Saverio Gabrielli, il violinista psicologo che ama l’Olanda
Saverio Gabrielli, 27 anni, violinista di Trento
Nel 2012 Saverio Gabrielli, nato a Trento nel 1990, giunge ad un bivio: diplomato in violino cum laude presso il Conservatorio di Verona e vincitore di numerosi concorsi, ha la possibilità di studiare ad Amsterdam proprio con Ilya Grubert, che da piccolo, sue testuali parole, lo aveva «distrutto». Destino vuole, però, che i suoi gli avevano appena acquistato un prestigioso violino (una spesa pari a quella di un cambio auto): è grazie alla borsa di studio della Fondazione Cassa Rurale di Trento che Saverio è potuto partire. Questa la sua storia, da leggere con la misura della grande modestia che lo caratterizza.
Ci racconti del suo Bachelor of Music.
«È un’esperienza che consiglio a tutti. Il primo anno è stato molto difficile dal punta di vista umano e strumentale; leggevo Erba di Blaga Dimitrova, ricercando il mio “io” e così costruendo il mio credere in me stesso. Ecco che sono cresciuto moltissimo, a giugno 2016 ho concluso il Bachelor e sono fierissimo. Oltre a questo Amsterdam mi ha regalato opportunità eccezionali, tra cui quella di studiare pedagogia e psicologia con Wiesje Miedema, una grande didatta olandese con la quale ho redatto un mio personale metodo di violino, che ho testato nelle scuole elementari».
Ha dunque una passione per l’insegnamento?
«Si, mi ritrovo molto in questo ruolo, nella convinzione che la realizzazione musicale vada a pari passo con la maturità personale. L’esperienza del suonare da solo per me ha poco significato e non comprendo il lato narcisista della musica. Ho interrogato di questo aspetto perfino il pm Nino Di Matteo e lui ha risposto: avete il pregio e il dovere di diffondere cultura e smuovere le coscienze. Ciò che voglio fare è, appunto, andare a fondo dell’anima delle persone».
E quindi ora, concluso il suo master, cosa fa?
«Dopo l’audizione ai Berliner finita male ho deciso di consolidare ciò che avevo in Olanda e Italia: i The String Soloists, con cui collaboro o come spalla o come concertino dei primi violini e come promoter per l’Italia (il 23 aprile saremo in Filarmonica), i Virtuosi Italiani e il Duo con Stefano Visintainer. Ora faccio spola tra questi due Paesi, con tappa a Bressanone, dove mi sono iscritto a Musicologia: il lavoro sul campo di un antropologo è lo stesso dell’orchestrale».
Esiste un contatto diretto tra mondo dello studio e mondo del lavoro ad Amsterdam?
«Assolutamente! Proprio grazie al Conservatorio di Amsterdam ho avuto la possibilità di conoscere Lisa Jacobs, che gestisce i The String Soloists. Qui, inoltre, la selezione dei professori considera la loro posizione sul mercato del lavoro e c’è un continuo rigenerarsi didattico che consente uno scambio culturale importantissimo. Il suono così pieno dell’orchestra del Conservatorio deve molto a questa interculturalità: me lo sento ancora sulla pelle».
L’esperienza musicalmente più bella finora vissuta?
«Sono due: suonare con Mischa Maisky ad Amsterdam e di fronte alla personalità estremamente schiva e profonda di Arvo Pärt; lui è un grandissimo ascoltatore di armonici e silenzi, che riesce sempre a far emergere le magie delle sacralità dei suoi brani». Un saluto musicale per i nostri lettori. «Arvo Pärt, Spiegel im Spiegel».