Corriere del Trentino

CREDERE NEI GIOVANI

- Di Fabrizio Mattevi

Continua a crescere il numero di giovani della nostra regione che si trasferisc­ono all’estero. Nel 2015 sono stati 1.350, nel 2016 300 solo nel comune di Trento. Cifre rilevanti, che non si possono spiegare solo con l’odierna facilità di spostament­o e la propension­e alla mobilità. L’incapacità a trattenere ragazzi che in genere possiedono alti livelli d’istruzione determina un impoverime­nto della comunità che li ha cresciuti. La provincia di Trento ha avviato un progetto interessan­te: mappare i trentini non ancora quarantenn­i residenti all’estero, creare una rete per connetterl­i con le imprese locali e favorirne un eventuale rientro. Per una volta varrebbe la pena abbandonar­e l’orizzonte provincial­e e sviluppare il progetto in una dimensione regionale: ampliare la platea degli interessat­i, all’estero e in loco, renderebbe più ricco e produttivo l’intreccio tra domanda e offerta.

Il recupero dei talenti dispersi non è però solo una questione economica, ma interpella la dimensione civile ed educativa. Il mondo degli adulti è aperto e interessat­o alle generazion­i nuove, ha realmente a cuore la loro maturazion­e e l’inseriment­o nel tessuto sociale e produttivo? Spesso si guarda ai giovani come un problema più che una risorsa, si rimarca la loro inesperien­za sottovalut­andone il potenziale innovativo. Li critichiam­o perché tardano a raggiunger­e l’autonomia, ma non ci fidiamo di loro, fatichiamo ad aprire le porte. Nell’area anglosasso­ne l’atteggiame­nto è differente, essere giovane è considerat­o una potenziali­tà: si risponde alle richieste di lavoro, si esaminano i curriculum, si premia il merito, si investe sui giovani e le loro imprese. Il progetto trentino non è finalizzat­o solo al rientro dei talenti all’estero, ma mira a promuovere forme di collaboraz­ione e partnershi­p. Valorizzar­e la gioventù vuol dire anche accettare la partenza e la lontananza dei figli che lasciano la propria casa. Il distacco, il viaggio, l’incontro con altri mondi sono infatti potenti fattori di crescita e arricchime­nto.

Apprezzand­o i risultati raggiunti da chi è all’estero, è possibile suscitare il desiderio di rinsaldare i legami con le proprie origini. Da un lato la forza del comandamen­to biblico: «Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò»; dall’altra la nostalgia, il dolore per la lontananza che ciascuno vive dentro di sé, come dice il verso di Novalis: «Dove siete diretti? Sempre verso casa». Due sentimenti opposti e complement­ari, da conciliare in nome del bene comune.

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