CREDERE NEI GIOVANI
Continua a crescere il numero di giovani della nostra regione che si trasferiscono all’estero. Nel 2015 sono stati 1.350, nel 2016 300 solo nel comune di Trento. Cifre rilevanti, che non si possono spiegare solo con l’odierna facilità di spostamento e la propensione alla mobilità. L’incapacità a trattenere ragazzi che in genere possiedono alti livelli d’istruzione determina un impoverimento della comunità che li ha cresciuti. La provincia di Trento ha avviato un progetto interessante: mappare i trentini non ancora quarantenni residenti all’estero, creare una rete per connetterli con le imprese locali e favorirne un eventuale rientro. Per una volta varrebbe la pena abbandonare l’orizzonte provinciale e sviluppare il progetto in una dimensione regionale: ampliare la platea degli interessati, all’estero e in loco, renderebbe più ricco e produttivo l’intreccio tra domanda e offerta.
Il recupero dei talenti dispersi non è però solo una questione economica, ma interpella la dimensione civile ed educativa. Il mondo degli adulti è aperto e interessato alle generazioni nuove, ha realmente a cuore la loro maturazione e l’inserimento nel tessuto sociale e produttivo? Spesso si guarda ai giovani come un problema più che una risorsa, si rimarca la loro inesperienza sottovalutandone il potenziale innovativo. Li critichiamo perché tardano a raggiungere l’autonomia, ma non ci fidiamo di loro, fatichiamo ad aprire le porte. Nell’area anglosassone l’atteggiamento è differente, essere giovane è considerato una potenzialità: si risponde alle richieste di lavoro, si esaminano i curriculum, si premia il merito, si investe sui giovani e le loro imprese. Il progetto trentino non è finalizzato solo al rientro dei talenti all’estero, ma mira a promuovere forme di collaborazione e partnership. Valorizzare la gioventù vuol dire anche accettare la partenza e la lontananza dei figli che lasciano la propria casa. Il distacco, il viaggio, l’incontro con altri mondi sono infatti potenti fattori di crescita e arricchimento.
Apprezzando i risultati raggiunti da chi è all’estero, è possibile suscitare il desiderio di rinsaldare i legami con le proprie origini. Da un lato la forza del comandamento biblico: «Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò»; dall’altra la nostalgia, il dolore per la lontananza che ciascuno vive dentro di sé, come dice il verso di Novalis: «Dove siete diretti? Sempre verso casa». Due sentimenti opposti e complementari, da conciliare in nome del bene comune.