade non andate a buon fine e invece di accettare una sconfitta temporanea ha accumulato bugie e rischi. Rimane l’incomprensibilità di un atto come l’uccisione dei propri figli».
È anche vero, però, che spesso la società contemporanea
ci mette di fronte modelli spesso irraggiungibili, il successo senza scrupoli, la realizzazione dei propri obiettivi con il minor dispendio di energie possibile.
«Bisogna anche prendersi la responsabilità delle proprie azioni tuttavia. Se uno si comporta male non per forza di devono trovare sempre giustificazioni. Quest’uomo ha commesso una serie di errori di cui non si è assunto la responsabilità, invece di ridurre i propri consumi li ha aumentati, non ha messo in atto nulla per migliorare e ha dato il segno ultimo della sua incapacità di controllarsi e di avere il senso del limite con l’uccisione dei propri figli. Mi sembra questa la cosa drammatica per cui è impossibile trovare una spiegazione che possa attribuire la colpa della società».