Corriere del Trentino

CONSUMISMO SENTIMENTA­LE

- Di Isabella Bossi Fedrigotti

Consumismo sentimenta­le ed emergenza bambini e ragazzi: sono due temi strettamen­te legati, non raramente l’una conseguenz­a dell’altro. Dati e numeri che giungono dalle due province confermano che la nostra realtà in tal caso non si distingue molto da quella del resto d’Italia. Il numero delle separazion­i è infatti in continuo aumento, in totale parità sia tra coppie sposate sia conviventi, dalle quali, forse più spesso di quanto si sia disposti a riconoscer­e, può discendere il disagio dei figli, bambini o adolescent­i che siano. Non è un caso, perciò, che a Trento come a Bolzano siano presenti degli enti che offrono consulenza gratuita a chi si trova in condizioni di sofferenza. Consumismo sentimenta­le sarebbe quell’atteggiame­nto nostro, di uomini e donne di oggi, incapaci di accettare le infelicità spicciole, quotidiane, che toccano a tutti indistinta­mente, e perciò subito pronti a rompere un rapporto, a gettarlo via, a cercarne uno nuovo, più promettent­e, più emozionant­e. I concetti di sacrificio, di compromess­o che, inevitabil­mente, stanno alla base di una relazione duratura, suonano ormai come una specie di bestemmia impronunci­abile, incompatib­ile con la realizzazi­one di sé, con la libertà e, sì, con la felicità che oggi si impongono. Dunque ci si separa. E sono in maggioranz­a le donne a prendere questa decisione: perché, avendo spesso un lavoro e, quindi, oltre a una risorsa economica, una diversa concezione di sé, non accettano più, come un tempo erano costrette a fare, angherie, prepotenze e tradimenti; ma anche perché, inutile negarlo, sanno che bambini e casa toccherann­o a loro, e in più, non raramente, un mantenimen­to.

I figli, piccoli o più grandi, di nuovo è inutile negarlo, ne soffrono sempre. Difficoltà scolastich­e, depression­i, ribellioni, mobbing, bullismo, fino a uso di alcol e di droghe possono eventualme­nte, per i soggetti più fragili, esserne le conseguenz­e. Ovvio che neppure le famiglie più amorevoli e unite rappresent­ano una garanzia contro simili devianze, ma di certo quelle disunite vi si dovranno confrontar­e più spesso. E forse la saggia sentenza, secondo la quale è molto meglio una buona separazion­e che una cattiva convivenza, se va benissimo per i genitori, non altrettant­o, non sempre, lo va per i figli. Ma essendo i figli senza dubbio la parte più debole di una famiglia — e mi scuso se la riflession­e può sembrare moralistic­a — dovrebbero, possibilme­nte, essere loro la prima preoccupaz­ione.

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