Il governatore plaude i giovani «Fate impresa»
Il governatore agli under 30: «Ma la movida non è nostro compito»
«Giusto l’appello al coraggio. I giovani devono fare impresa e per sostenerli ci inventeremo qualcosa». Ugo Rossi apre agli «under 30» che in maggio a Riva terranno la propria convention.
TRENTO «Bene l’esortazione al coraggio. Il territorio ha bisogno di nuove idee. Dobbiamo inventarci qualcosa. Il sistema non può dare sempre le stesse risposte, nell’ottica del posto fisso e magari pubblico». Ugo Rossi, presidente della Provincia, accoglie il richiamo giunto da Gianluca Barbacovi, guida del Tavolo d’ambito economico (Corriere del Trentino di ieri). Dai giovani imprenditori locali — che il 19 maggio a Riva del Garda si riuniranno in una convention — giungono diverse sollecitazioni, alle quali replica il governatore. A sua volta, Rossi interviene anche su conciliazione, natalità e sul protocollo siglato ieri in Provincia (ne riferiamo in pagina).
«All’economia e alla società servono idee fresche, i giovani devono avere coraggio nel portarle avanti» dice Barbacovi, guida dei junior di Coldiretti e delle altre categorie. La Provincia cosa risponde?
«Giusto il richiamo sul coraggio. Sono d’accordo. Dico che il nostro impegno è realtà. Le politiche pubbliche ci sono: abbiamo speso 12 milioni di euro per il sostegno alla nuova imprenditoria. Ora bisogna essere davvero innovatori. Dobbiamo inventarci qualcosa. La palla è in mano agli imprenditori. Accanto all’instabilità devono emergere iniziative concrete di crescita. Non abbiano paura».
Dai giovani protagonisti delle storie d’impresa raccolte dal Corriere del Trentino sono emerse diverse sollecitazioni. Lorenzo Modena di OpenMove suggerisce alla Provincia di sostenere l’ecosistema locale facendo divertire i giovani, spingendoli a rimanere sul territorio e a non spostarsi. Favorirete la movida nell’ottica della crescita?
«Non credo che le istituzioni possano mettersi a organizzare feste e pagare spritz. È normale che in un mondo globalizzato ci siano giovani che vogliono andare fuori. L’importante è che ce ne siano altrettanti che vengano e che chi è uscito poi torni. Come dicevo, in Trentino c’è terreno fertile per la nuova imprenditoria. Bisogna avere coraggio».
L’accordo firmato da categorie, sindacati, istituzioni promuove la conciliazione famiglia-lavoro. Ma è anche un passo concreto per lo sviluppo?
«Le politiche per famiglia e lavoro migliorano la competitività di un territorio. Il marchio Family audit non è un bollino, è uno strumento che aiuta per un obiettivo fondamentale: aumentare la natalità, che è in calo anche per la riduzione dell’apporto degli immigrati».
La famiglia è un presidio di fronte all’invecchiamento della popolazione?
«In prospettiva, dato che viviamo di più, avremo costi maggiori. La società è sbilanciata e serve un riequilibrio. La previdenza integrativa, ad esempio, è un aiuto al sistema. In Trentino l’adesione è la metà che in Alto Adige: imprese e lavoratori collaborino per fare meglio. Ci sono poi i fondi sanitari integrativi (la partita di Sanifonds, ndr). Un’altra risorsa per tenere sotto controllo i costi».