Caso Itas: Zeus e il cerchio magico dei divini
Dalle carte del Ros affiora il «sistema» Grassi. Verona-Roma: i voli con aerei privati pagati 20.000 euro Spunta la foresteria «fantasma», l’affitto era pagato dalla compagnia. La casa e l’aumento di stipendio
TRENTO C’è un non so che di «fiabesco» e mitologico nella clamorosa vicenda giudiziaria che ha travolto il direttore generale di Itas, Ermanno Grassi. Lui, tradito forse da un senso di onnipotenza che negli anni gli avrebbe fatto perdere il senso del limite, si era autoproclamato «Zeus». Il dio greco, il re dell’Olimpo, aveva creato un «cerchio magico» dei suoi adepti, i «divini», i collaboratori stretti, dipendenti di Itas e non, che potevano beneficiare della benevolenza del capo partecipando a eventi mondani e beneficiando di premi e regali di lusso, simboli di uno status.
Il cerchio magico
Le relazioni delle indagini dei carabinieri del Ros non possono non strappare un sorriso. Sembra un film, il «Beautiful» trentino (donne, cene e viaggi di lusso, week-end mondani), ma il sorriso si spegne se si pensa che tutto questo sarebbe stato pagato da una Mutua. Soldi che sarebbero dovuti servire a molto altro sono finiti nelle tasche di un direttore generale troppo esigente. Se questo poi abbia o meno una rilevanza penale sarà la magistratura a chiarirlo, al momento il direttore generale è indagato per truffa ai danni di Itas, estorsione e calunnia, accuse che dovranno essere provate. Ma le carte del Ros fotografano uno spaccato all’interno della nota compagnia assicurativa trentina che non ti aspetti. Sbirciando tra gli atti spunta il cerchio ristretto di amici e fedelissimi, «i divini», di cui faceva parte anche l’ex dipendente, poi caduta in disgrazia e licenziata, dalla quale è partita l’indagine. «Noi divinità trentine ci incontreremo domani...» scrive la donna in un’e-mail diretta a Grassi. E lui risponde e aggiunge: «...Abbiamo ricordato la bevuta in val Gardena ... in seggiovia con altri divini...». In un’altra e-mail del settembre 2013 la donna chiede se deve aggiungere un tale «ai divini». Grassi risponde: «Corretto ». Poi la firma: «Zeus».
Stando alla ricostruzione degli inquirenti l’ex dipendente si occupava del reperimento di oggetti promozionali fin dal 1998, era uno dei suoi compiti all’interno di Itas, quello dei regali era un sistema «consolidato» della Mutua, ma nel 2003 Grassi, allora direttore commerciale, avrebbe introdotto il sistema premiale che prevedeva l’elargizione di bonus.
Il «sistema Grassi»
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti attraverso un’escamotage il direttore generale sarebbe riuscito a «celare il sistema bonus» al controllo del cda creando «un’emorragia di risorse economiche» ai danni del gruppo mutualistico. E così inizia la lunga lista di regali e benefit, tra cui le auto di lusso — secondo l’accusa una società di autonoleggio avrebbe acquistato da Grassi due Porsche con un notevole soprapprezzo poi lasciate in uso al manager attraverso un contratto di noleggio con Itas Mutua — le borse firmate e i gioielli. Dagli atti, oltre alle due Porsche, spunta anche una Ferrari che sarebbe stata acquistata attraverso la solita società di noleggio, ma al momento non rientra nelle contestazioni. Si parla solo di una Ferrari utilizzata da Grassi, che sarebbe stata noleggiata da Itas con un contratto a lungo termine, la cui assicurazione sarebbe stata intestata alla compagnia. Poi ci sono i viaggi: oltre alla vacanza con i figli a Palma de Maiorca, fatta pagare a Itas con la causale «viaggio a Berlino», spuntano altri viaggi con aerei privati. Il Ros ricostruisce almeno due voli Verona-Roma per cui Itas avrebbe pagato 20.000 euro (non contestati però). La lista dei regali a dipendenti meritevoli o persone prestigiose è lunga: in una gioielleria di Trento sarebbero stati pagati, il 28 gennaio 2013, 10.124 euro per una borsa di Cartier, una cornice in pelle bianca, portafogli Cartier e porta orologi in pelle. Poi ecco il vassoio in argento da 3.900 euro, acquistati in un’altra occasione, il bollitore per l’acqua da 2.300 euro e il porta orologi da 4.025 euro. Acquisti mimetizzati da gadget.
Foresteria «fantasma»
Ma c’è molto di più. Nelle indagini della Procura, oltre ai lavori di ristrutturazione e arredamento costati 2 milioni e 315.000 euro, fatti pagare a Itas ( la cifra contestata dai magistrati è minore, circa 600.000 euro) dell’attico in piazza Silvio Pellico del manager, si parla anche di una foresteria «fantasma», il cui progetto è rimasto sulla carta. La foresteria, un locale che di fatto non ha neppure una cucina, sempre nella parte della casa di piazza Silvio Pellico, non c’è, ma Itas paga un affitto di 3.000 euro al mese. Gli altri 4.000 euro di affitto erano a carico di Grassi.
In sostanza la compagnia avrebbe pagato una porzione della casa dell’ex direttore. Parliamo di 4 appartamenti che nel 2015 vengono uniti in un’unica unità abitativa. Sempre nello stesso anno il manager decide di acquistare l’attico e stipula, il 28 aprile 2015,con il presidente Giovanni Di Benedetto, un preliminare di vendita. L’accordo è di pagare una caparra da 910.000 euro in rate semestrali da 45.000 euro. Un anno dopo il presidente aumenta lo stipendio a Grassi. Con una lettera del 2 marzo comunica al manager l’approvazione da parte del cda della «mia proposta», scrive, di «adeguamento della retribuzione». L’aumento è di 150.000 euro lordi annui e prevede 100.000 euro come «assegno per l’importante carica», 50.000 euro per la produttività e altri 23.000 euro sono legati agli obiettivi. Grassi in questo modo riesce a pagare più agevolmente l’onerosa caparra per la casa. Ma in tutto questo Di Benedetto, che peraltro si è prodigato ad aumentare lo stipendio all’ex direttore, cosa c’entra? Quanto sapeva? Gli investigatori parlano di «un’inspiegabile azione omissiva». Sarà la magistratura a valutare la posizione del numero uno di Itas.