Viva i giornali
Cosa sarebbe la vita senza luoghi comuni? Uno di questi è che i giornali siano sempre scritti male e dicano mezze verità. Ovviamente non è vero, anche perché la verità è un concetto astruso, quello che è vero oggi può rivelarsi falso domani e viceversa.
Un altro bel luogo comune è che i giornalisti non sappiano essere obiettivi, ma anche qui bisognerebbe intendersi: se leggo un pezzo di cronaca spero nel massimo della oggettività del racconto, ma se leggo un editoriale o un commento mi interessa forse più conoscere il giudizio critico del giornalista e del giornale che lo pubblica.
Diceva il compianto Gilles Villeneuve: «Quando faccio un incidente per i giornali è come se io avessi fatto cinque incidenti». E ancora prima il celebre scrittore Mark Twain: «Il giornalista è colui che distingue il vero dal falso, e pubblica il falso».
Funari si vantava di non essere un giornalista, ma un giornalaio, e Oriana Fallaci dava dell’imbecille, del disonesto e del fanatico a chiunque da giornalista non fosse pronto a riconoscere la verità ovunque essa fosse. In effetti si sprecano gli aforismi sul giornalismo. Fatto sta che senza giornali saremo tutti più poveri, non potremo goderci il rito mattutino del giornale e cappuccino e non potremo leggere la rubrica più bella che un giornale contenga, quella delle lettere, dove ognuno rileggendosi si può sentire per un momento un novello Hemingway. E anche queste sono soddisfazioni. Alex Janes