L’INDIFFERENZA PERICOLOSA
C’è qualcosa che esiste prima di noi e ci consente di vivere e di essere quello che siamo. Non mi riferisco a un’entità soprannaturale, ma all’aria che respiriamo, all’acqua che beviamo, al cibo che mangiamo, insomma al sistema vivente che per noi è il pianeta Terra. Il 22 aprile (sabato prossimo) sarà la «Giornata della Terra». Lo scopo è sensibilizzare sulla salvaguardia dell’ambiente. Scrive lo scrittore Amitav Ghosh: «Il riconoscimento segna notoriamente il passaggio dall’ignoranza alla conoscenza. Riconoscere, pertanto, non è la stessa cosa che entrare in contatto per la prima volta, né abbisogna di parole: quasi sempre il riconoscimento è muto. L’aspetto più importante del termine riconoscimento sta dunque nella prima sillaba, che rimanda a una consapevolezza preesistente». Proprio quella consapevolezza, oggi, e con urgenza, siamo invitati a recuperare trasformandola in azione. Se si considerano i risultati di alcune ricerche sul rapporto tra popolazioni residenti in Trentino, in Alto Adige e nelle aree dolomitiche con l’ambiente e il paesaggio, si scopre che la tacita appartenenza ai luoghi,ritenendoli scontatamente «nostri», è stata una delle cause degli abusi e del degrado.
Seppure la situazione sia decisamente migliore che altrove, si pone oggi un grande obiettivo di riconoscimento. Solo valorizzando tale aspetto possiamo fare qualcosa di significativo. Molti provvedimenti normativi hanno avviato il processo, ma dobbiamo tracciare una connessione tra la psicologia dei comportamenti, sia individuali sia collettivi, e l’economia delle risorse e dell’ambiente. Dalle azioni messe in campo da Dolomiti Unesco o da varie istituzioni museali, si stanno facendo attività significative, ma non ci sono più di trent’anni a disposizione per invertire la rotta.
Viviamo in un paesaggio dinamico che cambia in continuazione e abbiamo molteplici necessità di riconoscimento. Ce le abbiamo nei comportamenti individuali: dai modi di fare la spesa, all’utilizzo dell’energia in casa e negli uffici; dal prediligere alimenti a chilometro zero, all’utilizzo dei mezzi pubblici. Così come ce le abbiamo nei comportamenti collettivi: dalle scelte nell’educazione fino a quelle politiche che pongono al centro biodiversità e vivibilità. Dobbiamo allora affrontare i guasti che abbiamo prodotto. Solo noi possiamo sfidare la travolgente indifferenza della natura, abbandonando la nostra indifferenza.