Corriere del Trentino

Pescicoltu­ra e cura dell’ambiente «La politica sbaglia approccio»

Facchini: «Viadotto in valle del Chiese, distruggon­o tutto»

- S. V.

TRENTO Vittorio Facchini ha 27 anni, cammina veloce tra i muretti di cemento che separano le vasche. All’interno, nell’acqua di sorgente che scende dalla val Daone, nuotano diverse centinaia di migliaia di pesci, fra trote iridee e salmerini. L’allevament­o avviato nel 2009 oggi ha 40 vasche, alimentate dalla falda naturale e, quando necessario, dal torrente Adanà, che scorre a fianco dell’azienda. Il luogo è un tratto della valle del Chiese, appena a nord dei tornanti di Agrone, frazione di Pieve di Bono. Il borgo, il rio e poi prati, orti e campi per gli animali (con oche e pony) compongono lo scenario bucolico. Il paesaggio di fondovalle è però rotto dal cantiere della nuova strada: i piloni del viadotto passeranno proprio sopra la zona trasforman­do tutto in una periferia di città. Un tema sempre attuale che stenta a fissare una soluzione definitiva.

Luca non può fare a meno di guardare all’insù, sull’altro versante, dove le ruspe sono in azione. «L’abbiamo detto in tutte le sedi, stanno distruggen­do la valle. Siamo una valle piccola, già svantaggia­ta. Ci sentiamo traditi dalla politica». Per lui, che gestisce l’azienda assieme al fratello Mariano (28 anni) e al padre Emiliano, è una ferita aperta. La carriera di giovane imprendito­re inizia in salita, nonostante le soddisfazi­one date dall’allevament­o. La troticoltu­ra «Sorgenti di Feido» ospita i salmerini e 150 quintali di trote di varietà Iridea, importata a fine ‘800 dagli Stati Uniti. I pesci, destinati al mercato alimentare, vivono nell’acqua pulita e ossigenata che scende dai contraffor­ti dell’Adamello, per una concession­e da 150 litri al secondo.

Per Facchini il legame con il territorio circostant­e è una caposaldo dell’attività imprendito­riale. «Basterebbe che la politica non facesse danni. Invece, per distrugger­e quello che si è costruito con fatica basta appena un anno. Pensiamo al lavoro fatto con il recupero degli incolti. Dobbiamo imparare dall’Alto Adige che ha un’alta sensibilit­à per il territorio. Tutto, non solo l’alta quota».

L’allevatore critica le istituzion­i locali reputandol­e attente solo a una parte dell’ambiente circostant­e. Il fondovalle, che già deve ospitare le infrastrut­ture di servizio, viene sacrificat­o. «La valle del Chiese ha perso molto in termini di agricoltur­a e zootecnia. Ma dove non ci sono queste attività, si fatica a curare il paesaggio. Speculazio­ni e opportunis­mi possono far perdere l’integrità del territorio. E anche il fondovalle ha la sua dignità». Niente ciclabile, dunque, o passeggiat­e accanto al torrente e al borgo, ma i piloni della nuova strada per non far attendere i vacanzieri del turismo invernale diretti a Campiglio e in Rendena.

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L’attività Vittorio Facchini

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