Corriere del Trentino

«Renzi ha annichilit­o i territori»

Congresso Pd, parla Emiliano: «Partiti locali, sì alla federazion­e. Autonomia da tutelare»

- Di Erica Ferro

Farà tappa oggi a Trento e Rovereto Michele Emiliano, candidato alla segreteria nazionale del Pd alle primarie del prossimo 30 aprile. «La precedente segreteria — è l’affondo di Emiliano, che in provincia presenterà la propria mozione — non amava le autonomie, mentre a me il progetto di un Pd confederat­o interessa». E dell’ex premier dice: «Renzi annichiliv­a i territori».

TRENTO Favorevole alla costituzio­ne di un partito territoria­le confederat­o con il Pd nazionale, sostenitor­e acceso dell’unità della sinistra e della pluralità all’interno del Partito democratic­o, Michele Emiliano, candidato alla segreteria nazionale dei democratic­i alle primarie del prossimo 30 aprile, farà tappa oggi a Trento e Rovereto per illustrare la propria mozione: «La precedente segreteria non amava le autonomie — afferma — mentre a me il progetto di un Pd confederat­o interessa molto».

Come è nato il rapporto con Andrea Miorandi per la costituzio­ne del comitato a supporto della sua candidatur­a alle prossime primarie?

«Si tratta di un’amicizia nata sulla base di storie, valori e passione politica comuni, attraverso una telefonata. Una stima reciproca che ci ha consentito di partire per un cammino in salita, di avviare una strada, quella della nostra area del Pd “Fronte democratic­o”, che vuole tornare a un partito che faccia della partecipaz­ione la propria cifra, restituisc­a un ruolo alle questioni ambientali, dell’uguaglianz­a, del lavoro e che rilanci il processo di unificazio­ne europea verso gli stati uniti d’Europa, in cui le autonomie di Trentino e Alto Adige potrebbero avere un rapporto diretto con il governo europeo, non più mediato dai governi nazionali».

Lei favorirebb­e un Pd confederat­o in Trentino?

«Assolutame­nte sì, anche perché in realtà il Pd ha già uno statuto federale, nonostante questa caratteris­tica sia stata annichilit­a dalla precedente segreteria, che non amava le autonomie istituzion­ali e con la quale il partito non era espression­e dei territori, bensì dei rapporti di fiducia fra il segretario e singoli esponenti, tutti della stessa provenienz­a. Il modello istituzion­ale che ha dato a Trentino e Alto Adige tanto successo credo debba avere proiezioni anche sull’autonomia del partito e sono convinto che il 30 aprile anche in Trentino ci sarà un’alta partecipaz­ione che ci consentirà di strutturar­e questo progetto».

L’autonomia, però, è sottoposta a continui attacchi.

«L’idea di rimettere in discussion­e questa architettu­ra politica e istituzion­ale mi sembra un errore politico molto grave. Penso che il successo della pacifica convivenza e del modo intelligen­te attraverso il quale le Province sono cresciute vada proseguito e aggiornato, ma senza stravolgim­enti. Gli attacchi sono quasi sempre il frutto irresponsa­bile di chi vuole sfruttare i nazionalis­mi, che nella storia dell’Europa non hanno mai portato nulla di buono».

Tornando al Pd trentino, i suoi esponenti sono rimasti sostanzial­mente uniti, evitando la scissione. È giusto rimanere all’interno del partito?

«Dividere la sinistra è una grande responsabi­lità che ci siamo assunti nel tempo con continue divisioni. La mia mozione è una risposta in termini di unità a un processo di dissoluzio­ne della sinistra e del centrosini­stra che andrebbe solo a vantaggio dell’antipoliti­ca e del populismo. Quando mi accusano, come capita, di essere populista, credo mi facciano un compliment­o: nella mia vita politica non l’ho mai praticato, ma quello che ho dentro è un popolarism­o, espression­e dell’anima popolare della sinistra italiana, del cattolices­imo democratic­o, del partito socialista, perché in tutte queste aree costituent­i il Pd il contatto col popolo era essenziale».

I dem locali, pochi mesi fa, si sono compattati in maniera del tutto uniforme per sostenere il sì il 4 dicembre, congelando le differenze. Il Pd deve tornare plurale? Deve uscire dai tatticismi?

«Credo che una proposta di riforma costituzio­nale, e questo è stato un errore ammesso dallo stesso Renzi, non possa dar vita a un’indicazion­e di partito basata sulla disciplina. Se fossimo stati più plurali e ci fossimo dati maggiore agibilità sul referendum, la più grave sconfitta politica degli ultimi vent’anni, saremmo forse meno indietro nei sondaggi e potremmo più facilmente pensare a una rimonta alle elezioni del 2018».

Le sue istanze, almeno per il momento, non sembrano fare presa nei circoli trentini del Pd: ha il 5,5%. Come pensa di recuperare terreno?

«Non prevedevo di ottenere molti voti nei circoli, ci siamo candidati quasi alla fine del tesseramen­to, il nostro obiettivo è il 30 aprile e sarà tutta un’altra partita. La mia mozione è quella più ambientali­sta e più rivoluzion­aria rispetto al passato renziano e ha consentito al congresso di non ridursi a un confronto senza senso fra l’ex presidente del consiglio e un suo ministro».

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Determinat­o Michele Emiliano, candidato alla segreteria del Pd

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