Vinitaly, debutta il Doc delle Venezie «Basta campanili»
Doc delle Venezie, ieri il debutto al Vinitaly. Rossi: «Mettiamo da parte i campanili»
TRENTO «Con il Pinot Grigio Doc delle Venezie vogliamo percorrere la stessa strada del Prosecco». È determinato Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, che ieri negli spazi di Mipaaf al Vinitaly di Verona ha presentato la nuova Doc delle Venezie insieme al presidente della provincia di Trento Ugo Rossi e alla presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani.
Il 2017 sarà la prima annata di questa nuova denominazione di origine controllata che raggruppa le tre regioni del Nord Est che producono l’85% del Pinot Grigio italiano. «Stiamo parlando di 170 milioni di bottiglie di Pinot Grigio Doc delle Venezie, di cui il 55% viene prodotto in Veneto», ha aggiunto Zaia. Il resto è diviso tra Friuli e Trentino (dove i principali produttori son Cavit e Mezzacorona: il Veneto ha 13.500 euro, il Friuli 7.100, il Trentino 2.900). Per questo Ugo Rossi ha sottolineato come questa Doc, frutto di anni di lavoro del Consorzio interregionale, sia una grande opportunità per tutti i produttori: «Si tratta di un consolidamento, ma anche di una valorizzazione che punta anche a esplorare nuovi mercati e nuove opportunità di promozione, mettendo da parte i campanili e facendo invece un lavoro importante di squadra. Un atteggiamento che si legge anche nella governance della Doc che, nonostante i diversi pesi produttivi, ha dato parità di voce a tutte e tre le regioni senza differenze di sorta».
Pinot Grigio che è stato e continua a essere un vino da mercati esteri, primo su tutti gli Stati Uniti. «Oggi — ha sottolineato Zaia — le istituzioni consegnano ai viticoltori una Ferrari chiavi in mano e con il pieno di benzina. Dobbiamo andare uniti sui mercati con una visione industriale che punti sulla qualità: dobbiamo pensare più alla valorizzazione del prezzo che alle quantità. Il Prosecco deve essere l’esempio da seguire». Presidente del neonato consorzio delle Venezie è il roveretano Albino Armani.
Trentodoc stella polare
Mentre il Triveneto fa squadra con il Pinot Grigio, in provincia di Trento la situazione vitivinicola è spaccata tra Vi- e Consorzio Vini. «Sarebbe auspicabile trovare una strada comune», fa sapere Graziano Molon, direttore del Consorzio che raggruppa 93 realtà vinicole trentine. A mettere tutti d’accordo potrebbe essere il Trentodoc, definito dal direttore «stella polare della viticoltura locale, attorno alla quale valorizzare le produzioni di vini fermi identitari». Probabilmente in quest’ottica si muoverà anche il restyling, previsto per il prossimo anno, dell’immagine istituzionale del Consorzio a fiere come Vinitaly e Prowein.
E vanno verso il trend delle bollicine molte delle novità presentate al vinitaly dai produttori di Trento. Due su tutti, De Vescovi Ulzbach e Maso Chini. Il primo, giovane ma ormai affermato produttore di Teroldego, ha aspettato l’expo di Verona per lanciare sul mercato k900, annata 2011, 60% Chardonnay e 40% Pinot Nero, 55 mesi di affinamento sui lieviti, 2mila bottiglie in tutto a un prezzo di 35 euro in cantina. La De Vescovi Ulzbach è un’azienda giovane ma che ha fatto passi da gigante: dalle 9mila bottiglie del 2006 è passata a 70mila, per circa 500mila euro di fatturato. Oltre al metodo classico, Giulio de Vescovi — titolare della cantina e uno degli undici «Teroldego Boys» il gruppo appena nato per la valorizzazione del rosso principe della Piana Rotaliana — ha presentato anche Kino Nero, uvaggio di Groppello Merlot e Teroldego pensato per il mercato americano. «Per questo lo abbiamo chiamato Kino, soprannome di padre Eusepio Francesco Chini, co-fondatore dello Stato dell’Arizona e unico italiano presente al famedio di Washington fra i cento personaggi più importanti della storia degli Usa». E sono dedicate a padre Eusebio anche le due etichette di bollicine di Maso dei Chini, nuova realtà nata dall’acquisizione di Maso Wallenburg da parte di Graziano Chini, titolare della concessionaria Rotalnord e discendente del religioso trentino tanto famoso negli Usa. Per ora la produzione è di circa 20mila bottiglie all’anno, ma l’obiettivo è di arrivare almeno a 30mila, grazie ai 25 ettari di proprietà.
Non solo vino
Il Vinitaly è un ottimo palcoscenico anche per altri prodotti alcolici. Per questo Rudi Zeni dell’Azienda agricola Roberto Zeni (120mila bottiglie per 600mila euro di fatturato) ha scelto Verona per far conoscere la sua seconda vita da brewer e le sue etichette di birra «Nero Brigante» prodotte con luppolo della Val di Non e dedicate al covo di briganti che secondo leggenda abitava le colline dei Sorni. Tre le tipologie prodotte «stile hell», «stile Vienna lager», «stile Weizen», per una produzione di circa 15mila pezzi. «Il prezzo in enoteca per il formato da 750 ml è di circa 9 euro, per ora la distribuzione è solo trentina, ma punto a uscire dai confini regionali», spiega Zeni, mentre il padre Roberto presenta con orgoglio la produzione biologica: «È un sogno che si realizza. Dal 2016 tutto il nostro Teroldego è bio e così anche la Nosiola e il Sauvignon. È stato un lavoro lungo e impegnativo, una vera e propria sfida».