Corriere del Trentino

«Itas, troppe ombre: via il cda»

Sindacati e Pd chiedono l’azzerament­o. Rossi: adesso una governance sicura

- Roat, Scarpetta

L’indagine della Procura sui presunti reati commessi dalla dirigenza Itas hanno scoperchia­to uno spaccato sulla gestione della storica mutua trentina che sta sollevando dubbi sull’opportunit­à che l’attuale cda resti in carica. A chiedere un passo indietro si sono levate ieri le voci dei segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, oltre che delle rappresent­anze sindacali aziendali. Anche il presidente degli Artigiani, Roberto De Laurentis, parla di quadro «imbarazzan­te» e il capogruppo del Pd, Alessio Manica, chiede l’azzerament­o degli attuali vertici. Anche Ugo Rossi rompe il silenzio: «La governance sia affidabile».

TRENTO Il quarto mandato di Giovanni Di Benedetto alla guida di Itas traballa e non solo quello. Da più parti comincia a levarsi una richiesta chiara: il cda della mutua si dimetta, prima del termine del mandato, che cadrebbe nel 2018.

«Mettiamo da parte le responsabi­lità penali — premette il segretario della Cgil, Franco Ianeselli — Ma non possiamo fare finta di non capire che, in questi anni, la gestione della mutua nata nel 1821 e simbolo della comunità trentina non è stata ispirata ai principi di solidariet­à e trasparenz­a di cui vediamo traboccare il sito della compagnia. A noi trentini piace ancora che si faccia ciò che si dice e viceversa, se no non capiremmo più il senso della nostra «diversità». Negli anni in cui i lavoratori sono passati da una cassa integrazio­ne a un licenziame­nto, c’era chi con i soldi dei soci si permetteva lussi che nulla hanno a che vedere con la mutualità». Ianeselli giudica irrealisti­co che solo l’ex direttore Ermanno Grassi sapesse. «Il cda dov’era? Non vedeva? Non sapeva? Sarebbe grave e dovrebbe trarne le logiche conseguenz­e. Sapeva? E allora quale il senso dell’ultima delibera con la quale si concedono nuovi benefit al direttore? Perché ci si è sempre opposti all’ingresso dei lavoratori nel cda? Stiamo parlando di una realtà del tutto paragonabi­le a una cooperativ­a, socia di Plurifonds. È opportuno che l’attuale cda lasci ad altri».

Anche il segretario della Cisl chiede un passo indietro ai vertici. «Altro che cambiare lo statuto per permettere un quarto mandato — obietta Lorenzo Pomini — Fossi socio chiederei di ridurli a due e chiederei agli attuali vertici di lasciare il posto ad altri. Il dramma vero è che sotto la patina della specialità trentina troppo spesso si trova una realtà che credevamo appartener­e ad altre Repubblich­e e ad altri luoghi. Aerei privati, Ferrari, conti aperti nelle più care boutique del centro. Cosa ha a che fare tutto questo con una mutua? Mi si permetta un’ingenuità: quei soldi non potevano essere investiti sul territorio come vorrebbero i valori della compagnia? Io non c’ero? Io non sapevo? Non regge».

Non la pensa diversamen­te il segretario della Ui, Walter Alotti. «È opportuno che all’assemblea del 27 aprile l’attuale cda si presenti dimissiona­rio. Ora si capisce meglio il diniego sempre opposto all’ingresso di un rappresent­ante dei lavoratori nel cda». Concetto su cui tornano anche le rappresent­anze sindacali aziendali (Fisac-Cgil, First-Cisl e Uila-Snfi) che richiamano «le precedenti richieste fatte alla presidenza, ancora senza risposta, volte a promuovere il coinvolgim­ento dei lavoratori nelle scelte». Le Rsa chiedono «che venga individuat­a una governance per un periodo di transizion­e, anche valorizzan­do le risorse interne».

Anche il presidente degli Artigiani interviene. «Faccio parte del cda di Itas Vita e lì — assicura Roberto De Laurentis — non abbiamo mai discusso di emolumenti paragonabi­li a quelli che ho letto che urlano vendetta. Ciò che si legge è imbarazzan­te. Mi limito a due consideraz­ioni. La prima è che in Trentino c’è troppa contiguità tra chi decide e chi dovrebbe controllar­e. La seconda è che tutto il management dovrebbe interrogar­si su quanto accaduto. Il quarto mandato per Di Benedetto? Mi pare difficile».

Dalle file della maggioranz­a, finora piuttosto silenti, si leva la voce del capogruppo del Pd, Alessio Manica. «Il quadro che sta emergendo in questi giorni, se confermato, è a dir poco imbarazzan­te: un vero e proprio sistema fatto di favori, privilegi e utilizzo senza pudori delle risorse aziendali e una distanza abissale, che non è solo quella di Grassi, da quel dna originario di Itas che ricordava ieri anche Mosna. Tutte cose dal sapore di altri luoghi. Quegli stipendi, quei premi, quelle regalie non sono compatibil­i con il modello di Trentino che tutti vorremmo. Mi auguro che il mondo dei soci di Itas — continua il capogruppo pd — non si accontenti della punizione del colpevole più sfacciato, sarebbe troppo comodo e soprattutt­o non rimettereb­be sulla buona strada la società. Molti hanno beneficiat­o, sapevano, hanno condiviso e avvallato quel sistema. I negozi dei regali fatturavan­o regolarmen­te. I nomi devono uscire tutti, compresi eventuali “personalit­à importanti” politici o meno che venivano omaggiati. Da una voragine morale così se ne esce solo con un azzerament­o largo di chi ha responsabi­lità o doveva vigilare nell’interesse dei soci, abbondante­mente calpestato in questi ultimi anni».

E mentre Claudio Cia (Agire) interroga per sapere quante polizze la Provincia abbia con Itas, Ugo Rossi rompe il silenzio di questi giorni per una laconica dichiarazi­one. «Non faccio nessun commento su vicende che vedono inchieste in corso. Come presidente della Provincia mi auguro che alla compagnia sia garantita una governance sicura e affidabile».

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(Rensi) Vertici Il presidente di Itas Giovanni Di Benedetto e il direttore generale, Ermanno Grassi. Solo il secondo risulta essere indagato
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Cgil Franco Ianeselli
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Cisl Lorenzo Pomini
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Uil Walter Alotti
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Pd Alessio Manica

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