VUOTO SIMBOLICO DA INTERPRETARE
Ha colpito, dopo le ultime tornate elettorali internazionali, il ritorno del contrasto tra città e campagna che credevamo superato. Negli Usa, nel Regno Unito e ora in Turchia le elezioni sembrano dominate da tale contrapposizione che ci fa pensare agli anni Cinquanta o addirittura alla Vandea. Con la campagna che la spunta, sempre di misura, e alla fine vince contro la città. Ma si tratta davvero di campagna, di contado ignorante e umile contro le città progressiste? Ho notato una parola chiave usata molto anche a sinistra nella propaganda elettorale francese e negli Stati Uniti: protezione. La «campagna» ha paura e chiede maggiori tutele: chi in termini di dazi doganali, chi di riconoscimento sociale e identitario, sentito come perduto. Cerca personaggi carismatici o addirittura l’«uomo forte». Ma, ripeto, si tratta davvero della campagna? Guardandosi intorno in Trentino, è difficile crederlo. Non solo parecchi giovani sono di nuovo attratti da una vita più vicina alla natura, ma anche le coltivazioni tradizionali si stanno differenziando verso direzioni più sostenibili. Qualche cantina prova a limitare i bisolfiti di potassio per un vino più difficile da conservare ma meno «costruito», molte colture si rinnovano e si offrono prodotti «bio» nelle malghe di montagna. Scelte vegetariane o vegane aumentano tra i giovani, per tendenza, ma non solo. Persino i cacciatori cercano di trovare posto in un’etica della natura. Qualcuno pensa che dobbiamo tornare al passato, ma un miglior uso della tecnica sembra invece offrire soluzioni nuove, sovvertendo antiche opposizioni. Non credo sia questa campagna a chiedere di essere «protetta». C’è qualcuno che non si sente abbastanza «riconosciuto» anche nelle città. È gente «normale» che tuttavia si percepisce come sotto privilegiata, dimenticata: c’ è un vuoto simbolico che va interpretato. Qualche studioso osserva che la mancanza di riconoscimento va considerata una patologia sociale. Se non si decifra questo scontento, questa paura o questa rabbia, il silenzio rancoroso aumenterà e si troverà — già si vede — chi dice che la regola democratica basata sul numero non conta più e bisogna recuperare lo «spirito del popolo». La «campagna» di oggi non è più quella meridionale di «Rocco e i suoi fratelli». È un convergere indistinto di identità incerte, disarticolate, povere nei simboli più che nelle tasche . Prendiamo una lente, per favore: a Trento c’è anche una storica facoltà di Sociologia. Si provi a capirci qualcosa con nuovi strumenti.