Sos beneficenza, meno donazioni «Calo del 30%»
Sos di Fadanelli (Trentino solidale): i progetti vanno avanti, ma temiamo il rincaro dei carburanti
TRENTO Meno soldi nel portafoglio, meno soldi da donare in beneficenza. Le difficoltà economiche incontrate dai trentini mostrano le ricadute anche sulla loro propensione a elargire denaro agli enti caritatevoli. Una tendenza che, secondo i dati elaborati dal Centro studi investimenti sociali (Censis) nel suo 50esimo rapporto relativo alla situazione sociale del Paese, si sviluppa nella direzione opposta rispetto al resto d’Italia. «Mentre redditi e occupazione crollavano, i fondi raccolti dalle organizzazioni umanitarie hanno registrato crescite a due cifre percentuali» sottolineano dal centro studi con riferimento all’andamento nazionale. In Trentino, invece, «abbiamo assistito a una riduzione che si aggira intorno al 30%» spiega Giovanna Fadanelli, presidente di Trentino Solidale, consorzio che riunisce oltre un centinaio di associazioni con altrettanti progetti di solidarietà.
I dati del Censis
Il tipo di beneficenza a cui si fa riferimento è quella legata alle erogazioni liberali di contributi attraverso la dichiarazione dei redditi. Secondo i dati elaborati dal Censis nel 2016, relativi alle elargizioni attraverso 5 per mille del 2014, gli italiani che hanno fatto almeno una donazione sono stati 32 milioni e i circa 50.000 enti non profit beneficiari iscritti negli elenchi dell’Agenzia delle entrate hanno così raccolto complessivamente 500 milioni di euro. Di questa somma, 132,2 milioni sono andati ai primi dieci destinatari: associazione italiana per la ricerca sul cancro, Emergency, fondazione piemontese per la ricerca sul cancro, Medici senza frontiere, associazione italiana contro leucemie, linfomi e mieloma, comitato italiano per l’Unicef, fondazione italiana sclerosi multipla, fondazione Umberto Veronesi, ospedale San Raffaele, Lega del filo d’oro.
I soldi
La riduzione registrata invece dalle associazioni trentine vale «tra i 10.000 e gli 11.000 euro» spiega Fadanelli. «Una cifra che può sembrare contenuta, ma che nei nostri bilanci fa la differenza» aggiunge poi la presidente di Trentino Solidale. Il calo delle donazioni non ha finora compromesso lo svolgimento di alcun progetto e tutti proseguiranno almeno fino alla loro scadenza naturale, ma sta comunque avendo delle ripercussioni, anche indirette, sulle numerose attività messe in campo. «La raccolta del cibo è senza dubbio quella che ci impegna maggiormente, sia dal punto di vista economico che della quantità di lavoro — spiega Fadanelli — Tutto prosegue, ma guardo con timore l’incremento dei prezzi del carburante perché il recupero avviene grazie ai mezzi di trasporto a nostra disposizione».
Impossibile rinviare la raccolta perché si tratta spesso di prodotti che, l’indomani, risulterebbero deperiti. I progetti di Trentino Solidale sono infatti finalizzati alla lotta allo spreco del cibo che redistribuito ai bisognosi quotidianamente.
«Il messaggio che vogliamo lanciare è che l’ente pubblico fa la sua parte ma inevitabilmente qualcosa resta sempre scoperto — conclude Fadanelli — perché anche se le difficoltà a cui cerchiamo di rispondere a livello locale non sono così gravi come le grandi crisi umanitarie, richiedono lo stesso molte risorse».