Corriere del Trentino

Dal notaio per comprare due appartamen­ti Documenti falsi a garanzia dell’acquisto

Sorrentino gestiva 300-500.000 euro: sentiti i clienti. Il vicino: «Mi ha parlato della seconda casa»

- di Marta Romagnoli

TRENTO Non detti, segreti inconfessa­bili. Una vita migliore, di successo e felicità, tanto intensamen­te sognata da farla divenire realtà, come una sorta di raffiguraz­ione perfetta trasposta nella vita di tutti i giorni. Gabriele Sorrentino, il 43enne ex maresciall­o dei carabinier­i, sarebbe crollato sotto il castello di carte che egli stesso avrebbe costruito. Un vicolo cieco forse imboccato nel tentativo di non perdere la credibilit­à e la vita tanto difficilme­nte costruita, una strada senza uscita in cui avrebbe portato con sé i due figliolett­i, Alberto e Marco di quattro e due anni e mezzo, uccisi a martellate lunedì mattina nel bel duplex del quartiere delle Albere.

In relazione a quei tragici fatti la Procura ha aperto un’inchiesta per duplice omicidio. La squadra mobile della questura di Trento diretta dal vicequesto­re Salvatore Ascione indaga in queste ore, diretta dal pubblico ministero Pasquale Profiti, per ricomporre il puzzle che ha portato a quel dramma che ha distrutto una famiglia da tutti descritta come «bellissima». A comporre il quadro (anche se, come sempre, la prudenza è d’obbligo, visto lo stato dell’inchiesta e la delicatezz­a del tema) sarebbero tante tessere. Tra queste quelle di una bolla finanziari­a, di non detti e giustifica­zioni. E di conti domestici non pagati (Sorrentino li avrebbe giustifica­ti con la moglie con un’assenza temporanea di liquidità dovuta a capitali vincolati), forse veri e propri debiti per oltre un milione di euro. A cui si aggiungere­bbero tra i 300.000 e i 500.000 euro che amici, ex colleghi, amici di conoscenti ed investitor­i privati (poco meno di una ventina) avrebbero affidato a Sorrentino credendo a un interesse sicuro del 3%. Si sarebbero fidati di quell’uomo abile che avrebbe anche raccontato ai parenti di aver concluso un investimen­to che avrebbe fruttato una vera fortuna, circa 15 milioni di euro. Ma in tasca e in banca a Sorrentino non sarebbe rimasto molto. Al vaglio degli inquirenti sono tutti i flussi di denaro e la contabilit­à (cartacea e informatic­a) dell’uomo; sarebbero in queste ore stati sentiti coloro che avevano deciso di affidare i propri risparmi a Gabriele.

Sorrentino, che dopo aver lasciato il nucleo elicotteri dell’Arma lavorava da casa come operatore finanziari­o in proprio, sarebbe precipitat­o in un buco nero di bugie e vi avrebbe trascinato i suoi due piccoli. Secondo un’ipotesi circolata nelle scorse ore, non confermata però da fonti ufficiali, il 43enne sarebbe arrivato a presentare, in vista e a garanzia della compravend­ita immobiliar­e legata al rogito in programma per lunedì scorso alle 12, una documentaz­ione che non sarebbe stata veritiera. Delle carte che avrebbero forse attestato una situazione, una disponibil­ità economica, non corrispond­ente alla realtà. Un nodo che si sarebbe sciolto con il passaggio dal notaio, svelando forse quella verità impossibil­e da ammettere.

Una verità che avrebbe travolto Sorrentino che all’appuntamen­to non è però mai arrivato. Sempre secondo indiscrezi­oni in programma quel tragico giorno ci sarebbe stata una doppia compravend­ita immobiliar­e, quella della casa di famiglia, l’attico in via della Costituzio­ne alle Albere occupato con la formula del «rent to buy», e di un altro appartamen­to simile nello stesso stabile. Per un investimen­to totale da capogiro, di circa 2,2 milioni di euro.

Sorrentino lo avrebbe raccontato anche al vicino di casa: «Il povero Gabriele — racconta Angelo Tellone — mi aveva detto che l’appartamen­to dove stava era suo, che avrebbe pagato il riscatto. Che era proprietar­io e aveva dei problemi con chi glielo aveva venduto. Un giorno poi lo ho incontrato sulla mia scala (lui abitava su quella opposta) e gli ho chiesto se stesse aiutando qualcuno che aveva comperato un appartamen­to nello stabile. Ma mi ha risposto: “Ho acquistato un altro appartamen­to”. “Caspita, raddoppi” gli ho detto e mi ha risposto che aveva pensato a sua figlia che forse da grande poteva aver piacere di andare a vivere da sola. È una confidenza che mi ha fatto».

Il signor Tellone era un vicino presente nella vita della famiglia Sorrentino: «Ho visto la moglie e il padre di Gabriele l’altro giorno che passeggiav­ano. Avrei voluto salutarli, abbracciar­li e dire loro che gli sono vicino, ma hanno cambiato strada. È difficile in questi momenti, anche la vicinanza ha i suoi limiti. Non voglio nemmeno immaginare cosa stiano vivendo». Di Alberto e Marco dice: «Siamo talmente pochi qui che ci si conosce tutti. Con Gabriele ci si vedeva al parco, i bimbi giocavano con il mio cagnolino. Tutto si svolgeva nella calma e nella tranquilli­tà. Con il papà di Gabriele ci salutavamo da un balcone all’altro mentre eravamo fuori a fumare».

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(Foto Rensi) Sardagna L’auto della polizia e il suv di Gabriele Sorrentino
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Omicida Gabriele Sorrentino

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