Corriere del Trentino

«Testamento biologico? Legge vicina, ce la faremo»

Mina Welby: «Testamento biologico, sono fiduciosa. La Chiesa? Cambia»

- di Silvia Pagliuca

«La strada da percorrere è ancora lunga ma sono fiduciosa». Mina Welby, ad Arco per la Festa della Laicità, parla della legge sulle disposizio­ni anticipate di trattament­o: «Ce la faremo. È un passo avanti importante». Poi aggiunge: «Tante persone mi chiedono di poter morire in Svizzera».

TRENTO Undici anni fa, Piergiorgi­o Welby, giornalist­a e scrittore malato di distrofia muscolare, sceglieva di morire. Una storia privata, la sua, divenuta ben presto pubblica grazie anche all’impegno dell’instancabi­le Mina, sua moglie, oggi co-presidente dell’Associazio­ne Luca Coscioni. Lei, che fu la prima a stargli accanto per accompagna­rlo verso la dolce morte e che da allora non ha mai smesso di combattere affinché anche l’Italia possa dotarsi di una legge sull’eutanasia, sarà oggi e domani al Laikoday di Arco, la Festa della Laicità organizzat­a dai Laici Trentini per i Diritti Civili. «Perché la strada da percorrere è ancora lunga — confida la donna originaria di San Candido — ma io sono ottimista».

Il 20 dicembre del 2006 si spegneva suo marito, Piergiorgi­o, diventato simbolo del diritto all’autodeterm­inazione del malato. Il suo caso ha innescato una riflession­e profonda nel Paese rispetto al fine-vita, rinnovata dai casi di Eluana Englaro e, più recentemen­te, di dj Fabo. Cosa è cambiato da allora?

«È stato un percorso lungo e difficile: abbiamo iniziato da soli, ma oggi non siamo più soli. Abbiamo davanti una società più informata e pronta a discutere».

Perché allora la legislazio­ne è ferma?

«Purtroppo, la politica è più indietro rispetto alla società. C’è chi si mette sulle barricate, perdendo la bussola. Politici così sono stantii, non capiscono più cosa significhi fare qualcosa per i cittadini».

Cosa ha pensato quando ha visto che in parlamento, quando si doveva discutere della legge sulle disposizio­ni anticipate di trattament­o, c’erano appena una ventina di parlamenta­ri?

«Non mi sono stupita perché so che questo è l’iter parlamenta­re. Anzi, devo spezzare una lancia in questo caso a loro favore: so che alcuni parlamenta­ri hanno lavorato molto nei gruppi e spero che tutti i partiti lascino libertà di coscienza nel voto».

Cosa pensa di questo provvedime­nto?

«Sono ottimista: secondo me ce la faremo. È un passo avanti importante: le persone devono poter scegliere e i medici devono poter eseguire le volontà dei pazienti. Avere un testamento biologico serve così come servirebbe una legge sull’eutanasia, ma su quella dovremo aspettare la prossima legislatur­a».

Cosa risponde a chi obietta che un Paese civile non può «dare» o «far dare» la morte?

«Io credo che se il suicidio non è un crimine non dovrebbe esserlo neanche l’eutanasia. E dunque, dovremmo depenalizz­are chi aiuta il suicidio. È una questione di etica».

Lei conosceva dj Fabo?

«Non direttamen­te, ma ho conosciuto la sua compagna, l’ho abbracciat­a e le ho detto che è una grande donna».

La salma di dj Fabo è potuta entrare in Chiesa. Per Piergiorgi­o non fu così.

«La Chiesa ha fatto dei passi avanti, è più misericord­iosa. A Piergiorgi­o questa possibilit­à fu negata, ma probabilme­nte fu una questione politica: con i Radicali sul tema dell’eutanasia stavamo facendo davvero tanto rumore».

Quante persone, invece, ricorrono all’eutanasia in maniera silenziosa e clandestin­a?

«Tante. Solo negli ultimi due anni, oltre 300 persone si sono rivolte alla mia associazio­ne per chiedere di essere accompagna­te in Svizzera per una morte dignitosa».

Lei ha deciso fin da primo momento di sostenere suo marito?

«In realtà no, fu molto difficile condivider­e la sua decisione: per diverso tempo ho cercato di aiutarlo a vivere, poi ho capito che aveva ragione. Da allora, è diventata una vera e propria battaglia contro una politica sorda in cui siamo sempre stati insieme».

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 ??  ?? La battaglia Mina Welby (vero nome Wilhelmine Schett) è nata a San Candido e ha insegnato a Merano. Suo marito Piergiorgi­o chiese e ottenne di morire nel 2007
La battaglia Mina Welby (vero nome Wilhelmine Schett) è nata a San Candido e ha insegnato a Merano. Suo marito Piergiorgi­o chiese e ottenne di morire nel 2007

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