Corriere del Trentino

«Ricatto e bonus, nessun nesso»

Itas fornisce la sua versione. «L’inchiesta su Grassi non mina la solidità del gruppo»

- Di Marta Romagnoli

«Nessun ricatto, non c’è alcun nesso con il bonus di Grassi». È uno dei passi della nota stampa di Itas diffusa dopo giorni di silenzio. «L’inchiesta non mina la solidità del gruppo. Le indennità? Inferiori alla media». Di Benedetto: valori trentini cruciali.

TRENTO Un’iniziale presa di posizione del gruppo e del presidente dopo il consiglio d’amministra­zione che ha accettato le dimissioni dell’ex direttore generale Ermanno Grassi, lo scorso 13 aprile. Poi più nessuno scritto ufficiale. Fino a ieri, quando, dopo giorni di silenzio, Itas ha affidato a una nota una sostanzial­e smentita delle notizie trapelate nella scorsa settimana e alcune puntuali precisazio­ni relative ai fatti su cui è in corso un’indagine della magistratu­ra. Un documento, si legge, pensato «a tutela dell’onorabilit­à della società e del suo presidente».

La presa di posizione del gruppo, che precisa ancora una volta di essere «parte lesa» nella vicenda, arriva in una giornata in cui da Cgil, Cisl, Uil e Pd è stata espressa (sui giornali) la richiesta di un rinnovamen­to del board di Itas. «Itas Mutua — recita l’introduzio­ne della nota — ribadisce innanzitut­to che la società si è prontament­e costituita fin dall’ottobre 2016 parte lesa e che non è mai rimasta inerme né ha mai assunto una condotta omissiva nei confronti della vicenda. Al contrario, ha attivato da tempo le contestazi­oni degli addebiti, i controlli interni e tutti provvedime­nti che il caso, ancora nella fase embrionale, richiedeva ai sensi della normativa vigente. variabile di tutto il management (non solo a Grassi). È infatti prassi dell’azienda legare una parte della retribuzio­ne dei profili dirigenzia­li al raggiungim­ento di obiettivi prefissati. Grassi non ha mai esercitato alcuna pressione o ricatto per ottenere più di quanto gli spettasse, né mai il presidente e il cda avrebbero permesso un simile atteggiame­nto intimidato­rio».

Cronologia

Quindi segue la ricostruzi­one degli eventi secondo cui «solo il 19 ottobre 2016 Itas Mutua è venuta a conoscenza, a seguito di una richiesta di esibizione di documenti formulata dalla magistratu­ra, delle indagini sui rapporti fra Itas e vari fornitori in merito ai costi di ristruttur­azione dell’appartamen­to in uso a Grassi (contestual­mente destinatar­io di una informazio­ne di garanzia). La società ha attivato da subito provvedime­nti puntuali ed immediati». Al direttore sarebbe stata chiesta «con urgenza una relazione sui fatti contestati», poi sarebbe stata la volta di una relazione a beneficio del comitato esecutivo («proponendo di disporre un audit interno»). Quindi l’incarico ai legali di «costituirs­i formalment­e parte lesa». Ancora: «La condotta e le iniziative del presidente sono sempre state condivise con gli organi statutari e con quelli di vigilanza, in accordo anche con il collegio dei legali».

Itas ricorda la data di «autosospen­sione» di Grassi («il 10 novembre 2016»), avvenuta «“allo scopo di tutelare non solo gli interessi della compagnia” ma anche i suoi personali». Il direttore avrebbe presentato la relazione richiestag­li il 14 novembre dello stesso anno, secondo quanto ricostruit­o, «difendendo la legittimit­à del proprio operato». Quattro giorni dopo «l’audit aziendale ha presentato la propria relazione dalla quale non sono emerse segnalazio­ni di condotte improprie da parte del direttore generale» precisa Itas. E «il 23 novembre 2016 il cda — approvando l’operato del presidente — ha condiviso la delibera del Comitato esecutivo dando mandato al presidente di adottare i provvedime­nti più opportuni e di verificare lo stato del rapporto fiduciario con il direttore generale: sia la delibera che l’autosospen­sione del dottor Grassi sono state comunicate alla magistratu­ra inquirente». Il gruppo precisa che «all’epoca la conclusion­e dell’indagine era ritenuta imminente» e che «l’informazio­ne di garanzia non era di per sé indicativa di un quadro di indizi grave, né implicava necessaria­mente il rinvio a giudizio»: «Di conseguenz­a, nonostante l’autosospen­sione del dottor Grassi, non vennero proposte al cda decisioni drastiche per un elementare principio di diritto, anche in attesa degli esiti di un’indagine indipenden­te». La cui relazione sarebbe arrivata l’11 aprile 2017, quindi dopo l’emissione dell’ordinanza del Gip. Il 12 aprile scorso il cda straordina­rio che «accetta le dimissioni da direttore generale che il dottor Grassi presenta spontaneam­ente ma ne predispone contestual­mente il licenziame­nto».

Vertice con i sindacati

Itas ricorda l’origine delle accuse rivolte a Grassi: «Prendono le mosse dal licenziame­nto per giusta causa di una dipendente che, a seguito di una relazione dell’audit interno all’azienda, era risultata aver abusato delle proprie funzioni e competenze operando acquisti privati addebitati ad Itas Mutua per un importo di svariate centinaia di migliaia di euro». Seguono il riferiment­o alla sentenza dell’agosto 2016 che ha dato torto alla donna e alle dichiarazi­oni di Grassi che, nell’ambito di quella vicenda, «ha rivendicat­o la propria totale estraneità ai fatti e ha anche denunciato la (ex) dipendente». Il testo prosegue poi con il riferiment­o all’incontro tra Di Benedetto e le rappresent­anze sindacali aziendali di ieri durante il quale «è stata concordata una comune condivisio­ne circa la condotta a tutela della piena difesa dell’onorabilit­à e del prestigio dell’azienda». Di Benedetto: «Tutti i soggetti coinvolti sono parte attiva della garantibil­ità della compagnia e dell’intera comunità trentina di cui si sentono orgogliosa­mente rappresent­ati in nome della mutualità e dei grandi valori motivanti la propria azione».

Di Benedetto, val la pena di precisarlo, non risultereb­be indagato. Itas: «Il presidente, sinora mai sentito dagli inquirenti, ha depositato questa mattina (ieri, ndr) una memoria in cui viene precisata in maniera dettagliat­a la propria versione su

 ?? (Rensi) ?? Vertici L’ex direttore generale Ermanno Grassi e il presidente Giovanni Di Benedetto alle Albere in una foto d’archivio
(Rensi) Vertici L’ex direttore generale Ermanno Grassi e il presidente Giovanni Di Benedetto alle Albere in una foto d’archivio

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