Ecco il superattico «arredato dalla società»
L’accusa: arredi e lavori in carico alla mutua. Il contratto di compravendita con il presidente
TRENTO Oltre 450 metri quadrati, una grande zona giorno, un salotto, una spa, il piano soppalco, dove spuntano una cabina armadio, due ripostigli, un locale tecnico, tre vani e un piano tetto con tredici finestre, e poi ancora un terrazzo,. Infine ci sono le camere, la cucina, bagni e, se non bastasse, quattro cantine e due posti auto.
Ecco il mega attico in piazza Silvio Pellico dell’ex direttore generale Ermanno Grassi, finito al centro dell’inchiesta sulle presunte truffe ai danni della compagnia. che sarebbe stato «ristrutturato con i soldi di Itas». Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti l’appartamento era già abitato da Grassi come affittuario e nel 2014 lo avrebbe fatto ristrutturare. Non avrebbe badato a spese. Secondo quanto emerge dalle indagini avrebbe dotato la casa di un impianto di domotica di 135.354 euro che, avrebbe fatto pagare a Itas facendo figurare la casa come sede della società, poi avrebbe acquistato arredi per 535.405 euro, fatti passare — sempre secondo la ricostruzione dell’accusa — come arredi per ufficio. Peccato che si trattava di cucina, mobili per le camere, che, attraverso un giro di fatture, sarebbero stati mascherati da mobili, scrivanie e sedie per gli uffici della compagnia.
Tutto questo, secondo la ricostruzione della magistratura, sarebbe avvenuto nel giugno del 2014. Un anno dopo esatto, il 28 aprile 2015, è stato sottoscritto un preliminare di compravendita proprio per quell’appartamento stipulato tra il presidente di Itas, Giovanni Di Benedetto, come «parte promittente venditrice» e Ermanno Grassi come «parte promissoria acquirente». L’accordo prevedeva la vendita dell’attico entro il 31 dicembre del 2025, quindi dieci anni dopo il preliminare, e una caparra confirmatoria di 910.000 euro che Grassi avrebbe dovuto versare. Una somma decisamente alta, ma che l’ex direttore generale avrebbe dovuto pagare in venti rate semestrali 45.500 euro ciascuna.
Questo l’atto che, ovviamente, non ha alcuna rilevanza penale, anche le cifre in ballo sono in linea con il mercato, ma il lussuoso appartamento è finito sul tavolo della magistratura per quelle presunte spese di ristrutturazione fatte pagare a Itas, all’insaputa del suo stesso presidente.