CONSUMISMO SENTIMENTALE
Consumismo sentimentale ed emergenza bambini e ragazzi: sono due temi strettamente legati, non raramente l’una conseguenza dell’altro. Dati e numeri che giungono dalle due province confermano che la nostra realtà in tal caso non si distingue molto da quella del resto d’Italia. Il numero delle separazioni è infatti in continuo aumento, in totale parità sia tra coppie sposate sia conviventi, dalle quali, forse più spesso di quanto si sia disposti a riconoscere, può discendere il disagio dei figli, bambini o adolescenti che siano. Non è un caso, perciò, che a Trento come a Bolzano siano presenti degli enti che offrono consulenza gratuita a chi si trova in condizioni di sofferenza. Consumismo sentimentale sarebbe quell’atteggiamento nostro, di uomini e donne di oggi, incapaci di accettare le infelicità spicciole, quotidiane, che toccano a tutti indistintamente, e perciò subito pronti a rompere un rapporto, a gettarlo via, a cercarne uno nuovo, più promettente, più emozionante. I concetti di sacrificio, di compromesso che, inevitabilmente, stanno alla base di una relazione duratura, suonano ormai come una specie di bestemmia impronunciabile, incompatibile con la realizzazione di sé, con la libertà e, sì, con la felicità che oggi si impongono. Dunque ci si separa. E sono in maggioranza le donne a prendere questa decisione: perché, avendo spesso un lavoro e, quindi, oltre a una risorsa economica, una diversa concezione di sé, non accettano più, come un tempo erano costrette a fare, angherie, prepotenze e tradimenti; ma anche perché, inutile negarlo, sanno che bambini e casa toccheranno a loro, e in più, non raramente, un mantenimento.
I figli, piccoli o più grandi, di nuovo è inutile negarlo, ne soffrono sempre. Difficoltà scolastiche, depressioni, ribellioni, mobbing, bullismo, fino a uso di alcol e di droghe possono eventualmente, per i soggetti più fragili, esserne le conseguenze. Ovvio che neppure le famiglie più amorevoli e unite rappresentano una garanzia contro simili devianze, ma di certo quelle disunite vi si dovranno confrontare più spesso. E forse la saggia sentenza, secondo la quale è molto meglio una buona separazione che una cattiva convivenza, se va benissimo per i genitori, non altrettanto, non sempre, lo va per i figli. Ma essendo i figli senza dubbio la parte più debole di una famiglia — e mi scuso se la riflessione può sembrare moralistica — dovrebbero, possibilmente, essere loro la prima preoccupazione.