Cade e muore un giovane soccorritore
La vittima è Artur Pixner di Moso, caposezione del Soccorso Brd
Artur Pixner ha perso la vita ieri scalando l’Ortles. Il giovane era diventato da dieci giorni capostazione del soccorso alpino «Brd» di Plan. Il dramma si è verificato a pochi metri dalla vetta.
BOLZANO Mancavano poco più di 50 metri alla cima. Armato di piccozze e ramponi, Artur Pixner, 28 anni, era salito sull’Ortles insieme ad altri due amici scialpinisti. Poi, a un passo dalla vetta, la tragedia: il giovane è precipitato per centinaia di metri e per lui, purtroppo, non c’è stato nulla da fare.
Il dramma si è verificato ieri intorno alle 11 di mattina: immediatamente, dopo l’allarme lanciato dai compagni di escursione, la macchina dei soccorsi si è subito messa in moto. Dalla Svizzera si è alzato in volo l’elicottero Rega, con a bordo un equipaggio medico e un uomo del soccorso alpino di Solda. Sul posto, inoltre, sono giunti anche i carabinieri della compagnia di Silandro, che si occupano dei rilievi di legge.
L’episodio si è verificato a quota 3.725, sul Signalkopf, un’alta torre rocciosa poco distante dalla cima. Artur Pixner aveva 28 anni e viveva a Moso in Passiria, dove lavorava come operaio per la ditta Holka, che si occupa di costruzioni in legno e carpenteria. Il fratello della vittima, Alexander, era lo storico capostazione del soccorso alpino dell’Alpenverein di Plan, frazione di Moso. Da poco, però, da circa un mese, l’incarico era ricoperto proprio da Artur. «Lo conoscevo bene, eccome. Amava moltissimo la montagna ed era un alpinista esperto nonostante l’età», racconta ancora sotto choc Josef Lanthaler, capo del Cnsas di Stulles. «La notizia ci lascia sconvolti, purtroppo sono cose che accadono». Poca voglia di parlare, invece, tra i colleghi del giovane. Sia Bernhard Felderer che Christian Gufler preferiscono non rilasciare dichiarazioni, «non è il momento, scusateci».
Intanto sul profilo Facebook della vittima amici e conoscenti hanno voluto ricordare il giovane con un pensiero. «È mancato un amico», scrive Matteo Dal Cin. «Atti, amico mio, un giorno ci rivedremo. Nel frattempo, addio», è il ricordo commosso di Christian Ennemoser. Altri amici, invece, hanno preferito postare alcune foto di tramonti e cime innevate, la grande passione di Artur, amante della montagna e dello scialpinismo, come dimostrano anche le tante foto sul suo profilo Facebook scattate durante le escursioni. Quel che è certo è che Artur non era una persona sprovveduta e aveva già affrontato diverse vette molto impegnative. Resta dunque da chiarire come mai sia potuta accadere una simile tragedia.
Nell’ottobre scorso un altro dramma aveva colpito il mondo del soccorso alpino: una comitiva di quattro alpinisti, tre dei quali membri della stazione del Cnsas di Renon, avevano perso la vita sulla Gran Vedretta. La comitiva era precipitata da una parete di ghiaccio che, probabilmente a causa delle temperature ancora
i metri di dislivello che separavano la comitiva di scialpinisti dall’agognata vetta dell’Ortles
instabili, si era del tutto distaccata dalla roccia. Per i quattro, tutti dell’altopiano del Renon, non c’era stato nulla da fare e per individuare e recuperare tutte le salme erano stati necessari alcuni giorni di ricerche nella zona. Quello della Gran Vedretta non è stato, purtroppo, l’unico tragico episodio del 2016: ad aprile, infatti, avevano perso la vita sul Monte Nevoso, in valle Aurina, sei persone. Tra di loro, anche un ragazzino di appena quindici anni, che si trovava in comitiva insieme al papà, sopravvissuto per miracolo, e allo zio.
Il dramma del monte Nevoso si lega, purtroppo, ad un altro episodio in cui hanno perso la vita alcuni alpinisti: sotto la valanga di aprile, infatti, era deceduto Christian Kopfsguter, giovane di Villabassa. Ad agosto, a pochissimi mesi dal terribile lutto, il fratello Andreas è morto dopo essere precipitato per decine di metri sull’alpe di Siusi, mentre scalava una parete rocciosa insieme ad un’amica di Bressanone, Helene Hofer. La tragedia era stata causata da un cedimento della roccia, che in quella zona è peraltro molto friabile. In pochi mesi, dunque, la famiglia Kopfsguter ha visto venire a mancare due figli, due giovani ragazzi entrambi molto amanti della montagna ed esperti alpinisti.
Il dramma più recente in montagna risale al 1 marzo scorso: Patrick Unterkircher, sciatore trentenne di Naz Sciaves, è rimasto sepolto da una valanga alle falde di Monte Giovo proprio mentre si trovava in fase di discesa.
La famiglia Il fratello Alex, ha ricoperto a lungo lo stesso ruolo nell’associazione 50