«Dati disponibili, chiunque può chiederli»
Trasparenza, la Provincia replica ai rilievi di Cantone. Kompatscher (Regione) attacca i comitati
TRENTO Sugli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni è tutto regolare. Per la Provincia di Trento la struttura normativa applicativa attuale è sufficientemente in linea con quanto richiesto da Cantone. Questo in risposta alla nota del presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (vedi Corriere del Trentino di ieri) in cui Catone sottolinea che «non è prevista nessuna deroga al decreto 33 del 2013 contenente le linee guida recanti le indicazioni sull’attuazione degli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni. Neanche per le Regioni a statuto speciale e le Province autonome di Trento e Bolzano».
La questione era stata sollevata dall’associazione «Più Democrazia in Trentino», che non solo ha chiamato in causa Cantone, ma con due petizioni (depositate in Provincia e in Regione di cui si dovrà discutere) dice pure che la Provincia autonoma di Trento e la Regione Trentino Alto Adige non sarebbero in regola con i previsti obblighi pubblicità e trasparenza dettati dalle direttive dell’Autorità nazionale anticorruzione.
Per l’associazione almeno il 50% di questi obblighi sarebbero stati completamente eliminati: si va dalla mancata comunicazione della dichiarazione dei redditi dei sindaci dei comuni sopra i 15.000 abitanti (di competenza regionale, oggi in Trentino Alto Adige l’obbligo vale solo sopra i 50.000 abitanti) alla comunicazione di attività ambientali, di opere pubbliche, di pianificazione territoriale (di competenza provinciale).
E, se per la Regione Trentino Alto Adige anche in Provincia a Trento si riconosce a denti stretti che la legge non è così adeguata come dovrebbe — ma si stanno valutando le modifiche da apportare — per la Provincia autonoma di Trento ci sarebbe un ben nutrito corpo di norme che disciplinano tali indicazioni, tutte in linea con quanto disposto dal decreto 33. Questo perché — spiegano in Piazza Dante — le indicazioni del decreto 33 di fatto sono già applicate dalle legge provinciale 4/2014 sulla trasparenza e dalla legge 19/2016 collegata alla finanziaria che integra la legge 4. Avendo poi leggi specifiche, dovute alla competenza della Provincia, per evitare stratificazioni legislative, il decreto 33 è stato applicato nei singoli ambiti chiamati in causa. Non solo. Per quanto non specificatamente predisposto, nella finanziaria 2016, è stato sancito che «chiunque può richiedere un documento senza dover motivare un interesse specifico e concreto». Quindi, per quanto non esplicitamente pubblicato o diffuso, basta chiedere. Ma è sufficiente per essere in regola? Per la Provincia sì, in considerazione del fatto che Cantone ha riconosciuto «che le Regioni a statuto speciale e le Province autonome di Trento e Bolzano possono individuare forme e modalità di applicazione del decreto in ragione della peculiarità dei propri ordinamenti». Per il comitato Più democrazia in Trentino, invece, no.
Per la Regione interviene il governatore Arno Kompatscher che replica piccato alla petizione dei comitati. «A questo punto — avverte Kompatscher — vorrei vedere cosa dice esattamente il parere dell’Agenzia anticorruzione perché mi sembra che i comitati abbiano girato la risposta in base ai loro desiderata. Dalle informazioni che ho avuto, il presidente dell’Autorità Cantone dice che di non potersi esprimere sulla petizione».
A quanto pare le richieste dei comitati non saranno soddisfatte tanto facilmente, Kompatscher infatti non è affatto intenzionato a modificare la norma regionale sulla trasparenza.