Arte africana, a Milano anche le opere del bolzanino Sandoli
Si inaugura oggi a Milano una mostra importante dedicata all’arte del continente africano. La rassegna Il cacciatore bianco – The white hunter Memorie e rappresentazioni africane, che apre stasera i battenti e resterà aperta fino al 3 giugno prossimo al Centro per l’arte contemporanea FM, raccoglie insieme alle opere di artisti contemporanei anche pezzi di arte africana tradizionale provenienti da diverse collezioni private. Uno dei preziosi oggetti di arte antica africana inseriti nel percorso espositivo appartiene al collezionista bolzanino Andrea Sandoli. «La mostra curata da Marco Scotini — spiega il collezionista — indaga sull’arte antica e contemporanea in Africa, e lo fa richiamandosi idealmente alla Biennale di Venezia del 1922 dove furono esposte per la prima volta sculture d’arte africana. In una sorta di possibile ricostruzione di quella tredicesima edizione della Biennale, che voleva essere un’esposizione dell’arte mondiale, in questa mostra del FM le opere degli artisti africani contemporanei selezionati dialogano con un nucleo di idoli e maschere antiche provenienti dal Mali, dalla Costa d’Avorio, dal Camerun, dal Gabon, dal Congo e dall’Angola. Il mio contributo è una maschera in legno Dan/ Kran della Costa d’Avorio». Mentre allora, agli albori del Fascismo, si guardava con curiosità a quella che veniva chiamata «arte negra» sottolineandone l’apparente ingenuità e primitivismo in contrasto con l’arte occidentale considerata più evoluta, nella mostra milanese si parte invece da una critica radicale allo sguardo dell’Occidente verso il continente africano e la sua arte. Il nostro rapporto con l’arte cosiddetta primitiva africana infatti è perlomeno ambiguo, basti pensare all’influenza che l’arte africana ha avuto sull’arte figurativa moderna. È noto che artisti come Picasso, Matisse, Braque e gli altri frequentassero il museo del Trocadero, il primo museo etnografico aperto nel 1882 a Parigi, dove conobbero l’art nègre, e come avessero nei loro atelier collezioni di sculture africane a cui si ispirarono. Nelle opere di molti artisti del Novecento, da Picasso a Klee, a Max Ernst, fino a Carrà, si riconoscono riproduzioni di modelli africani. Queste a loro volta hanno influenzato il nostro gusto e la nostra percezione estetica.
Prima ancora ci fu il colonialismo, molti atteggiamenti di supremazia dell’Occidente derivano da esso. Per questo la mostra The white hunter non è soltanto una mostra sull’arte africana, ma indaga anche sulle forme di rappresentazione e ricostruzione della memoria, sul ruolo dell’Occidente e non per ultimo mette in luce la scena poco conosciuta del collezionismo in Italia, di cui Andrea Sandoli con una raccolta di una trentina di pezzi autentici e centinaia di libri rari è un esponente.