Statuto, parlamentari divisi Sì al processo partecipativo
TRENTO Parlamentari trentini divisi sulla riforma dello Statuto. Ieri la Consulta guidata da Giandomenico Falcon ha ascoltato proprio i pareri dei rappresentanti provinciali in Parlamento, in un passaggio definito «importante e decisivo» dal presidente.
«Il documento finale per la riforma dello Statuto sarà una versione più forte del documento preliminare — spiega Falcon —. La forza in più deriverà non solo dall’ accordo con la Convenzione di Bolzano, ma anche dal processo partecipativo». E il tema della partecipazione, di fatto, è il filo conduttore degli interventi dei parlamentari. Nonostante il centrodestra e il centrosinistra continuino a mostrare un’opinione contrapposta circa la validità e utilità del referendum costituzionale, tutti condividono la necessità di instaurare un processo partecipativo sul tema dell’autonomia.
«Il governo voleva modificare la Costituzione — afferma il senatore della Lega Nord Sergio Divina —. Ma non aveva fatto i conti con il parlamento e con il Paese. Per un certo periodo il pericolo che anche a Trento nascesse la smania di dover cambiare le cose tanto per farlo è stato molto forte. Fortunatamente non è stato così e adesso possiamo occuparci di migliorare il nostro Statuto, che anche nella sua forma attuale risulta invidiabile». Non è della stessa opinione sul referendum Giorgio Tonini, senatore del Pd: «Per colpa della vittoria del “no” dobbiamo aspettare la successiva legislatura per procedere con la riforma del Terzo Statuto, in vista della quale è necessario creare una sintesi condivisa». L’impresa sembra difficile, ma tutti sono convinti della necessità della riforma.
A tal fine, sia la Consulta che i parlamentari riflettono sulla possibilità di inserire un preambolo nello Statuto. Se da una parte Tonini e il suo schieramento diffidano di una simile proposta, dall’altra il Patt e il senatore Franco Panizza spingono per mettere in luce l’utilità di tale strumento. «Il preambolo servirebbe ad aumentare il livello di coscienza collettiva — argomenta Panizza —. Sarebbe un mezzo perfetto per inquadrare il tema all’interno dell’attuale contesto socio-economico».
«Affrontare il tema dell’autonomia senza l’ombrello dell’intesa non deve condurci a interrompere il nostro impegno — sostiene Lorenzo Dellai — Avremo solo bisogno di più tempo».