Corriere del Trentino

Molti cittadini chiedono di vedere i due fratellini

Molti cittadini sono stati colpiti dalla vicenda. Una mamma: «Mi sono sentita male»

- Di Stefano Voltolini

TRENTO La sala delle celle termiche, in fondo alla camera mortuaria di Trento, ha l’accesso sbarrato. Nel primo pomeriggio entrano Sara Failla, madre dei piccoli Alberto e Marco, la nonna materna e Alberto Sorrentino, il nonno paterno. Nella stanza ci sono tre bare: una grande per Gabriele e le altre due per i due piccoli. I familiari rimangono un’ora circa, poi escono e parlano con gli addetti del servizio funerario del Comune. Un breve colloquio per accordarsi sulle modalità delle esequie, che saranno nella forma più privata possibile. Niente funerali pubblici: Gabriele verrà cremato, i bambini sepolti oggi.

Nel loro sostare nella camera mortuaria i feretri sono al riparo anche dallo sguardo dei curiosi. Diverse persone comuni hanno cercato di dare un ultimo saluto ai due bambini, probabilme­nte toccati nel proprio intimo da un atto brutale come l’omicidio dei due figli di 4 e 2 anni e mezzo da parte del padre, che poi si è tolto la vita.

«Guarda, sono al lavoro, mi casca l’occhio e vedo la casa di Sardagna» racconta Daniela mentre entra nel corridoio della camera mortuaria. La donna è venuta a trovare il padre, sepolto da alcuni mesi nel cimitero di via Giusti, e si è avvicinata per dare un saluto ai piccoli. Il pensiero va all’ex hotel Panorama di Sardagna perché è da lì che Gabriele Sorrentino, dopo aver ucciso i figli, si è gettato. «Mi è venuto male. Anche perché avendo le bambine piccole sono stata toccata da vicino». La mamma dice quello che hanno pensato in tanti a proposito dell’omicidio-suicidio delle Albere. «Poteva ammazzarsi lui e basta — prosegue Daniela —. Invece, ha trascinato con sé i suoi figli. La primogenit­a, già grande, non è stata coinvolta».

Nel corridoio entrano due signore anziane. Anche loro per lo stesso motivo. Chiedono se le salme sono esposte e se sono fissati i funerali. «Sono cose che in Trentino fanno rabbrividi­re veramente» dice una delle due, che viene dal rione di San Giuseppe. «Purtroppo sono cose che succedono» le risponde l’altra.

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Solare Un’immagine sorridente del piccolo Alberto
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Rilievi La polizia scientific­a

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