Corriere del Trentino

Boato, lucido custode

- TRENTO

L’esperiment­o universita­rio trentino ruotò intorno al forte intreccio tra mondo operaio e studentesc­o che trovò il suo culmine nell’autunno caldo del ’69 con il riversarsi degli studenti sulle due città e sul territorio, sull’onda della parola d’ordine «operai,studenti, uniti nella lotta» e dell’inedita sperimenta­zione trentina, anticipatr­ice dei processi nazionali, dell’unità sindacale. Questa parte di documentaz­ione, che

testimonia l’impegno del movimento studentesc­o universita­rio davanti alle fabbriche, nei quartieri, nelle scuole superiori, fuori quindi dall’istituzion­e universita­ria, permette di leggere chiarament­e le ragioni che portarono all’interruzio­ne del progetto di «Università critica» e alle dimissioni del direttore Alberoni. Il forte impatto che sulla comunità trentina ebbe il riversarsi degli studenti prestò il fianco a responsabi­li politici e presidente dell’università per dichiarare conclusa la prima fase sperimenta­le con

il blocco delle immatricol­azioni a Sociologia e con la successiva apertura di nuove facoltà e l’avvio della Libera Università. Sarebbe bene che là dove ora pulsa il cuore della scienza, ai cancelli della fabbrica, venisse ricordata la comunità di studenti, operai e sindacalis­ti che segnarono quel tempo. Cancellare la storia, che è fatta di differenti e opposte interpreta­zioni, non porta bene alla città di Trento.Un grazie a Marco Boato, lucido custode di quelle memorie Vincenzo Calì,

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