De Laurentis: siamo diventati un riferimento
Artigiani, pubblicato l’editoriale di commiato del presidente uscente «L’associazione ha i conti in ordine». Appalti, attacco la massimo ribasso
TRENTO Roberto De Laurentis scrive il suo ultimo editoriale da presidente dell’associazione Artigiani. Rivendica il fatto di lasciare un’associazione in ordine con i conti, diventata «un riferimento tanto per la politica quanto per le altre categorie economiche provinciali». Inoltre si scaglia contro «la folle corsa al massimo ribasso» in tema di appalti per realizzare le opere pubbliche.
Il 27 aprile è in agenda l’assemblea degli Artigiani, in cui verrà nominato il successore di De Laurentis, presidente per due mandati di 4 anni ciascuno. In questo periodo il numero di dipendenti è aumentato da 257 persone, tre in più di 8 anni fa, mentre i dirigenti sono diminuiti di 6 unità. «Una buona macchina organizzativa, articolata e complessa, in grado di supportare quasi diecimila associati suddivisi in trentanove mestieri diversi».
L’ultimo bilancio è in utile: «Al 31 dicembre 2016 il consolidato registra un leggero aumento di ricavi (+1,5%) che vanno a 19.584.000 euro, un leggero aumento di costi (+0,6%) a 18.833.000 euro un risultato ante-imposte di 837.000 euro, imposte per 560.000 euro, un utile netto di esercizio a 276.000 euro. Con un costo di manodopera (+2,3%) a 11.012.000 euro che incide per il 56,2% sui costi mentre desidero ricordare come l’occupazione femminile superi il 65% della forza-lavoro totale. Così la situazione patrimoniale, con capitale e riserve a 9.042.000 euro ed immobili per un valore commerciale di 24.613.000 euro». «Ritengo sia un risultato molto positivo che si aggiunge a quelli, altrettanto positivi, conseguiti nei precedenti sette anni del mio mandato contraddistinto, peraltro, da una crisi iniziata già nel 2008». «Tuttavia — afferma — mi piace ricorrere alla frase di John Belushi “quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare”».
Ad li là dei numeri, De Laurentis rivendica, nei bilanci, «le note integrative allegate che parlano di forza acquisita, di spazi occupati, di come si è percepiti, di quali valori siano stati messi in campo, di quali siano le intenzioni, a quale livello siano credibilità ed autorevolezza». Per in futuro, inoltre, l’associazione di categoria «che ieri poteva essere solo e semplicemente un sindacato», «oggi non può non essere un’impresa erogatrice di ottimi servizi – tra i quali, per l’appunto, c’è il fare sindacato – se vuole vivere anche domani».
Poi il tema delle opere pubbliche. «Tra battaglie all’ultimo sangue sulla progettazione, appalti banditi e ribanditi, ricorsi e controricorsi in tribunale, general contractor votati a fare l’asso-pigliatutto, appaltatori d’assalto e senza scrupoli, subappaltatori disperati e senza domani, l’unica certezza è quella di una folle corsa al massimo ribasso». «Esempi non ne mancano nemmeno in Trentino, ma il problema si porrà con ancora maggior forza se partiranno gare quali, ad esempio, il Not o legate alla realizzazione di infrastrutture logistiche e stradali. Che finiranno, come il miele, per attirare molte e fastidiose mosche. Eppure mi piacerebbe tornare a parlare di responsabilità e senso del dovere dei tanti onesti dirigenti pubblici, pagati come tali, ma messi in condizione di non fare nulla da una burocrazia paranoica, invadente, invasiva, autoreferenziale del tipo “ce lo chiede Bruxelles”. Eppure mi piacerebbe tornare a parlare di lavori affidati per la fiducia nell’impresa e non per l’amicizia con l’imprenditore».
A fine aprile in assemblea potrebbe presentarsi, come candidato, Marco Segatta, da poco rinnovato alla presidenza del C5. Lui scioglierà le ultime riserve all’inizio della prossima settimana. Da vedere se ci saranno altri candidati.