IL PATRIMONIO DA COLTIVARE
Il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone, ha ribadito che Regioni e Province a statuto speciale non possono limitare o condizionare gli obblighi di trasparenza stabiliti dalla normativa statale: l’impulso era arrivato grazie all’associazione «Più democrazia in Trentino» che criticava la mancata applicazione, a livello locale, di una serie di norme previste dal decreto legislativo 33 del 2013. Secondo un recente studio demoscopico, intanto, si apprende che il Trentino Alto Adige è terzo nella classifica relativa alla partecipazione politica: la ricerca si basa su alcuni indicatori che possono dare un quadro forse non preciso, ma almeno tendenziale.
Le interpretazioni delle due notizie, pubblicate ieri, possono seguire diverse prospettive. Che la partecipazione politica popolare sia alta è un aspetto positivo, mentre è un fatto negativo che Province autonome e Regione assicurino livelli di trasparenza inferiori a quanto previsto a livello nazionale. La forbice che si crea, oltre a poter dare luogo a conflitti, mostra uno scollamento pericoloso tra cittadini e amministratori: i primi desiderosi di essere coinvolti nella gestione della cosa pubblica, i secondi più attenti a circoscrivere la circolazione delle informazioni relative alla medesima cosa pubblica.
D’altra parte, guardando i dati, ci si accorge che il terzo posto del Trentino Alto Adige nella partecipazione politica popolare deriva da una percentuale del 7,3% di «over 14» che intervengono attivamente nel dibattito pubblico. Una quota più alta della media nazionale, ma insufficiente, evidentemente, a condizionare le decisioni politiche sullo stesso terreno. È quindi possibile che la «maggioranza silenziosa» non sia così interessata a simili tematiche e che il calcolo dei decisori politici si basi su questo. Legittimo (fino a quando non ci sono violazioni dell’ordinamento), ma non particolarmente lusinghiero, se si pensa che trasparenza e partecipazione sono un patrimonio da coltivare e non da limitare o da umiliare, come accaduto in passato quando ai cittadini virtuosi non si è riconosciuta la dignità di interlocutori, non motivando nemmeno le scelte contrarie alle proposte da essi presentate.
Le risposte, peraltro, richiedono non solo educazione, ma anche coraggio (non tanto, a dire il vero: non parliamo di eroi) e idee. Sarebbe bello che ne circolassero di più e che fossero valutate per il loro valore intrinseco, non scartate per pigrizia o per ragioni nemmeno esplicitate.