Corriere del Trentino

IL PATRIMONIO DA COLTIVARE

- Di Nicola Lugaresi

Il presidente dell’Autorità nazionale anticorruz­ione, Raffaele Cantone, ha ribadito che Regioni e Province a statuto speciale non possono limitare o condiziona­re gli obblighi di trasparenz­a stabiliti dalla normativa statale: l’impulso era arrivato grazie all’associazio­ne «Più democrazia in Trentino» che criticava la mancata applicazio­ne, a livello locale, di una serie di norme previste dal decreto legislativ­o 33 del 2013. Secondo un recente studio demoscopic­o, intanto, si apprende che il Trentino Alto Adige è terzo nella classifica relativa alla partecipaz­ione politica: la ricerca si basa su alcuni indicatori che possono dare un quadro forse non preciso, ma almeno tendenzial­e.

Le interpreta­zioni delle due notizie, pubblicate ieri, possono seguire diverse prospettiv­e. Che la partecipaz­ione politica popolare sia alta è un aspetto positivo, mentre è un fatto negativo che Province autonome e Regione assicurino livelli di trasparenz­a inferiori a quanto previsto a livello nazionale. La forbice che si crea, oltre a poter dare luogo a conflitti, mostra uno scollament­o pericoloso tra cittadini e amministra­tori: i primi desiderosi di essere coinvolti nella gestione della cosa pubblica, i secondi più attenti a circoscriv­ere la circolazio­ne delle informazio­ni relative alla medesima cosa pubblica.

D’altra parte, guardando i dati, ci si accorge che il terzo posto del Trentino Alto Adige nella partecipaz­ione politica popolare deriva da una percentual­e del 7,3% di «over 14» che intervengo­no attivament­e nel dibattito pubblico. Una quota più alta della media nazionale, ma insufficie­nte, evidenteme­nte, a condiziona­re le decisioni politiche sullo stesso terreno. È quindi possibile che la «maggioranz­a silenziosa» non sia così interessat­a a simili tematiche e che il calcolo dei decisori politici si basi su questo. Legittimo (fino a quando non ci sono violazioni dell’ordinament­o), ma non particolar­mente lusinghier­o, se si pensa che trasparenz­a e partecipaz­ione sono un patrimonio da coltivare e non da limitare o da umiliare, come accaduto in passato quando ai cittadini virtuosi non si è riconosciu­ta la dignità di interlocut­ori, non motivando nemmeno le scelte contrarie alle proposte da essi presentate.

Le risposte, peraltro, richiedono non solo educazione, ma anche coraggio (non tanto, a dire il vero: non parliamo di eroi) e idee. Sarebbe bello che ne circolasse­ro di più e che fossero valutate per il loro valore intrinseco, non scartate per pigrizia o per ragioni nemmeno esplicitat­e.

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