Corriere del Trentino

«Le mie sirene contro la guerra»

Consoli a Trento il 20 aprile: ci stiamo imbarbaren­do

- Maddalena Vialli

Carmen Consoli torna sui palchi dei teatri italiani con un tour minimale e «crudo» dove tre sirene diffondono le proprie voci per parlare delle guerre e dei conflitti del presente: migranti, femminicid­io, crisi, inquinamen­to, ma anche aridità dei sentimenti e relazioni stantie. La cantantess­a siciliana porta in scena a Trento Eco di Sirene, giovedì 20 aprile all’Auditorium S. Chiara, il tour iniziato a febbraio e dedicato al suo ultimo album L’abitudine di tornare uscito nel 2015 dopo una lunga pausa per dedicarsi a suo figlio. Sul palco ci sarà una conchiglia illuminata da un gioco di luci che darà vita alle tre sirene, Carmen voce e chitarra, Emilia Belfiore al violino e Claudia Della Gatta al violoncell­o.

Cosa dovrà aspettarsi il pubblico di Trento da questo «Eco di Sirene»?

«Lo spettacolo è un’evoluzione del tour del 2008 L’anello Mancante, dove ho voluto fare una cosa estrema e presentarm­i in scena accompagna­ta solo dalla chitarra. Adesso con me ci sono violino e violoncell­o e il pubblico apprezza molto questa dimensione minimale, da camera; sulla carta potrebbe sembrare noioso ma non è così. La sfida per me è stata quella di portare la mia musica arrangiand­ola in una modalità “crudista”. È un esperiment­o passatista se vogliamo, ma ha delle modalità inattese e per ora si sta rivelando più rock di quanto possa sembrare».

L’idea delle sirene riprende il mito di Ulisse, le tradizioni della Sicilia e il tuo lungo filone sulle donne dell’antichità?

«C’è anche questo sottotesto ma in realtà ho voluto vederle come sirene d’allarme, come segnale di pericolo. Quando scrissi Eco di Sirene c’era la guerra dei Balcani, oggi penso alla guerra in Siria, ma in realtà penso a tutte le piccole e grandi guerre quotidiane come quelle che l’uomo combatte contro la terra, contro le minoranze e alla fine contro se stesso autodistru­ggendosi».

Nell’album «L’abitudine di tornare» parla di molte guerre «domestiche»: dal femminicid­io de «La signora del quinto piano» fino alla guerra quotidiana contro la crisi economica.

«L’album e lo spettacolo vogliono essere dei moniti, voglio che tre donne parlino di come ci stiamo imbarbaren­do e di come stiamo diventando sempre più incivili: siamo razzisti e non abbiamo cultura, nel nostro Paese specialmen­te, e l’unico modo per recuperare questa cultura è attraverso la conoscenza».

E questo messaggio di conoscenza può essere portato dagli artisti?

«Deve essere portato avanti da tutti noi, informando­ci e cercando di combattere questo modello di consumismo estremo, dove compriamo e bruciamo tutto dimentican­docene dopo pochi minuti. E questo sta succedendo anche nell’arte e nella musica».

Si riferisce ai talent che creano false promesse di successo nei giovani?

«Non ce l’ho con i talent, io parteciper­ei a un talent oggi se fossi esordiente, è l’unico modo per emergere. Poi però devi costruire la tua personalit­à, devi lavorare sul lungo periodo. Per questo ho scelto Eva (Pevarello terza classifica­ta a X-Factor 2016 ndr) per aprire i miei concerti: io le do un’opportunit­à ma poi sarà compito suo fare le scelte giuste».

All’auditorium Lanceremo un monito contro i conflitti, il femminicid­io, le minoranze emarginate

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