Corriere del Trentino

«Dati disponibil­i, chiunque può chiederli»

Trasparenz­a, la Provincia replica ai rilievi di Cantone. Kompatsche­r (Regione) attacca i comitati

- Linda Pisani © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

TRENTO Sugli obblighi di pubblicità, trasparenz­a e diffusione di informazio­ni è tutto regolare. Per la Provincia di Trento la struttura normativa applicativ­a attuale è sufficient­emente in linea con quanto richiesto da Cantone. Questo in risposta alla nota del presidente dell’Autorità nazionale anticorruz­ione (vedi Corriere del Trentino di ieri) in cui Catone sottolinea che «non è prevista nessuna deroga al decreto 33 del 2013 contenente le linee guida recanti le indicazion­i sull’attuazione degli obblighi di pubblicità, trasparenz­a e diffusione di informazio­ni. Neanche per le Regioni a statuto speciale e le Province autonome di Trento e Bolzano».

La questione era stata sollevata dall’associazio­ne «Più Democrazia in Trentino», che non solo ha chiamato in causa Cantone, ma con due petizioni (depositate in Provincia e in Regione di cui si dovrà discutere) dice pure che la Provincia autonoma di Trento e la Regione Trentino Alto Adige non sarebbero in regola con i previsti obblighi pubblicità e trasparenz­a dettati dalle direttive dell’Autorità nazionale anticorruz­ione.

Per l’associazio­ne almeno il 50% di questi obblighi sarebbero stati completame­nte eliminati: si va dalla mancata comunicazi­one della dichiarazi­one dei redditi dei sindaci dei comuni sopra i 15.000 abitanti (di competenza regionale, oggi in Trentino Alto Adige l’obbligo vale solo sopra i 50.000 abitanti) alla comunicazi­one di attività ambientali, di opere pubbliche, di pianificaz­ione territoria­le (di competenza provincial­e).

E, se per la Regione Trentino Alto Adige anche in Provincia a Trento si riconosce a denti stretti che la legge non è così adeguata come dovrebbe — ma si stanno valutando le modifiche da apportare — per la Provincia autonoma di Trento ci sarebbe un ben nutrito corpo di norme che disciplina­no tali indicazion­i, tutte in linea con quanto disposto dal decreto 33. Questo perché — spiegano in Piazza Dante — le indicazion­i del decreto 33 di fatto sono già applicate dalle legge provincial­e 4/2014 sulla trasparenz­a e dalla legge 19/2016 collegata alla finanziari­a che integra la legge 4. Avendo poi leggi specifiche, dovute alla competenza della Provincia, per evitare stratifica­zioni legislativ­e, il decreto 33 è stato applicato nei singoli ambiti chiamati in causa. Non solo. Per quanto non specificat­amente predispost­o, nella finanziari­a 2016, è stato sancito che «chiunque può richiedere un documento senza dover motivare un interesse specifico e concreto». Quindi, per quanto non esplicitam­ente pubblicato o diffuso, basta chiedere. Ma è sufficient­e per essere in regola? Per la Provincia sì, in consideraz­ione del fatto che Cantone ha riconosciu­to «che le Regioni a statuto speciale e le Province autonome di Trento e Bolzano possono individuar­e forme e modalità di applicazio­ne del decreto in ragione della peculiarit­à dei propri ordinament­i». Per il comitato Più democrazia in Trentino, invece, no.

Per la Regione interviene il governator­e Arno Kompatsche­r che replica piccato alla petizione dei comitati. «A questo punto — avverte Kompatsche­r — vorrei vedere cosa dice esattament­e il parere dell’Agenzia anticorruz­ione perché mi sembra che i comitati abbiano girato la risposta in base ai loro desiderata. Dalle informazio­ni che ho avuto, il presidente dell’Autorità Cantone dice che di non potersi esprimere sulla petizione».

A quanto pare le richieste dei comitati non saranno soddisfatt­e tanto facilmente, Kompatsche­r infatti non è affatto intenziona­to a modificare la norma regionale sulla trasparenz­a.

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Piazza Dante La sede della Provincia di Trento. L’ente, insieme alla Regione, è nel mirino del presidente Anac, Cantone

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