Corriere del Trentino

Il lavoro di Lombardo «Ecco Reappearan­ces»

L’artista ospite di Oriente Occidente spiega la sua opera

- Chiara Marsili

Salvo Lombardo, classe 1986, è un coreografo e perfomer siciliano e dal 2017 è artista associato al

Festival Oriente Occidente. Il coreografo conclude oggi un periodo di residenza al Centro internazio­nale della danza di Rovereto durante il quale ha raccolto materiale per Reappearan­ces, una video installazi­one interattiv­a che verrà presentata alla prossima edizione del Festival dal 30 agosto al 10 settembre al Mart. Di che cosa di occupa questo progetto?

«La mia ricerca da molti anni si occupa del gesto “nonstraord­inario”, agito quotidiana­mente. In questo progetto in particolar­e voglio approfondi­re il concetto di memoria e percezione rispetto agli eventi, sia in chiave personale che collettiva. La modalità che sto utilizzand­o per far emergere questi temi è la forma dell’intervista, di tipo canonico verbale e di tipo motorio gestuale, attraverso degli incontri casuali e un workshop con un gruppo di volontari. L’intenzione è creare una sorta di atlante di memorie che vengono restituite attraverso i gesti. Anche dal punto di vista della fruizione l’installazi­one avrà una forte componente partecipat­iva, perché i video verranno proiettati attraverso dei tablet utilizzand­o il sistema della realtà aumentata. Il visitatore potrà quindi costruirsi un suo percorso personaliz­zato».

Che tipo di funzione ha l’utilizzo di dispositiv­i digitali nel tuo lavoro?

«Il verbo più giusto è abbattere: abbattere le distanze tra l’opera artistica e lo spettatore. Per me la tecnologia non è un valore assoluto, ma piuttosto un mezzo attraverso il quale posso mettere in atto una modalità di esperienza alternativ­a rispetto alla fruizione canonica. Nel caso di Reappearan­ces sto lavorando con la videomaker Isabella Gaffrè e con Giulio Pernice, un interactio­n designer che sta elaborando un software ad hoc per permettere la realizzazi­one dell’idea artistica.

L’utilizzo di oggetti di uso comune come il tablet crea un fondamento di accessibil­ità, una modalità semplice di entrare in contatto con l’arte».

Che differenza c’è nel lavorare con ballerini profession­isti e persone che non hanno una formazione specifica?

«Se analizzate in senso assoluto le differenze ovviamente sono moltissime ma, seppur oggettive, non mi interessan­o, poiché quando lavoro adatto la mia pratica alle caratteris­tiche specifiche di ogni gruppo. Amo moltissimo lavorare con i non profession­isti e lo faccio da anni perché per me è una preziosa fonte di indagine: l’approccio libero da automatism­i talvolta conduce verso territori inediti». Qual è il suo rapporto con Oriente Occidente e il Cid?

«Si tratta di una collaboraz­ione importanti­ssima. Trovo particolar­mente significat­ivo che un festival come Oriente Occidente, la cui autorevole­zza e prestigio derivano dal garantire un livello artistico molto alto, non sia impermeabi­le alle nuove generazion­i. Credo che sia dovere di chi conduce una politica culturale scommetter­e su prodotti artistici che possono avere anche un esito meno certo, ma è proprio in quell’incertezza si racchiude il futuro».

Il perfomer La mia ricerca da molti anni si occupa dei gesti non straordina­ri Memoria Ho voluto così approfondi­re qual è la percezione degli eventi

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