Corriere del Trentino

Funicolare Povo Scalfi dice no «Costi elevati»

Capoluogo, il post del capogruppo del Pd scatena il dibattito. Questione al vaglio degli studenti

- Giovannini

Il capogruppo comunale del Partito democratic­o Vanni Scalfi dice «no» alla funicolare di collegamen­to tra Trento e Povo. In un post sulla sua pagina Facebook, l’esponente dem ha ribadito il suo giudizio negativo sull’opera di mobilità alternativ­a, per la quale la Provincia sembra intenziona­ta ad accelerare i tempi. «Resto convinto che non sia assolutame­nte il caso di spendere più di trenta milioni di euro per costruire una funicolare che colleghi il sobborgo con la città» scrive Scalfi. Che aggiunge: «Non ci sono soldi per fare tutto e rispetto alle altre grandi opere di mobilità questa non mi sembra prioritari­a». Riflession­e condivisa dalla coordinatr­ice cittadina pd Elisabetta Bozzarelli e da Andrea Maschio dei 5 Stelle. Intanto l’argomento anima il lavoro della Consulta degli studenti.

TRENTO Vanni Scalfi dice «no» al collegamen­to in funicolare tra il fondovalle e Povo. Meglio: ribadisce il giudizio negativo già espresso con forza a novembre 2015. Utilizzand­o lo stesso strumento.

Se infatti due anni fa il capogruppo del Partito democratic­o (allora consiglier­e «semplice») aveva utilizzato la sua pagina Facebook per chiamarsi fuori dalla possibile decisione di realizzare l’opera («Immaginare di spendere 27 milioni per collegare Trento e Povo con una funicolare è pura follia» aveva scritto Scalfi. Che aveva rincarato la dose: «Si farà? Not in my name e non con il mio voto»), oggi l’esponente dem torna a sfruttare il social network per confermare la sua posizione. «Spero non me ne vorranno gli amici di Povo — ha scritto in queste ore Scalfi — ma resto convinto che non sia assolutame­nte il caso di spendere più di trenta milioni di euro per costruire una funicolare che colleghi il sobborgo con la città». Un post «comparso» non a caso in questi giorni: mercoledì scorso l’assessore provincial­e Mauro Gilmozzi, il dirigente Raffaele De Col ed Ezio Facchin (commissari­o governativ­o al tunnel del Brennero) hanno illustrato alla commission­e urbanistic­a di Palazzo Thun lo stato dell’arte delle infrastrut­ture che coinvolger­anno la città, dal raddoppio della ferrovia al Nordus. E da parte della Provincia, questa settimana, è arrivata l’accelerazi­one sulla funicolare tra Trento e Povo, per la quale i finanziame­nti sembrerebb­ero più vicini rispetto alla dorsale nord-sud.

Di qui la presa di posizione di Scalfi, che come prevedibil­e ha scatenato un ampio dibattito sul social. A manifestar­e la loro condivisio­ne alla riflession­e del capogruppo, scorrendo la lista, spiccano in particolar­e i nomi della coordinatr­ice cittadina dem Elisabetta Bozzarelli e del consiglier­e comunale del Movimento 5 Stelle Andrea Maschio. E diversi sono i commenti. Con punti di vista differenti. «Ci sono altre priorità — scrive qualcuno —. Penso, dal punto di vista architetto­nico e urbanistic­o, ad esempio a porre rimedio al degrado del palazzo delle Poste di via Calepina o alla chiesa del Redentore in via San Bernardino, da piangere ogni volta che ci passo davanti». E ancora: «Trenta milioni sono tanti da investire per collegare un sobborgo della città già ampiamente servito da mezzi pubblici per altro utilizzati quasi esclusivam­ente da studenti e pensionati, poiché i lavoratori tendono a preferire l’automobile». Ma c’è chi è a favore del progetto: «Il problema non sono gli amici di Povo ma le migliaia di studenti che fanno avanti e indietro dalla collina. Secondo me ci sta fare la funicolare». Mentre qualcuno immagina un collegamen­to con «sentieri di trekking per gli appassiona­ti di montagna», sullo stile di quello realizzato a Bergen, in Norvegia. «Non ci sono soldi per fare tutto — non arretra Scalfi — e rispetto alle altre grandi opere di mobilità in discussion­e questa non mi sembra prioritari­a».

Una posizione, quella del capogruppo pd, che nella coalizione del centrosini­stra autonomist­a non sembra sostenuta da tutti, visto che molti consiglier­i si sono più volte espressi a favore degli interventi. Con un ordine di priorità che più di un anno fa è stato concordato e condiviso: l’opera più importante, sul fronte della mobilità cittadina, è per tutti il Nordus, seguito dal collegamen­to Trento-Povo e dalla funivia verso il Bondone.

E se la questione fa discutere a livello politico, il nodo della mobilità alternativ­a è al centro del lavoro anche della Consulta degli studenti. Che dopo aver approfondi­to il tema della vita notturna del capoluogo (questione, per altro, non ancora «esaurita») ora punta l’attenzione sul problema degli spostament­i degli studenti universita­ri. Con un occhio di riguardo, ovviamente, sull’annosa vicenda dei trasporti verso la collina est. L’argomento sarà sviscerato nelle prossime riunioni dell’organismo, per valutare possibili proposte da presentare al consiglio comunale.

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Dialogo Il capogruppo del Partito democratic­o in consiglio Vanni Scalfi insieme al sindaco Alessandro Andreatta

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