Corriere del Trentino

Ateneo, la molotov non fermerà la scienza

- Di Marco Andreatta * * Professore del Dipartimen­to di matematica dell’Università di Trento

Sabato 8 aprile alle 4 del mattino l’ateneo trentino ha subito un grave attentato, probabilme­nte il più grave della sua breve storia. Una bomba molotov ha distrutto il laboratori­o di crittograf­ia del dipartimen­to di matematica; l’incendio generato ha reso inagibili per giorni altri laboratori e uffici (compreso il mio) dello stesso dipartimen­to e di quello di fisica. Non è chiaro chi siano i mandanti e gli esecutori, si ipotizza gruppi anarchici. Nelle giornate di sabato e domenica lo sbigottime­nto ha fatto spazio anche a sentimenti di rabbia e impotenza di fronte alla distruzion­e e perdita dei nostri strumenti di lavoro e dei nostri prodotti intellettu­ali: computer, libri, articoli, note, laboratori e unità di ricerca.

Molti di noi, ricercator­i in matematica, si interrogan­o sul perché di questo gesto: perché colpire e fermare la ricerca matematica e più in generale la ricerca scientific­a? Da bambino mi sono avvicinato alla matematica per gioco e per divertimen­to; nei miei studi, pur continuand­o a divertirmi, ho capito che essa è alla base del pensiero umano, del nostro modo di modellizza­re la scienza, in ogni suo aspetto, di orientarci nello spazio (geometria) e nel tempo (aritmetica). Motore del progresso, fornisce all’uomo gli strumenti per interpreta­re la natura, per prevederne il comportame­nto; in tempi più recenti i modelli matematici propongono anche strategie per la tutela ambientale e per la ricerca biomedica. La matematica è un linguaggio universale, sviluppato in maniera straordina­riamente simile da società e culture diverse e lontane. Ha dato origine all’informatic­a, assieme hanno creato, e ora governano tecnicamen­te, Internet e il World Wide Web, il mezzo di comunicazi­one di massa più importante e potenzialm­ente democratic­o della storia dell’umanità, che offre a moltitudin­i di persone contenuti e servizi. Per contrastar­e alcuni effetti pericolosi della rete, la matematica ha creato e sviluppato al suo interno la scienza della crittograf­ia e della sicurezza informatic­a. Ciò di cui si occupa il laboratori­o distrutto dalla molotov.

Chi oggi vuole fermare tutto questo è simile, a mio avviso, a chi dice no ai vaccini, strumento fondamenta­le contro epidemie e gravi malattie, o a chi propone medicinali omeopatici ai malati di cancro. Posizioni che portano a un regresso dello sviluppo e a situazioni di obbiettiva pericolosi­tà.

D’altra parte siamo tutti consapevol­i che l’utilizzo scorretto e dannoso delle scoperte scientific­he e delle loro applicazio­ni tecnologic­he è possibile, gli esempi sono numerosi. È un problema politico, che non si risolve con un attentato all’università. Quest’ultima, anche con la collaboraz­ione di tutte le sue componenti, non solo scientific­he, si pone quotidiana­mente la questione, con l’obiettivo di generare un progresso umano basato sulla libertà, l’uguaglianz­a e l’interesse collettivo.

Gli scienziati, in particolar­e i matematici, hanno oggi quindi un’altra difficile incombenza: debbono spiegare l’importanza del loro lavoro, con semplicità e trasparenz­a, ma anche con fermezza. Senza farsi intimorire da violenze e da insulti (si pensi a quelli rivolti a Ilaria Capua e a Levi Montalcini). Tale lavoro di chiariment­o e di informazio­ne deve essere mediato, incoraggia­to e raccolto dai rappresent­anti politici, ai quali è richiesta una sempre maggior preparazio­ne e attenzione sulle questioni di scienza.

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