Di Benedetto, una carriera tra ascese e cadute
L’addio alla politica dopo Mani pulite. La rinascita nel gruppo: presidente dal 2012
TRENTO Giovanni Di Benedetto è nato a Pordenone nel 1944. Da allora, l’attuale presidente di Itas ne ha viste molte. L’ascesa politica nella corrente andreottiana della Dc fino all’elezione a senatore della Repubblica. Poi l’arresto per corruzione. Un lungo iter processuale, con almeno un paio di procedimenti patteggiati con la restituzione di ingenti somme di denaro. E ancora: la rinascita, questa volta in campo professionale, fino al timone della mutua. Ora una nuova inchiesta che lo vede nella, comunque scomoda, posizione di parte lesa.
In Itas, come agente, Di Benedetto c’è dal lontano 1965. Nello stesso anno prende la tessera della Dc. Comincia così a farsi strada nello scudo crociato. Dal 1970 al 1983 è sindaco del suo paese, Fontanafredda, dal 1977 al 1980 presidente del Consorzio urbanistico di Pordenone. Poi il salto: dal 1983 al 1991 è consigliere e assessore della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia. L’ascesa sembra inarrestabile: nel 1992 è eletto senatore. Si apre in aprile l’undicesima legislatura, quella destinata a chiudere la Prima Repubblica. A febbraio era stato arrestato Mario Chiesa: la prima crepa nella diga. Comincia Mani pulite. Gli arresti si susseguono a ritmi impressionanti. La richiesta di autorizzazione a procedere arriva anche per Di Benedetto: respinta. Il 14 aprile 1994, la legislatura si interrompe travolta da Tangentopoli. Il 18, l’ormai ex senatore è nello studio dell’Itas di Pordenone quando viene arrestato.
Comincia il lungo iter giudiziario, con un copioso numero di procedimenti aperti. Più di una volta, Di Benedetto sceglie il patteggiamento, che almeno formalmente non prevede l’ammissione di colpevolezza. Una volta sei mesi di reclusione e 250.000 lire di multa, un’altra un anno cinque mesi di reclusione e 500.000 lire di multa. Nel frattempo, Di Benedetto restituisce: 70 milioni alla Regione, 50 al Comune di Pordenone.
L’ex senatore sparisce dai tracciati radar della politica. Nel 2002 diventa presidente del Gruppo Agenti di Itas. Incarico ricoperto fino al 2010. Il vento torna in poppa: nel 2010 entra a far parte del cda della mutua, solo due anni dopo ne diventa il presidente. A breve l’assemblea dei soci dovrà discutere una modifica dello statuto, già all’ordine del giorno, che gli permetta di ottenere il quarto mandato. Nel frattempo, la pubblica accusa dovrà dimostrare la principale accusa dell’inchiesta: Ermanno Grassi avrebbe ricattato Di Benedetto, che lo avrebbe pagato non di tasca sua, ma con benefit aziendali.